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Sintesi

Kant



Kant si pone il problema della conoscenza della realtà umana. La nostra conoscenza è un punto nello spazio e nel tempo. Questo sforzo è fatto da un essere situato in un punto e un tempo della realtà. Fa un’indagine sulla ragione che lo porterà alla scoperta che bisogna accettare il fatto che la realtà così come è non la possiamo conoscere, possiamo conoscere una realtà solo così come appare a noi. Kant risponde alla domanda ponendo la filosofia come strumento per indagare, fare una valutazione della ragione cioè una critica della ragione. Scrive di filosofia dal 1750 ma visto che la fase critica inizia nel 1781, questi testi composti prima sono di un Kant precritico. Da qui emergono tesi che portano a capire come fa la critica.
Nasce nel 1724 in Prussia orientale da una famiglia di cristiani con insistenza su aspetti morali e caritevoli. Studia nel collegio religioso del paese. Studia latino, greco e religione. Si iscrive poi all’università studia filosofia e filosofia naturale (cioè fisica). 1747 si laurea.
No riuscendo a intraprendere subito la vita lavorativa in università inizia a insegnare privatamente. Non smette mai di studiare, di essere informato sulla fisica e sulla filosofia. Il suo primo scritto è la tesi. Dal 1770 la parte precritica e fino al 1781 non pubblica niente. Dal 1755 si abilita all’insegnamento universitario, con la pubblicazione del testo “storia naturale universale e teoria del cielo” che pubblica anonimamente.
Per Kant tutto si ha da una nebulosa primitiva. Newton ha elaborato l’idea delle forse utilizzando i pianeti mentre Kant vuole fare una fisica di tutto e meccanica.
Kant tenta una risposta alla domanda che la filosofia si pone cioè che ruolo ha Dio se tutto è un meccanismo. Entra in campo il concetto di ordine della vita che è un ordine che la legge naturale esprime ma la natura non può averlo da sé, deve essere infuso da una forza ordinatrice.
Estratto del documento

Kant

Kant si pone il problema della conoscenza della realtà umana. La nostra conoscenza è

un punto nello spazio e nel tempo. Questo sforzo è fatto da un essere situato in un

punto e un tempo della realtà. Fa un’indagine sulla ragione che lo porterà alla scoperta

che bisogna accettare il fatto che la realtà così come è non la possiamo conoscere,

possiamo conoscere una realtà solo così come appare a noi. Kant risponde alla

domanda ponendo la filosofia come strumento per indagare, fare una valutazione della

ragione cioè una critica della ragione. Scrive di filosofia dal 1750 ma visto che la

fase critica inizia nel 1781, questi testi composti prima sono di un Kant precritico. Da

qui emergono tesi che portano a capire come fa la critica.

Nasce nel 1724 in Prussia orientale da una famiglia di cristiani con insistenza su

aspetti morali e caritevoli. Studia nel collegio religioso del paese. Studia latino, greco e

religione. Si iscrive poi all’università studia filosofia e filosofia naturale (cioè fisica).

1747 si laurea.

No riuscendo a intraprendere subito la vita lavorativa in università inizia a insegnare

privatamente. Non smette mai di studiare, di essere informato sulla fisica e sulla

filosofia. Il suo primo scritto è la tesi. Dal 1770 la parte precritica e fino al 1781 non

pubblica niente. Dal 1755 si abilita all’insegnamento universitario, con la

pubblicazione del testo “storia naturale universale e teoria del cielo” che

pubblica anonimamente.

Per Kant tutto si ha da una nebulosa primitiva. Newton ha elaborato l’idea delle forse

utilizzando i pianeti mentre Kant vuole fare una fisica di tutto e meccanica.

Kant tenta una risposta alla domanda che la filosofia si pone cioè che ruolo ha Dio se

tutto è un meccanismo. Entra in campo il concetto di ordine della vita che è un ordine

che la legge naturale esprime ma la natura non può averlo da sé, deve essere infuso

da una forza ordinatrice.

Nel 1758 ha la prima possibilità di avere la cattedra che vuole all’università. Per

averla presenta “monodologia fisica”. Nella prima tesi si chiede come mai non

esiste una teoria definitiva della natura. Si è lasciato a congetture infondate

sull’esperienza, non si è mai andati oltre i dati di esperienza. Non segue la fisica che

segue dati certi e si studiano. Per Kant bisogna fare una fisica che abbia un approccio

geometrico e metafisico. Si dedica quindi anche alla natura dello spazio che per lui è la

sfera di relazione tra le sostanza semplici. Per Newton lo spazio è un recipiente vuoto

dentro il quale si posizionano le cose. Tolte le sostanze per Kant non c’è lo spazio.

Nel 1763 pubblica un testo in cui tratta “L’unico argomento sull’esistenza di Dio”

è la formulazione di un argomento che ritiene l’unico possibile, non ce ne sono altri.

Fornisce una prova a priori dell’esistenza di Dio. Parte da definizioni e da concetti:

concetto di esistenza, di possibilità e di necessità. Nel 1781 dirà poi che l’uomo non ha

capacità di mostrare l’esistenza o la non esistenza di Dio.

Concetto di esistenza: cosa è l’esistenza? Prendiamo un soggetto raccogliamo in

esso tutte le sue caratteristiche ma anche quelle non sue come lo spazio e il tempo

vedremo che questo soggetto può esistere o non esistere con tutte queste

caratteristiche. Posso determinare una cosa con tutte le sue proprietà ma potrebbe

anche non esistere, è possibile ma non reale. L’esistenza non è una caratteristica o

predicato di una cosa, non posso dirla come proprietà di qualcosa, la posso pensare

come puramente mentale e nella descrizione non c’è l’esistenza. L’esistenza di una

cosa è il fatto che essa c’è ma questo fatto non appartiene a nessuna caratteristica. La

realtà non è riducibile al pensiero. Il pensiero attesta l’esistenza ma non può darla.

L’esistenza non è una caratteristica di una cosa, non è una perfezione. L’esistenza non

è una caratteristica ma è il fatto che c’è, è la posizione assoluta di una cosa. Posso

pensare a Dio con tutti gli attributi ma nulla implica la sua esistenza perché non è un

predicato. La sua esistenza posso provarla solo se ne ho esperienza.

Concetto di possibilità: possibile è qualcosa di non contradditorio, mette insieme

due cose che da sole sono possibili. È la non contraddittorietà e ciascuno degli

elementi si dà. È necessario ciò il cui opposto in se stesso è impossibile. Esistono

condizioni formali e materiali per la possibilità. Perché non vi sia nulla di necessario

non ci deve essere nulla di possibile. Perché nulla sia possibile io devo togliere ogni

genere di esistenza, quindi qualcosa deve esistere necessariamente perché altrimenti

niente sarebbe possibile. La possibilità si basa su qualcosa di reale che esiste, se

annullo ogni possibilità annullo ogni pensiero ma poiché qualcosa di possibile esiste,

esiste anche qualcosa d necessario. Una cosa è possibile solo a partire da un’esistenza

cioè il fatto che questa cosa si dia. Qualcosa di possibile c’è sempre. Kant dalla realtà

necessaria arriva a dire che è perfettissima, intelligentissima e arriva a Dio. Il possibile

non è negabile. È impossibile che nulla sia possibile perché se no non ci sarebbe la

realtà. Qualcosa di necessariamente possibile è qualcosa i necessariamente esistente.

È perché c’è qualcosa che questo qualcosa è possibile. Se il pensiero non avesse

questo concetto eliminerei il pensiero stesso. Kant, fisico e filosofo, affronta l’esistenza

di Dio in modo tradizionale ma con tesi nuove.

Kant dimostra che qualcosa esiste necessariamente. Esistenza di un unico ente che

cerca di ricondurre al Dio cristiano. Kant a partire dalla possibilità dimostra la

necessità di qualsiasi realtà, di un’esistenza che però regge la possibilità. L’uomo in

qualche modo la verità sull’esistenza di Dio la ha. La ragione però cerca

insistentemente di dimostrarlo, perché la ragione non può non farlo anche se accoglie

qualcosa che va oltre la ragione.

Kant pretendeva di raccontare la verità dell’aldilà. Giuntegli con mercanta zioni infatti

sono i “sogni di un visionario”. La filosofia tenta di vedere qualcosa oltre la realtà, Kant

vuole fare metafisica ma serve la ragione umana. Per vedere se la metafisica può

arrivare all’esistenza con la ragione bisognerà vedere come l’uomo usa la ragione.

1770 ultima opera prima della critica della ragion pura, esce “la forma e i principi

del mondo sensibile e intellegibile” dove mette a tema la facoltà conoscitiva

dell’uomo. La ragione per far metafisica. Bisognava indagare la facoltà conoscitiva.

Facoltà sensibile e intellettiva quella sensibile permette di capire il mondo

sensibile e quella intellettiva il mondo intellegibile. La sensibilità dà modificazione ai

sensi perché qualcosa ha colpito, queste sensazioni sono individuali. Se guardo alle

mie sensazioni osservo anche elementi che sono comuni cioè spazio e tempo. Per Kant

spazio e tempo devono avere il loro carattere formale. Indicare spazio e tempo che ha

un dato sensibile, lo spazio e il tempo tengono insieme tutto. Li metto io ovvero la mia

facoltà sensibile. Spazio e tempo non sono materiali e individuali, organizzano le

sensazioni in un modo sensibile. Accompagnano ogni sensazione non essendo qualità

sensibili. Soggettivo è imposto dal soggetto stesso. Un mondo fenomenico di

apparenza, non so come sono realmente le cose, conosco le modificazioni che le cose

producono su di me ma non le cose stesse. Il mondo sensibile è un mondo di

fenomeni. La realtà viene vestita di soggettività, ma è la condizione per poterla

conoscere, mi permette di dare una forma. Questa facoltà sensibile è attiva, modifica il

dato che riceve dando forma e struttura in uno spazio e in un tempo. Se non

imponessimo spazio e tempo non avremmo niente a scopo conoscitivo. Una

condizione della conoscenza è la presenza dell’individuo. Da questo non si può negare

che qualcosa nella realtà esiste.

Facoltà intellettuale secondo Kant l’intelletto coglie direttamente il proprio oggetto

senza bisogno di forme o strutture, il mondo intellegibile è un mondo di cose come

esse sono veramente. Noumeni: la cosa come è veramente, l’intelletto li coglie come

essi sono veramente, il mondo vero.

Kant indaga la conoscenza umana. Facoltà sensibile conosce le modificazioni. Kant

distingue il contenuto della sensazione e in ognuna c’è una parte soggettiva. Non sono

dati sensibili perché io lo spazio e il tempo non posso sentirli, sono soggettivi. Ciò non

vuol dire che ciascuno ha una diversa struttura schematica della realtà anzi la

abbiamo tutti uguale. Ciascuno non ha una diversa sensazione davanti alle cose.

L’intelletto conosce le cose come stanno in se. Passano 11 anni prima di scrivere e

pubblicare qualche altro libro.

Nel 1781 Kant pubblica la “critica della ragion pura”. L’oggetto di conoscenza è

quella cosa che mi viene incontro più altro cioè spazio e tempo. L’intelletto conosce la

verità delle cose senza avere questa caratteristica appena descritta quindi dobbiamo

capire come la ragione entra in contatto con ciò.

Prefazione alla prima edizione della “critica della ragion pura” il problema è la

metafisica cioè la capacità della ragione di dire qualcosa che sta oltre l’esistenza. Noi

per fare metafisica abbiamo l’esigenza di vedere la struttura della nostra ragione. La

ragione non può non tentare di andare oltre l’esperienza empirica ma non è in grado di

dare soluzione. La metafisica oltrepassa la ragione che non può non farla. La ragione

non può dare per vero cose che oltrepassano la sua esperienza. La ragione tende

sempre più in alto.

L’anima non la vedo ma uso questo termine che non appartiene all’esperienza ma tutti

la comprendono. La conclusione a cui arrivo è controversa, ho usato metafisica per

andare oltre ma non chiudono il discorso. La metafisica era la regina, poi c’è stata una

divisione tra quelli che seguivano la metafisica cioè gli scettici e i dogmatici.

Scettici: hanno concluso che la metafisica non si può fare. Dogmatici: hanno

nascosto la metafisica, eliminato gli aspetti più questionari, non offrono ragioni, una

metafisica senza basi solide, lantana da una prova valida. Hanno continuato a cercare

la metafisica ma arrivano a conclusioni senza una base razionale.

Non si può rimanere indifferenti al problema della metafisica. Dobbiamo avere una

capacità di valutazione. Non si può né togliere il problema metafisico, non si può

accettare la tesi dei dogmatici. La ragione deve quindi tornare all’arduo problema della

conoscenza di sé. La ragione deve conoscere se stessa, deve sentenziare le sue

pretese giuste, affermazioni vere, pretese che la ragione vuole avere arbitrariamente.

Questo tribunale è la critica della ragione pura. I principi metafisici non sono

verificabili. Indagine della ragione deve istituire un tribunale su sé stessa per chiarire

quando la ragione una principi propri e quando non ne usa, quando e se è possibile

fare metafisica.

Risultati scientifici: quando no arriva vediamo che cade in imbarazzo, brancola,

vediamo che qualcosa non va. Conclusioni vere necessarie. Parte dalla logica che per

Kant non solo ha atto passi indietro ma non ne ha fatti in avanti, non conosce sviluppi

è incompleta. La logica segue le regole formali del pensiero. Si occupa della forma con

cui pensa i suoi contenuti. Non deve occuparsi della realtà ma solo di una forma.

Guardare alle scienze oggettivamente dette cioè che hanno un oggetto. Le scienze si

rapportano al loro oggetto in due modi, o per conoscerlo (determinarlo) o per

realizzarlo. Nel primo caso è teoretica, nel secondo pratica. Occorre occuparsi degli

elementi che la scienza usa, che lei stessa pone nella scienza. Matematica e fisica

sono conoscenze teoretiche della ragione, determinando a priori il loro oggetto, la

matematica esclusivamente a priori, la fisica solo in parte.

La matematica è sulla via sicura della scienza. Felice idea di un uomo solo, via aperta

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