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Kant, Immanuel - Critica della ragion pratica (12) Pag. 1
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Sintesi

Critica della ragion pratica



Le condizioni pongono dei limiti, l’oggetto appare dentro una sensazione, una funzione regolativa. Che cosa posso sapere e cosa no, si pone delle domande. Un uomo che tiene insieme. Prima di parlare di logica nella prefazione parla di cosa fa la ragione nel senso teorico e pratico. Discorso sulla ragione che conosce e sulla ragione che agisce. Limiti dal punto di vista ragionativo a sono confine. Confine se non tratto del problema conoscitivo ma del problema pratico, nell’uso pratico la ragione ha a che fare con un noumeno. Creare o produrre qualcosa cioè azioni. I limiti non valgono quando la ragione deve realizzare un oggetto, non sottoposta a condizione di esistenza quindi un noumeno.
Questa volontà buona è quella che produce un’azione morale, l’origine è la ragione pura o la ragion pura pratica che puramente determina la volontà. La nostra ragione ha un condizionamento materiale, può non avere quel limite e determinare in maniera pura o assoluta senza dipendere dall’esperienza. Il luogo dove avviene è la volontà buona, volontà che produce un azione morale generata dalla ragion pura nella produzione di un effetto. Esiste la possibilità che la nostra ragione determini qualcosa, parla dell’esperienza della libertà cioè azione di cui sono autore, io determino la mia volontà a determinati atti. È un fatto, una evidenza. Una ragione che non autorizza altro se non determinare la mia volontà. Esistono azioni nelle quali la ragione è protagonista assoluta come principio capace di azioni morali.
Estratto del documento

CRITICA DELLA RAGION PRATICA

Le condizioni pongono dei limiti, l’oggetto appare dentro una sensazione, una funzione

regolativa. Che cosa posso sapere e cosa no, si pone delle domande. Un uomo che

tiene insieme. Prima di parlare di logica nella prefazione parla di cosa fa la ragione nel

senso teorico e pratico. Discorso sulla ragione che conosce e sulla ragione che agisce.

Limiti dal punto di vista ragionativo a sono confine. Confine se non tratto del

problema conoscitivo ma del problema pratico, nell’uso pratico la ragione ha a che

fare con un noumeno. Creare o produrre qualcosa cioè azioni. I limiti non valgono

quando la ragione deve realizzare un oggetto, non sottoposta a condizione di

esistenza quindi un noumeno.

Questa volontà buona è quella che produce un’azione morale, l’origine è la ragione

pura o la ragion pura pratica che puramente determina la volontà. La nostra ragione

ha un condizionamento materiale, può non avere quel limite e determinare in maniera

pura o assoluta senza dipendere dall’esperienza. Il luogo dove avviene è la volontà

buona, volontà che produce un azione morale generata dalla ragion pura nella

produzione di un effetto. Esiste la possibilità che la nostra ragione determini qualcosa,

parla dell’esperienza della libertà cioè azione di cui sono autore, io determino la mia

volontà a determinati atti. È un fatto, una evidenza. Una ragione che non autorizza

altro se non determinare la mia volontà. Esistono azioni nelle quali la ragione è

protagonista assoluta come principio capace di azioni morali.

Critica della ragion pratica:

Non abbiamo una conoscenza vera e propria della nostra libertà. La mia libertà ha una

forma paradossale perché nella pratica si mostra come una legge. Posso resistere a

tutti i condizionamenti ed elevo la ragione a colei che decide. La volontà è assalita da

stimoli esterni con i quali la ragione è in competizione. L’azione libera si configura

come una imposizione della ragione alla libertà, devi fare questo. Volontà ad essere

buona e fare atti morali. Ha la forma di una legge.

I limiti Kant li definisce anche come confini. La ragione che realizza l’oggetto e che

produce l’azione sono i confini della nostra realtà teoretica. Si parla i ragion pratica: la

ragione è in grado di determinare a priori la volontà. La ragion pratica per determinare

l’uomo a decidere moralmente, non deve avere condizionamenti dall’esistenza. Una

ragione che determina la volontà che mi muove ad agire. Kant la chiama volontà

buona dove solo la ragione decide, non è determinata da quello che c’è intorno. In

maniera pura la realtà determina una decisione morale. Una volontà pura non viene

da passione o inclinazione. La ragione è capace di determinare in maniera pura

l’azione morale.

La ragione, determinando la realtà, permette l’azione libera dell’uomo aldilà dei

condizionamenti. Questo avviene attraverso la legge morale cioè al fatto che noi

obbediamo a una legge. Per Kant l’agire morale ha la forma di un comando a cui

obbedire, ci accorgiamo di essere liberi solo quando dobbiamo rispondere a un dovere.

Il ondo come un sistema meccanico, niente può apparire come una causa libera in

questo caso. Non è facile determinare, affermare la libertà di un’azione.

Causalità secondo libertà: senza condizionamenti esterni, creando un comando

secondo qui la mia volontà si sviluppa libera. 2 tipi di principi:

Soggettivi: un fine soggettivo da riconoscere. Un comando che vale per me. Un

 comando che chiede un’azione funzionale a uno scopo.

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