Concetti Chiave
- Il "De Cive" di Hobbes espone l'idea che le nozioni di giusto e ingiusto derivano dalle leggi statali, non esistendo valori morali autentici al di fuori di queste.
- Hobbes distingue la ragione come capacità di calcolo e convenzionalismo, distaccandosi dal giusnaturalismo classico, implicando che le leggi morali siano convenzionalmente stabilite.
- Nello stato di natura, l'uomo è dominato dall'egoismo e dall'anarchia, portando a una condizione di costante insicurezza e conflitto, il "bellum omnium contra omnes".
- La società civile nasce dal superamento dello stato di natura attraverso un contratto sociale che crea uno stato artificiale per garantire sicurezza e ordine.
- Hobbes sostiene che l'assolutismo è necessario per la conservazione della vita e della sicurezza, poiché solo al sovrano spetta il potere di determinare il giusto e l'ingiusto.
Indice
Analisi dell'opera "De Cive"
In questo appunto di filosofia moderna che in maniera molto approfondita riporta l'analisi e la descrizione della celebre opera filosofica dal titolo "De Cive" del grande filosofo Thomas Hobbes. Si descrive il principale argomento che riguarda l'opera e anche la sua struttura portante.
Argomento: esporre “con ragionamenti saldissimi, che non vi sono teorie autentiche sul giusto e l’ingiusto, sul bene e il male, all’infuori delle leggi istituite in ciascuno stato, e che nessuno può ricercare se un’azione sia giusta o ingiusta, buona o cattiva, ad eccezione di coloro cui è stata deferita l’interpretazione delle leggi”.
Contesto ideologico del De Cive: giustificazione del potere monarchico in un’epoca di violente contestazioni.
Struttura tripartita: 1° parte: analizza lo stato di natura, la legge di natura e i suoi rapporti con la legge divina; 2° parte: dedicata ad analizzare l’origine dello stato e le forme razionali che esso può assumere; 3° parte: analizza i rapporti tra potere religioso e civile.
Fine: fondare una scienza dello stato dotata del rigore argomentativo della geometria.
Legge naturale, ragione ed esperienza
Concezione della ragione e convenzionalismo
Hobbes appartiene all’età del razionalismo, ma se ne distingue per la sua diversa concezione della ragione.
Ragione: capacità di calcolo e previsione su nomi e definizioni, non la facoltà di intuire in modo evidente e incontrovertibile i principi primi dell’organizzazione razionale della realtà, quali sono il cogito cartesiano o la sostanza spinoziana.
Convenzionalismo: i principi della scienza sono definizioni che per convenzione vengono accettate dalla comunità dei dotti e non nozioni la cui capacità di rispecchiare l’essenza oggettiva della realtà sia metafisicamente garantita.
Legalismo etico: sarebbe il convenzionalismo applicato in campo etico e politico (le idee del “giusto” e del “buono” non rimandano ad alcuna evidenza ideale e sono semplicemente nomi convenzionalmente imposti e prescrizioni stabilite in virtù del comando che le rende obbligatorie)à la correttezza o bontà di un’azione è fondata nel comando che la prescrive: è bene ciò che la legge ordina.
Sia la concezione di ragione che il suo convenzionalismo allontanano Hobbes dal giusnaturalismo (diritto naturale) più classico.
Teoria dello stato di natura
Homo homini lupus: teoria affermante che lo stato di natura è una realtà violenta di odio e di aggressione derivante dal diritto di tutti contro tutti (quindi non è una condizione di pace e serenità), l'uomo allo stato di natura, senza essere regolato da leggi Statali, è aggressivo con i suoi simili.
Secondo Hobbes, la società nasce non dalla tendenza sociale dell’uomo, ma dal timore reciproco che gli uomini portano l’uno verso l’altro.
Esperienza: sia la concreta nozione delle cose umane che ciascuno si forma vivendo, che il consolidarsi attraverso la storia di giudizi e punti di vista che si corroborano via via con l’osservazione.
Per Hobbes lo “stato di natura” dell’uomo è dominato dall’egoismo e dall’individualismo; esso è un modello che, con variazioni più o meno significative, prende forma nella storia ogniqualvolta la ragione non riesca a prendere il sopravvento e prevalga la primigenia costituzione animale dell’umanità.
Le tre dimensioni dello stato di natura sono:
- prestatale (quella dei popoli primitivi non ancora politicamente organizzati)
- antistatale (quella dell’anarchia e della guerra civile)
- interstatale (quella, realisticamente ineliminabile, della rivalità diplomatica e politica tra stati sovrani.
Superamento dello stato di natura
Bellum omnium contra omnes: stato di perenne belligeranza in cui ciascun individuo o parte in causa non ha mai piena sicurezza della propria vita e dei propri beni. La necessità razionale del superamento dello stato di natura.
Per Hobbes lo stato di natura è male perché in esso il fine della vita, cioè l’autoconservazione, è sempre raggiunto a fatica e sempre revocato in dubbio. Pertanto è illogico che la vita dell’uomo trascorra in una condizione tale per cui l’autoconservazione, suo unico fine, sia messa in costante pericolo.
Nello stato di natura l’uomo avverte bensì il comando della legge naturale, cioè del dettame della retta ragione, ma esso rimane largamente inefficace proprio perché la sua attuazione richiede il superamento dello stato naturale stesso.
La prima legge naturale: ricerca la pace, ma se non puoi, preparati alla guerra.
Creazione dello stato e assolutismo
Solo il superamento dello stato di natura può garantire sicurezza all’uomo. Per Hobbes la società civile è frutto dell’esperienza e della cultura del genere umano. L’uomo non è adatto per natura a vivere in società, ma a ciò lo portano la retta ragione e l’esperienza. L’origine della società e dello stato sta dunque in una convenzione, in un contratto, in un patto che crea una realtà nuova e artificiale, che costituisce un meccanismo finalmente efficace contro le storture della condizione naturale.
La creazione dello stato: i singoli rinunciano ai propri diritti (ius in omnia) alienandoli al sovrano verso il quale contraggono l’obbligo dell’obbedienza (pactum unionis = pactum societatis + pactum subiectionis).
Solo al sovrano spetta il potere di stabilire che cosa è giusto e che cosa è ingiusto.
Hobbes vede nell’assolutismo l’unica via per la conservazione della vita e della sicurezza e il raggiungimento della pace e della serenità.
Domande da interrogazione
- Qual è l'argomento principale dell'opera "De Cive" di Thomas Hobbes?
- Come Hobbes descrive lo stato di natura?
- Qual è la concezione di ragione secondo Hobbes?
- Qual è la soluzione di Hobbes per superare lo stato di natura?
- Qual è la visione di Hobbes sulla sovranità e il potere?
L'argomento principale del "De Cive" è dimostrare che non esistono teorie autentiche sul giusto e l'ingiusto, sul bene e il male, al di fuori delle leggi istituite in ciascuno stato, e che solo coloro cui è stata deferita l'interpretazione delle leggi possono determinare la giustizia o l'ingiustizia di un'azione.
Hobbes descrive lo stato di natura come una condizione di egoismo e individualismo, dominata dalla violenza e dall'aggressione, dove prevale il diritto di tutti contro tutti, rendendo la vita insicura e precaria.
Per Hobbes, la ragione è la capacità di calcolo e previsione su nomi e definizioni, non una facoltà di intuire principi primi in modo evidente e incontrovertibile, distinguendosi così dal razionalismo classico.
La soluzione di Hobbes per superare lo stato di natura è la creazione di uno stato attraverso un contratto sociale, dove i singoli rinunciano ai propri diritti in favore di un sovrano che garantisce sicurezza e stabilisce ciò che è giusto e ingiusto.
Hobbes vede nell'assolutismo l'unica via per la conservazione della vita e della sicurezza, e per il raggiungimento della pace e della serenità, attribuendo al sovrano il potere di stabilire le leggi e garantire l'ordine sociale.