Ali Q
Genius
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Concetti Chiave

  • Kant distingue tra ragion pratica pura, che segue leggi universali, e ragion pratica empirica, che si basa sull'esperienza e non riguarda la moralità.
  • Esiste una legge morale a priori, simile ai giudizi sintetici a priori della ragione teorica, che guida l'azione umana attraverso imperativi categorici.
  • Gli imperativi sono divisi in ipotetici, basati su condizioni, e categorici, che impongono un "devi" assoluto e rappresentano la vera moralità.
  • Kant introduce l'idea di un sommo bene irraggiungibile, dove virtù e felicità coesistono, supportato dall'esistenza di Dio e dell'anima immortale.
  • L'etica kantiana si fonda su tre postulati: mondo fenomenico e noumenico, immortalità dell'anima, e Dio come giudice di virtù e felicità.

In questa sua seconda opera (dopo la “Critica della ragion pura”) Kant affronta il tema della “moralità”.

La ragione serve infatti anche all’azione. Quindi essa è teorica, ma anche pratica.

La ragion pratica può dunque essere pura o pratica. Quest’ultima concerne la moralità.

Secondo Kant la ragion pratica pura, a differenza di quella teorica, non ha bisogno di essere criticata poiché ubbidisce a leggi universali.

Invece quella empirica, poiché fornisce “massime di comportamento” dall’esperienza, concerne poco la morale.

Indice

  1. La ragion pratica e i suoi limiti
  2. La legge morale a priori
  3. Attributi essenziali della moralità
  4. Principi pratici e imperativi
  5. Imperativi ipotetici e categorici
  6. Il sommo bene e la felicità
  7. Postulati dell'etica kantiana

La ragion pratica e i suoi limiti

In pratica nella ragione teorica non si può andare oltre l’esperienza, e in quella pratica l’esperienza non va considerata.

Tuttavia anche la ragione pratica ha comunque dei limiti, così come li ha la morale, che deve essere salvaguardata dal fanatismo.

Per esempio, poi, la ragione si deve sempre scontrare col sentimento, generando il dovere.

Ecco perché Kant è detto “filosofo del finito”.

La legge morale a priori

Kant è dunque convinto che esista una legge morale a priori valida per tutti, corrispettiva dei “giudizi sintetici a priori” della ragione teorica.

Ciò è dimostrato dal fatto che, nella morale, l’uomo agisce per inclinazioni naturali. Questo comporta:

1) libertà di agire (non segue gli impulsi);

2) validità universale e necessaria della legge.

Attributi essenziali della moralità

Gli attributi essenziali della moralità sono: categoricità, formalità, disinteresse, autonomia.

La morale è inoltre data dall’insieme di ragione e sensibilità.

Se è presente solo la sensibilità l’uomo agisce per istinto, e se è presente solo la ragione si avrebbe la “santità etica”.

Invece in questo modo, l’uomo segue il dovere, che è lotta fra ragione ed impulsi, e la ragione pratica diviene imperfetta.

Inoltre, come nella ragion pura si parla dell’arroganza della ragione, che pretende di far a meno dell’“esperienza”, così anche la morale è superba quando si vuole sostituire alla virtù la presunzione di avere la perfezione etica.

Dicevamo che Kant è convinto che esista una legge morale a priori valida per tutti, corrispettiva dei “giudizi sintetici a priori” della ragione teorica.

Principi pratici e imperativi

Egli sostiene infatti che la mente umana segua dei principi pratici che si dividono in:

1) massime (validità soggettiva ES: alzarsi presto per far ginnastica);

2) imperativi (validi per chiunque, quindi oggettivi);

Imperativi ipotetici e categorici

Gli imperativi possono essere:

1) imperativo ipotetico: se vuoi…devi….(a sua volta questo tipo di imperativo si divide in regole dell'abilità e della prudenza);

2) imperativo categorico: che ordina un “devi” assoluto. Kant e la critica della ragion praticaSolo in esso risiede la moralità.

Ma cosa comanda questo imperativo? Che esso diventi legge, ma poiché legge = universalità (come una massima uguale per tutti), esso chiede anche: “Agisci in modo che la massima della tua volontà sia un principio generale”. Di conseguenza: “Nei giudizi la volontà deve essere legislatrice giacché, ubbidendo ad essa, ubbidiremo a noi stessi.”

Un comportamento è inoltre immorale se supera il test di gereralizzazione.

La “Critica della Ragion Pratica” si divide in due parti: Analitica e Dialettica.

Il sommo bene e la felicità

In questa ultima parte Kant si chiede infine come raggiungere l’ideale di dovere, cioè la totale conformità alla legge morale. Ovvero il sommo bene.

Esso è in realtà impossibile da ottenere, perché per farlo sarebbe necessario un tempo infinito e l’uomo dovrebbe “morire al sensibile”, cosa impossibile.

Secondo Kant la felicità consiste nel disporsi delle cose secondo la finalità della ragione etica. Se ci si pone come traguardo il sommo bene, si ottiene dunque la felicità, garantita da Dio. E’ lui, cioè, a garantire che la virtù sarà premiata.

E’ da questa esigenza di veder la propria virtù premiata – la quale, se anche l’uomo facesse il suo dovere per il dovere, comunque esisterebbe - che nasce l’idea di una realtà sovrasensibile.

Inoltre virtù e felicità sono nella realtà due antinomie.

Solo nell’assoluto quest’antinomia non esiste. Di conseguenza deve esistere un’anima immortale ed un Dio.

L’esistenza di Dio è dunque una esigenza inevitabile dell’etica.

Postulati dell'etica kantiana

L’etica kantiana si basa dunque sui seguenti postulati:

1) Il mondo è fenomenico (meccanicistico) e noumenico (libero), in mezzo al quale vi è l’uomo;

2) L’immortalità dell’anima è l’unico modo per raggiungere la perfezione;

3) La necessità di un giudice che soppesi virtù e felicità porta a Dio.

Il primo postulato è diverso dagli altri perché non è ipotetico o un’esigenza dell’etica, ma la condizione che la rende possibile.

Il secondo e il terzo sono invece ragionevoli speranze. Da esse nasce la religione.

Anche se il tu devi non è subordinato ad alcuna speranza o premio, ne sente l'esigenza.

Dio ed anima, però, non sono ammessi dalla ragione, né generano la moralità.

Tuttavia il primato della ragion pratica sta proprio nell’indicare come, attraverso la moralità, l’uomo possa andare oltre i contenuti del fenomeno.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale affrontato da Kant nella "Critica della ragion pratica"?
  2. Kant affronta il tema della moralità, esplorando come la ragione possa essere sia teorica che pratica, con un focus particolare sulla ragion pratica pura che obbedisce a leggi universali.

  3. Qual è la differenza tra ragion pratica pura e ragion pratica empirica secondo Kant?
  4. La ragion pratica pura non necessita di critica poiché segue leggi universali, mentre la ragion pratica empirica, basata sull'esperienza, fornisce massime di comportamento e ha meno rilevanza morale.

  5. Cosa rappresenta l'imperativo categorico nella filosofia morale di Kant?
  6. L'imperativo categorico rappresenta un "devi" assoluto che ordina di agire secondo massime che possano diventare leggi universali, essendo l'unico imperativo in cui risiede la moralità.

  7. Come Kant concepisce il rapporto tra virtù e felicità?
  8. Kant vede virtù e felicità come antinomie nella realtà, ma crede che la felicità sia garantita da Dio come premio per la virtù, suggerendo l'esistenza di un'anima immortale e di Dio come esigenze etiche.

  9. Quali sono i postulati fondamentali dell'etica kantiana?
  10. I postulati fondamentali sono: il mondo fenomenico e noumenico, l'immortalità dell'anima per raggiungere la perfezione, e la necessità di un giudice divino per bilanciare virtù e felicità.

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