Concetti Chiave
- Il passaggio allo stadio religioso inizia con il senso di colpa e l'inquietudine, derivanti dall'insoddisfazione verso un'esistenza concentrata sull'io.
- Abramo è il simbolo della fede religiosa, affrontando un comando divino che sfida la logica umana e le norme morali.
- La fede è considerata un paradosso perché contrasta con la ragione e le opinioni del mondo, creando solitudine e incertezza.
- La scelta di seguire Dio implica un rapporto individuale con il divino, caratterizzato da un imperativo irrazionale e senza giustificazione.
- Per Kierkegaard, la fede non offre pace ma genera inquietudine, rappresentando un salto nel buio e uno scandalo razionale.
Il passaggio allo stadio religioso
Il passaggio allo stadio religioso è preannunciato dal senso di colpa e dall'inquietudine, sentimenti che derivano dall’inconsapevole disagio per la scelta di un’esistenza – come quella etica – concentrata sul proprio io. Poco per volta, l'individuo si rende conto di un profondo squilibrio tra le cose effimere, che caratterizzano la quotidianità, e avverte l’inadeguatezza morale di fronte a Dio, la profonda distanza che separa la propria natura di peccatore dalla perfezione divina, e quindi si pente. Il pentimento è la condizione che prelude al “salto” della fede.
Il simbolo della vita religiosa
Il simbolo della vita religiosa è Abramo, il patriarca biblico che, vissuto fino all'età di 70 anni, all’improvviso ricevette da Dio l’ordine di uccidere suo figlio Isacco, andando contro ogni legge morale e sociale. Abramo venne posso quindi di fronte a un’alternativa radicale: obbedire o non obbedire al comando di Dio, un comando incomprensibile per la ragione umana. Non c'era la possibilità di una terza via, di una conciliazione o di un’indecisione: doveva prendere posizione tra due opposti contrastanti. Egli, allora, compì il salto della fede, scegliendo Dio.
La fede come paradosso
La fede è paradosso perché è contraria all'opinione degli uomini e del mondo. Questo carattere paradossale è reso ancora più terribile del fatto che implica un rapporto individuale tra l’uomo e Dio. Quando si sceglie Dio, infatti, si è assolutamente soli. Abramo, ad esempio, doveva decidere in solitudine, senza essere certo che fosse proprio Dio a parlare: quello che gli viene impartito era un comando senza giustificazione apparente. L’assoluta irrazionalità dell’imperativo divino era appunto segno che Dio scelse Abramo e gli diede il dono della fede, che è in sé stessa contraddizione. Il senso profondo che emerge da questo episodio e, per Kierkegaard, è che la fede non ammette alcuna giustificazione razionale e, per di più, non concede la pace all'uomo, ma crea inquietudine in lui: è un salto nel buio, è “paradosso e scandalo”.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato del pentimento nello stadio religioso secondo Kierkegaard?
- Perché Abramo è considerato un simbolo della vita religiosa?
- Qual è la natura del rapporto tra l'uomo e Dio nella fede secondo Kierkegaard?
Il pentimento è la condizione che prelude al “salto” della fede, segnando la consapevolezza dell'inadeguatezza morale di fronte a Dio e la distanza tra la natura umana peccatrice e la perfezione divina.
Abramo è simbolo della vita religiosa perché rappresenta il "salto della fede", avendo scelto di obbedire al comando divino incomprensibile e irrazionale, dimostrando la fede come paradosso e scandalo.
La fede implica un rapporto individuale e solitario tra l’uomo e Dio, caratterizzato da un paradosso che sfida la ragione umana e non ammette giustificazioni razionali, creando inquietudine nell'uomo.