Anteprima
Vedrai una selezione di 1 pagina su 2
Kant, Immanuel - Critiche Pag. 1
1 su 2
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi

Critica della ragion pratica



Forma alle proprie intenzioni, l’uomo così come realmente è. La ragion pratica mette l’esperienza, un comando a cui l’uomo risponde, è incondizionato. Non comanda un’azione specifica, qualcosa in noi che è incondizionato. Non comanda un’azione specifica, qualcosa in noi che è incondizionato l’uomo noumeno. Kant sottolinea che il dovere dell’uomo è seguire questo comando, il dovere che Kant legge antitetico col destino della felicità, la felicità si costruisce attraverso condizionamenti. Moralità e felicità si costruisce attraverso condizionamenti. Moralità e felicità sono antitetici. Sono morale se cerco l’infelicità, quanto più reprimo il mio interesse. La pienezza della vita dell’uomo deve avere a che fare con la morale ma anche la soddisfazione quindi la felicità deve ritornare in gioco. La moralità stessa deve compiersi e seguirla è facile. Compiere la moralità e un compimento delle moralità che include la felicità. Devo pensare che questa moralità si compie solo se l’anima non muore. L’anima deve essere immortale per potersi adeguare per tempo a questa legge morale. La nostra moralità esige l’immortalità dell’anima così che l’anima possa tendere alla santità. Bisogna postulare l’esistenza di Dio che è in grado di garantire che felicità e moralità si possono unire. I 3 postulati sono dati per veri ma non sono dimostrabili, devono essere ammessi, la legge morale pone queste necessità. Mi rende un essere che mi fa realizzare come essere razionale e per questo che Dio deve esistere e l’anima deve essere immortale. L’etica fonda la teologia: Dio può essere garante di questa unione. Moralità e felicità si respingono. La libertà va ammessa anche se non è dimostrabile. La legge morale è il volto della nostra libertà, io comando me stesso. La libertà la sperimentiamo dal comando che viene dalla mia ragione. Se la ragione fosse condizionata non darebbe la libertà. La libertà non la possiamo vedere, la testimonianza dell’essere liberi è data dal fatto di seguire un dovere. Il dovere poggia sulla libertà. L’uomo noumeno che possiamo raggiungere. Il noumeno è accessibile, l’uomo come è realmente. Il mondo che io vedo è altro rispetto a quello che sto facendo agendo. Il primo di fenomeni il secondo di noumeni. Kant deve unire questi due ambiti, trovare un punto di contatto tra questi due ambiti dell’esperienza. Un tentativo fallimentare, non troverà mai un’unione e risolve il problema dell’unità dell’esperienza. La conoscenza vede un mondo l’agire un altro.
Critica del giudizio: mette a tema il problema del giudizio.
Estratto del documento

Critica della ragion pratica

Forma alle proprie intenzioni, l’uomo così come realmente è. La ragion pratica mette

l’esperienza, un comando a cui l’uomo risponde, è incondizionato. Non comanda

un’azione specifica, qualcosa in noi che è incondizionato. Non comanda un’azione

specifica, qualcosa in noi che è incondizionato l’uomo noumeno. Kant sottolinea che il

dovere dell’uomo è seguire questo comando, il dovere che Kant legge antitetico col

destino della felicità, la felicità si costruisce attraverso condizionamenti. Moralità e

felicità si costruisce attraverso condizionamenti. Moralità e felicità sono antitetici.

Sono morale se cerco l’infelicità, quanto più reprimo il mio interesse. La pienezza della

vita dell’uomo deve avere a che fare con la morale ma anche la soddisfazione quindi la

felicità deve ritornare in gioco. La moralità stessa deve compiersi e seguirla è facile.

Compiere la moralità e un compimento delle moralità che include la felicità. Devo

pensare che questa moralità si compie solo se l’anima non muore. L’anima deve

essere immortale per potersi adeguare per tempo a questa legge morale. La nostra

moralità esige l’immortalità dell’anima così che l’anima possa tendere alla santità.

Bisogna postulare l’esistenza di Dio che è in grado di garantire che felicità e moralità si

possono unire. I 3 postulati sono dati per veri ma non sono dimostrabili, devono essere

ammessi, la legge morale pone queste necessità. Mi rende un essere che mi fa

realizzare come essere razionale e per questo che Dio deve esistere e l’anima deve

essere immortale. L’etica fonda la teologia: Dio può essere garante di questa

unione. Moralità e felicità si respingono. La libertà va ammessa anche se non è

dimostrabile. La legge morale è il volto della nostra libertà, io comando me stesso. La

libertà la sperimentiamo dal comando che viene dalla mia ragione. Se la ragione fosse

condizionata non darebbe la libertà. La libertà non la possiamo vedere, la

testimonianza dell’essere liberi è data dal fatto di seguire un dovere. Il dovere poggia

sulla libertà. L’uomo noumeno che possiamo raggiungere. Il noumeno è accessibile,

l’uomo come è realmente. Il mondo che io vedo è altro rispetto a quello che sto

facendo agendo. Il primo di fenomeni il secondo di noumeni. Kant deve unire questi

due ambiti, trovare un punto di contatto tra questi due ambiti dell’esperienza. Un

tentativo fallimentare, non troverà mai un’unione e risolve il problema dell’unità

dell’esperienza. La conoscenza vede un mondo l’agire un altro.

Critica del giudizio: mette a tema il problema del giudizio. Giudizio conoscitivo che

pretende di affermare rispetto e uno stato di cose ma non solo in questa via l’uomo

giudica. Non esiste solo il giudizio determinante ma anche quelli riflettenti cioè

estetico e teleologico. Il giudizio estetico: valuta qualcosa come bello, la bellezza la

corrispondenza di qualcosa (della rappresentazione) col mio sentimento. Il giudizio

teleologico: grazie al quale leggiamo la natura come orientata a un fine. Esiste un

giudicare con il quale leggiamo la realtà orientata a qualcosa. L’esperienza del bello è

intrasoggettiva, non solo non esiste in natura, Non è una corrispondenza tra la

rappresentazione e il mio sentimento ma è tutto dentro di me. La natura ha uno scopo.

Il giudizio teleologico è un meccanismo, è soggettivo, un mio sguardo, certi giudizi

teleologici sono giudizi che devono essere della cosa, non possono essere solo

soggettivi. Il vivente si struttura e si organizza per vivere, il cuore serve ai polmoni e

viceversa e si orientano per la vita in salute. Per Kant posso pensare che sia

soggettivo, se nego il finalismo non resta niente, il vivente scompare. Del vivente non

ho un’idea chiara e distinta. La cosa così come è scompare allora tiene il problema.

Pensare che quella cosa sia. Personalità morale. Conciliare una natura meccanica con

la nostra moralità. Non c’è solo il giudizio determinante. Kant segue questi giudizi per

l’unificazione. I giudizi non realizzano l’unificazione ma si presentano in maniera tale

che la soluzione possa trovarsi lì. Giudizio estetico: bellezza tra qualcosa e il mio

Dettagli
2 pagine
5 download