Concetti Chiave
- Kant introduce la deduzione trascendentale per giustificare la validità e l'uso delle categorie nella conoscenza.
- La deduzione trascendentale non è una prova di fatto, ma una giustificazione della legittimità delle categorie nel processo conoscitivo.
- L'intelletto umano possiede un'autocoscienza a priori, l'"io penso", che unifica e categorizza le intuizioni.
- "L'io penso" è il principio supremo della conoscenza, condizionando le intuizioni secondo schemi precostituiti dell'intelletto.
- La natura è vista come obbediente alle forme a priori dell'intelletto, poiché ogni pensiero presuppone le categorie.
Il problema della validità delle categorie
Formulata la tavola delle categorie, Kant si trova di fronte al problema della giustificazione della loro validità e del loro uso. problema principale: come mai il materiale, le cose che si conoscono si adeguano con tanta facilità al pensiero umano? pur essendo forme oggettive della mente, le categorie pretendono di valere anche per gli oggetti, è legittimo? coma mai l’intelletto si fa manipolare? Kant in tal senso introduce la deduzione trascendentale.
La deduzione trascendentale
Kant ricava questo termine “deduzione” non dal campo matematico- logico, come si potrebbe pensare, bensì dall’ambito giuridico - forense alludendo alla dimostrazione della legittimità di diritto di una pretesa di fatto (il fatto che una persona possegga un certo oggetto non prova che ne eserciti per legge il diritto). analogamente la “deduzione” delle categorie non consiste nella prova che esse sono adoperate, in linea di fatto, nella conoscenza scientifica; ma nella giustificazione che questo uso è legittimo.
rispondendo alla domanda secondo cui le categorie valgono per gli oggetti (la natura) senza che ci sia resistenza, afferma che non c’è alcuna opposizione, perché l’intelletto, presupposto di ogni processo conoscitivo è caratterizzato dall’esistenza di una rappresentazione originaria a priori definita come un’autocoscienza o appercezione chiamata «l’io penso». l’uomo possiede a livello originario quest’unità cognitiva, una sorta si consapevolezza di sé, di pre-compensione che, non è anima o la psiche di questa o quella persona, ma solo attività (comune a tutti gli uomini) attraverso cui l’uomo unifica le molteplici e caotiche intuizioni categorizzandole. infatti, nel processo conoscitivo esso è la suprema unità fondatrice del sapere (io sento, vedo, ecc…). nel momento in cui afferma questo, è come se si valutasse il processo al contrario.
«l’io penso» si configura quindi come il principio supremo della conoscenza umana, ossia come ciò cui deve sottostare ogni realtà per entrare nel campo dell’esperienza e per divenire un oggetto per noi. la legittimità nasce dal fatto che le intuizioni non sono a se stanti, ma sono condizionate dal funzionare proprio dell’intelletto alla luce di schemi precostituiti. di conseguenza siccome tutti i pensieri presuppongono «l’io penso» e questo pensa tramite le categorie ne segue che tutti gli oggetti pensati presuppongono le categorie. e ciò significherebbe dire che la natura obbedisce necessariamente alle forme a priori dell’intelletto.
Domande da interrogazione
- Qual è il problema principale che Kant affronta con la deduzione trascendentale?
- Da dove Kant trae il termine "deduzione" e cosa intende con esso?
- Come Kant giustifica che le categorie valgono per gli oggetti senza resistenza?
Kant si confronta con il problema della giustificazione della validità e dell'uso delle categorie, chiedendosi come mai il materiale conosciuto si adegua facilmente al pensiero umano e se è legittimo che le categorie, pur essendo forme oggettive della mente, pretendano di valere anche per gli oggetti.
Kant trae il termine "deduzione" dall'ambito giuridico-forense, riferendosi alla dimostrazione della legittimità di diritto di una pretesa di fatto, e non dal campo matematico-logico. La deduzione delle categorie giustifica il loro uso legittimo nella conoscenza scientifica.
Kant afferma che non c'è opposizione perché l'intelletto, presupposto di ogni processo conoscitivo, è caratterizzato da un'autocoscienza a priori chiamata «l'io penso», che unifica le intuizioni categorizzandole, rendendo legittimo l'uso delle categorie per gli oggetti.