Concetti Chiave
- Kant distingue tra massime soggettive e imperativi oggettivi, con gli imperativi ulteriormente suddivisi in ipotetici e categorici.
- Gli imperativi ipotetici sono legati a fini specifici e includono regole di abilità e consigli di prudenza.
- L'imperativo categorico rappresenta un dovere incondizionato, essenziale per la moralità e con caratteristiche di legge.
- Le tre formule dell'imperativo categorico includono l'universalità delle massime, il rispetto della dignità umana e l'autonomia della volontà.
- Kant sostiene che solo la ragione può determinare la legge morale universale, distinguendo tra morale eteronoma e autonoma.
La Categoricità dell’imperativo morale:
Indice
Principi pratici e imperativi
• Kant distingue i principi pratici che regolano la nostra volontà in massime e imperativi.
• La massima è una prescrizione di valore puramente soggettivo (vendicarsi o svegliarsi presto).
• L’imperativo è una prescrizione di valore oggettivo, ossia valida per chiunque.
Imperativi ipotetici e categorici
• Gli imperativi si dividono in:
• Ipotetici: prescrivono dei mezzi in vista di determinati fini e hanno la forma “se… devi”.
• Questi si specificano a loro volta in:
• Regole dell’abilità, che illustrano le tecniche per raggiungere un certo scopo.
• Consigli della prudenza, che forniscono i mezzi per ottenere il benessere o la felicità.
• Categorici: ordina il dovere in modo incondizionato, ossia a prescindere da qualsiasi scopo ed ha la forma del “devi” puro.
• Hanno i connotati della legge.
• Solo l’imperativo categorico ha in se i contrassegni della moralità.
Formule dell'imperativo categorico
• L’etica sotto forma di un imperativo categorico assume tre formule:
• 1) Agire secondo una massima che può valere per tutti (tenere sempre presenti gli altri).
• 2) Rispettare la dignità umana che è in te e negli altri (non ridurre nessuno a semplice mezzo del tuo egoismo).
• 3) Sottolineare l’autonomia della volontà, chiarendo come il comando morale sia il frutto spontaneo della volontà razionale, la quale, essendo legge a se medesima, fa sì che noi, sottomettendoci ad essa, non facciamo che obbedire a noi stessi.
Regno dei fini e ragione
• La morale, dunque, istituisce un regno dei “fini”, ossia una comunità ideale di libere persone, che vivono secondo le leggi della morale e si riconoscono dignità a vicenda. In questo ogni uomo è suddito e legislatore allo stesso tempo.
• Ragione come unico criterio.
• Nell’ intellettualismo etico, chi fa del male è per ignoranza del bene.
• Non tiene conto della volontà.
Volontà e morale autonoma
• Volontà: facoltà che determinato un obiettivo, ci consente di raggiungerlo.
• Morale divisa quindi in due tipi:
• 1) Eteronoma: ente esterno che funge da guida; si segue la legge del gruppo senza ragionare.
• 2) Autonoma (Kant): criterio universale per determinare la legge morale. Tutti con la ragione determinano la volontà generale, attuando le libertà che la legge morale concede, potendo decidere attraverso gli imperativi categorici.
• Solo la ragione può creare le regole di comportamento poiché valuta i limiti dell’intelletto.
Concezione culturale della morale
• La concezione culturale della morale (sofistica):
• Azioni considerate giuste per alcuni popoli, sono ingiuste per altri (morali diverse)
• Kant: solo la ragione può unire e creare regole importanti, ossia valide e riconosciute come valide per tutti.
Domande da interrogazione
- Qual è la differenza tra massime e imperativi secondo Kant?
- Come si dividono gli imperativi secondo Kant?
- Quali sono le tre formule dell'imperativo categorico?
- Qual è il ruolo della ragione nella morale secondo Kant?
Kant distingue le massime come prescrizioni di valore soggettivo, mentre gli imperativi hanno un valore oggettivo e sono validi per chiunque.
Gli imperativi si dividono in ipotetici, che prescrivono mezzi per determinati fini, e categorici, che ordinano il dovere in modo incondizionato.
Le tre formule sono: agire secondo una massima universale, rispettare la dignità umana, e sottolineare l'autonomia della volontà.
La ragione è l'unico criterio per creare regole di comportamento, valutando i limiti dell'intelletto e determinando la volontà generale attraverso imperativi categorici.