Concetti Chiave
- Kant affronta l'antinomia tra virtù e felicità, proponendo che in questo mondo non possono coesistere, richiedendo un "mondo dell’aldilà" per la loro unione.
- La soluzione kantiana alla morale è attraverso i postulati pratici, come l'immortalità dell'anima e l'esistenza di Dio, per giustificare la legge morale.
- L'immortalità dell'anima permette all'uomo di avere un tempo infinito per progredire verso la santità, essenziale per raggiungere il sommo bene.
- L'esistenza di Dio è postulata per assicurare che ci sia una volontà che renda la felicità corrispondente alla virtù.
- La libertà è un ulteriore postulato di Kant, considerata la condizione essenziale per l'etica e la possibilità di agire secondo il dovere morale.
Nella Dialettica, Kant prende in considerazione l’assoluto morale o sommo bene cui la natura umana tende irresistibilmente, che consiste nell’addizione di virtù-felicità. Cioè il bisogno dell’uomo di credere che pur agendo per dovere, possa anche perseguire la felicità. Tuttavia, in questo mondo virtù e felicità non sono mai congiunte, in quanto l’imperativo etico implica la sottomissione delle tendenze e l’umiliazione dell’egoismo anzi, virtù e felicità costituiscono l’antinomia etica per eccellenza .
Kant nota come i vari filosofi greci abbiano inutilmente tentato di scioglierla: risolvendo la felicità nella virtù (stoici) oppure la virtù nella felicità (epicurei). In realtà, afferma Kant, collocandosi in una tradizione cristiana, l’unico modo per uscire da tale antinomia – che rischia di rendere impossibile il sommo bene e di ridurre la morale a un’impresa senza senso – è “postulare” un mondo dell’aldilà in cui possa realizzarsi ciò che nell’aldiquà è impossibile: ovvero l’equazione virtù = felicità. I postulati tipici di Kant sono l’immortalità dell’anima e l’esistenza di Dio. Per sostenere la legge morale occorre postulare questi postulati che non sono verità ammissibili per vere, non fanno parte dell’ambito conoscitivo ma appartengono a una realtà oggettiva che acquisisce valore, perché altrimenti non si giustificherebbe la legge morale stessa. Non si tratta, quindi di illusioni, ma di finzioni postulanti senza di cui non si potrebbe parlare di morale (non sono realtà scientifiche, dogmi ma presupposti ragionevoli) “bisogni” pratici dell’essere morale finito.•Immortalità dell’anima: poiché solo la santità rende degni del sommo bene e non è mai realizzabile nel mondo terreno, si deve ammettere per forza che l’uomo oltre il tempo dell’esistenza abbia a disposizione un tempo infinito grazie cui progredire all’infinito verso la santità (processo di perfezionamento infinito).
•L’esistenza di dio: la credenza di una «volontà santa e onnipotente», che faccia corrispondere la felicità alla virtù.
Accanto ai due postulati “religiosi” Kant pone un altro postulato: la LIBERTÀ. Quest’ultima rappresenta la condizione stessa dell’etica «se c’è la morale, deve per forza, esserci la libertà». Quest’ultima è infatti, la condizione stessa dell’etica, che nel momento in cui prescrive il dovere presuppone anche che si possa agire o meno in conformità di esso e che quindi si sia sostanzialmente liberi «Devi, dunque puoi»
Domande da interrogazione
- Qual è l'antinomia etica che Kant identifica tra virtù e felicità?
- Quali sono i postulati pratici di Kant necessari per sostenere la legge morale?
- Perché la libertà è considerata un postulato essenziale nell'etica kantiana?
Kant identifica l'antinomia etica tra virtù e felicità, poiché nel mondo terreno queste due non sono mai congiunte. L'imperativo etico richiede la sottomissione delle tendenze egoistiche, rendendo virtù e felicità opposte.
I postulati pratici di Kant sono l'immortalità dell'anima e l'esistenza di Dio. Questi postulati non sono verità scientifiche, ma presupposti ragionevoli necessari per giustificare la legge morale.
La libertà è considerata essenziale perché rappresenta la condizione stessa dell'etica. Senza libertà, non si potrebbe prescrivere il dovere, poiché l'etica presuppone la possibilità di agire in conformità con il dovere.