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Indice

  1. Stadio estetico
  2. Stadio etico
  3. Stadio religioso
  4. Tre stadi dell’esistenza

Stadio estetico

Il primo momento è quello estetico, che non riguarda l'arte in senso tecnico, ma un modo di vivere basato sulla ricerca del piacere immediato e della bellezza fugace. L'esteta vive solo nel presente, senza preoccuparsi del senso della vita o del futuro, indossando continuamente "maschere" per impressionare gli altri. Cerca il godimento dei sensi, ma soprattutto la possibilità di sedurre, di mostrarsi interessante, di essere ammirato. L'altro non è mai amato come persona, ma come spettatore da conquistare. Il modello più chiaro è il Don Giovanni di Mozart, che seduce tutte le donne non per puro desiderio carnale, ma per il piacere di conquistare, per la vittoria intellettuale della seduzione stessa. Egli non ama nessuna donna in particolare, ma in ciascuna cerca la femminilità assoluta, qualcosa di infinito che però nessuna singola creatura può dargli. Per questo, una volta ottenuta la conquista, cerca subito un nuovo obiettivo: il piacere non si fissa mai, l'attimo deve sempre rinnovarsi. Accanto a Don Giovanni, Kierkegaard cita anche la figura del Seduttore presente in Aut-Aut: un uomo che gode non tanto del momento della conquista, quanto della pianificazione raffinata di ogni passo verso di essa, trovando piacere nella propria abilità e nella scrittura del proprio diario. In entrambi i casi, la vita estetica è un continuo inseguire novità per sfuggire alla noia e nascondere la finitudine dell'esistenza. Ma proprio la consapevolezza che tutto è finito e che nessun piacere può dare senso porta l'esteta alla disperazione: il vuoto si fa evidente, la vita appare priva di scopo, e così si apre la possibilità di un passaggio allo stadio successivo.

Stadio etico

Chi supera l'estetismo sceglie lo stadio etico. Qui l'individuo non vive più per l'apparenza e il piacere, ma si assume responsabilità: lavora, costruisce una famiglia, rispetta i doveri morali. L'etico è il "buon padre di famiglia", che interiorizza il sentimento del dovere e lo pratica ogni giorno: la fedeltà, il lavoro ben fatto, la cura dei propri cari. La vita etica è dunque fondata sulla coscienza morale e sul senso di responsabilità verso se stessi e verso la società. Tuttavia, questo modello non è privo di rischi: il dovere può diventare routine, puro conformismo. Fare il bene per abitudine lo svuota di autenticità, e nasce così un desiderio segreto di trasgredire le regole, una tendenza al peccato che porta al pentimento e di nuovo alla disperazione, perché l'uomo si accorge di non poter raggiungere un equilibrio stabile neppure nella vita etica.

Stadio religioso

Il salto dall'etica alla religione non è progressivo né rassicurante, ma drammatico e paradossale. La fede non è ragionevole né trasmissibile: è un rapporto personale, immediato e diretto con Dio. Non dà pace, anzi porta angoscia, perché significa andare contro la mentalità comune e contro la stessa etica. La fede è un "salto nel buio", fatto nel timore e tremore, senza garanzie di consolazione. Il modello supremo è Abramo, raccontato in Timore e tremore: Dio gli chiede di sacrificare il figlio Isacco, e Abramo obbedisce, pronto a compiere un atto che agli occhi del mondo è immorale. La sua fede è paradossale perché sospende l'etica: egli non è un eroe tragico come Agamennone, che sacrifica Ifigenia per il bene comune rimanendo dentro l'ordine morale; Abramo è il "cavaliere della fede", che compie un gesto assurdo confidando che Dio possa restituirgli ciò che gli chiede di perdere. La fede è quindi un rapporto diretto e solitario con Dio, un incontro immediato tra il finito e l'infinito, che richiede silenzio e totale rinuncia alla logica umana.

Tre stadi dell’esistenza

Per Kierkegaard l'esistenza umana non può essere ridotta al solo pensiero astratto: essa è azione, scelta, rischio. L'uomo è continuamente chiamato a decidere e ogni decisione lo pone davanti a possibilità diverse e alternative. Nel suo scritto Aut-Aut ("o questo o quello"), Kierkegaard descrive tre stadi fondamentali dell'esistenza: estetico, etico e religioso. Il passaggio da uno stadio all'altro non è una sintesi progressiva, come in Hegel, ma un salto radicale: ogni stadio supera e abbandona il precedente.

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