Concetti Chiave
- Leibniz esplora l'estetica come parte del suo razionalismo, integrando elementi barocchi e attenzione alla corporeità e sensibilità.
- Il bello è definito da Leibniz come una percezione chiara ma confusa, dove "confuso" indica una fusione indistinta di caratteristiche.
- Per Leibniz, mentre la razionalità si basa su conoscenze chiare e distinte, la sensibilità si esprime attraverso percezioni chiare e confuse.
- Tra ragione e sensibilità esiste una continuità, permettendo l'incontro tra soggettività e oggettività nell'universo.
- Le monadi rappresentano il mondo attraverso percezioni e elementi infinitamente piccoli, riflettendo l'intero universo.
Leibniz e l'estetica
Leibniz non ha mai dedicato un’opera intera all’estetica ma di lui occorre parlare: all’interno del suo pensiero si presentano molte tensioni, la sua filosofia è una forma estrema di razionalismo cui non sono aliene potenti istanze del barocco, razionalismo che si scontra con una forte attenzione per i tema della corporeità e quello della sensibilità e percezione oltre che il classico argomento del male.
Il concetto di bello
Leibniz definisce il bello come percezione chiara seppur confusa, ove il termine confuso non possiede accezione negativa ma significa, come in Baumgarten, letteralmente “fuso assieme” cioè una percezione nella quale molte caratteristiche, tante note sono fusi le una con le altre indistintamente. Mentre una conoscenza chiara e distinta appartiene alla razionalità, una conoscenza chiara e confusa appartiene alla sensibilità, in quanto essere dotato di ragione ma anche delimitato dalla propria sensibilità, l’uomo non potrà mai afferrare per intero in modo chiaro e distinto la perfezione dell’universo creato da Dio ma la può percepire nella forma della bellezza.
Ragione e sensibilità
Muovendo dalla considerazione del bello quale percezione chiara e confusa dell’universo, Leibniz sostiene che tra ragione e sensibilità non sussista una reciproca esclusione, bensì una linea di continuità sulla quale corre l’incontro anche tra soggettività e oggettività. L’essere dell’universo è quello di un infinito gioco di piegature, inflessioni e rispecchiamenti dove ciascuna sostanza individuale possiede la natura di riflettere l’intero, il tutto secondo il proprio particolare punto di vista. Il mondo non esiste al di fuori delle monadi che lo esprimono, è incluso qui sotto forma di percezioni e di elementi attuali infinitamente piccoli che lo rappresentano.