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Sintesi

Hegel



Il pensiero di Hegel costituisce il momento più alto e maturo raggiunto dall’Idealismo tedesco e un punto di riferimento fondamentale per la filosofia del XIX e del XX secolo.
La sua filosofia racchiude in una grandiosa sintesi razionale la molteplicità degli aspetti della realtà e la varietà delle forme culturali con cui l’uomo ha cercato – e cerca – di comprenderla e pensarla.
Hegel è un vero figlio del Romanticismo, e segue passo passo lo sviluppo dello spirito tedesco.

Georg Wilhelm Friedrich Hegel nasce a Stoccarda nel 1770 e comincia a studiare teologia e filosofia a Tubinga all'età di 18 anni. Studia in particolare Kant, Spinoza, Rousseau e gli Illuministi tedeschi. Essenziali sono gli studi sulla classicità greca, da lui considerata come un modello di perfezione e di equilibrio fra individuo e comunità, fra uomo e natura, mai più raggiunto nella storia dell’umanità.
Avverte, inoltre, l’importanza della svolta teorica costituita del Criticismo kantiano e dall’Idealismo fichtiano. Si schiera tra i sostenitori della Rivoluzione Francese e costituisce un’associazione politica che segue e commenta gli eventi della Rivoluzione;
Nel 1793 si trasferisce a Berna, lavora come precettore privato e scrive due opere importanti, la Vita di Gesù e la Positività della religione cristiana, pubblicate solo agli inizi del Novecento;
Compie studi di diritto ed economia, occupandosi della riforma del diritto prussiano;
Nel 1800 si reca a Jena, dove si era costituito il primo circolo romantico, e collabora con Schelling;
Consegue l’abilitazione all’insegnamento, diventa professore all'università di Heidelberg, il centro del romanticismo nazionale tedesco, e comincia gradualmente a prendere le distanze dal movimento romantico e dalle giovanili istanze rivoluzionarie;
Nel 1807 pubblica il suo primo capolavoro, la Fenomenologia dello spirito, nella cui prefazione prende apertamente le distanze dal pensiero di Schelling;
Diventa infine professore a Berlino a partire dal 1818, nel periodo in cui la città sta diventando il baricentro spirituale della Germania.


Hegel mette al centro del suo sistema la storia. La realtà è storia. E la storia e storia dello spirito. Vi è, quindi, un nesso indissolubile e fondamentale tra la storia e la filosofia, che viene da lui definita come “il proprio tempo tradotto in pensieri”. La filosofia non può prescindere dal proprio momento storico; il suo compito è comprendere ciò che il divenire storico viene realizzando.
Forse nessuno filosofo prima di Hegel ha legato così strettamente la filosofia alla storia, facendo di questa l’orizzonte e la dimensione fondamentale della realtà. Nel rapporto tra filosofia e storia si possono individuare in Hegel due momenti, forse legati anche a due fasi della riflessione hegeliana sugli avvenimenti allora in corso. Nel primo prevale la convinzione che la filosofia sia in grado di cogliere ciò che sta maturando nel divenire storico, in un assaggio che Hegel ritiene cruciale e decisivo per la gestazione di un’età nuova.
Nel secondo egli ritiene che la filosofia giunga dopo che una fase del processo storico si è compiuta e miri a comprendere tale processo: non più la filosofia capace di interpretare il presente, di vedere quel che matura nel futuro prossimo, ma un pensiero rivolto al passato e a ciò che è già avvenuto.
La concezione hegeliana della storia è essenzialmente ottimista: la realtà è divenire, è processo; tale processo è governato della razionalità che progredisce verso una meta che sicuramente raggiungerà, è un processo verso la libertà. Vi è, dentro tale concezione, la prospettiva di una civiltà, quella dell’Europa del XIX secolo, che sta affermando la sua egemonia e che è sicura del futuro e della propria capacità di governarlo. Nella ricostruzione della storia universale Hegel afferma che la liberta ha mosso i suoi primi passi, in un lontano passato, in oriente, ma che il suo percorso si conclude con il massimo sviluppo in occidente, “perché l’Europa è semplicemente il termine della storia universale”. Tale concezione non ignora i contrati, i drammi e le sofferenze di popoli e individui, ma, da un lato, considera l’opposizione come un aspetto essenziale della trama della storia, della realtà tutta; da un altro, ritiene che tali sofferenze e ingiustizie siano solo strumenti di cui la storia si serve per il suo progresso.

Comune a tutti i sistemi filosofici antecedenti quello di Hegel era stato il tentativo di fissare criteri eterni su ciò che l'uomo può conoscere del mondo: questa caratteristica vale tanto per Cartesio e Spinoza quanto per Hume e Kant. Ognuno di loro ha cercato di scoprire quale fosse il fondamento della conoscenza umana, ma tutti hanno parlato di presupposti atemporali.
Secondo Hegel, questo non è possibile: ciò che rappresenta il fondamento della conoscenza umana muta di generazione in generazione e per questo non esistono verità eterne, né una ragione atemporale. L'unico punto fisso cui il filosofo può attaccarsi è la storia stessa.
Ma se la storia è in continuo movimento, come può essere un punto fisso?
Anche un fiume cambia continuamente, ma ciò non significa, che non si possa parlare del fiume.
Tuttavia non possiamo chiederci in quale punto della valle tale fiume sia più autentico. No, perché per tutto il suo corso il fiume rimane un fiume.
Per Hegel, la storia è come il corso del fiume: ogni minimo movimento dell'acqua in un punto preciso del fiume è deciso in realtà dalla cascata e dai vortici a monte, ma dipende anche dai sassi e dalle anse presenti nel fiume nel punto in cui ci si frena ad osservarlo. Anche il pensiero della storia è paragonabile al corso di un fiume: sia le idee che scorrono attraverso la tradizione degli uomini che hanno vissuto prima di noi sia le condizioni di vita che dominano l'epoca in cui viviamo influiscono sul nostro modo di pensare. Perciò non è dato sostenere che un dato pensiero valga in eterno, anche se quello stesso pensiero può essere giusto nel momento in cui ci troviamo. Questo non significa che tutto sia sbagliato o che tutto sia giusto, qualcosa può essere giusta o sbagliata soltanto in relazione al contesto storico.

Anche per quanto riguarda la riflessione filosofica, Hegel sottolineò che la ragione è qualcosa di dinamico: è un processo. E la verità è questo stesso processo. Non esistono altri criteri, al di fuori del processo storico, che possano stabilire che cosa sia più vero o più ragionevole.
Non possiamo affermare che Platone avesse torno e Aristotele avesse ragione, e lo stesso vale per Hume o Kant o Schelling. Questo è in modo a-storico di pensare.
Non è possibile strappare un filosofo o un pensiero dai presupposti storici di quel filosofo o di quel pensiero. Però - ed ecco un nuovo punto - dal momento che si aggiunge continuamente qualcosa che prima non c'era, la ragione è progressiva, cioè la conoscenza umana continua a espandersi e quindi ad andare avanti. Lo spirito del mondo si è evoluto e ampliato da Platone a Kant e così in tutte le cose. Secondo Hegel lo spirito del mondo si evolve verso una consapevolezza di se che diventa sempre più grande. Per Hegel, la storia corrisponde al modo in cui lo spirito del mondo lentamente. Acquista consapevolezza di se. Il mondo è sempre esistito, tuttavia, attraverso la cultura e lo sviluppo dell'essere umano, lo spirito del mondo diventa sempre più consapevole del proprio tratto distintivo.
Come poteva esserne sicuro? – Hegel la considera una realtà storica e non qualcosa che egli cerca di predire. Chiunque studi la storia può vedere che l'umanità ha raggiunto la capacità di riconoscere i propri errori e fu svilupparsi. Secondo Hegel, lo studio della storia mostra che l'umanità si sta muovendo verso una razionalità e una libertà sempre maggiori.
Insomma, pur con tutte le sue stranezze, lo sviluppo storico va avanti.
La storia continua a superare se stessa: chi studia la storia noterà che ogni pensiero viene elaborato da quelli preesistenti.
Tuttavia, non appena viene formulato un pensiero, subito viene contraddetto da un altro: in questo modo si vera una tensione tra due modi contrastanti di pensare, tensione che viene poi eliminata attraverso l'enunciazione di un terzo pensiero che tiene conti degli apporti migliori presenti in entrambi i punti di vista. Hegel chiama questo sviluppo dialettico: chiama i tre stadi della conoscenza tesi, antitesi e sintesi. Hegel però non intende imporre uno schema alla storia. Secondo lui possiamo dedurre questo modello dialettico dalla storia stessa. Afferma inoltre di aver scoperto alcune regole alla base dello sviluppo della ragione o del corso dello spirito attraverso la storia. La dialettica hegeliana non è applicabile soltanto alla storia: anche quando discutiamo su un certo argomento, pensiamo in modo dialettico, cerchiamo di scoprire gli errori di un certo modo di pensare - cosa che Hegel chiama penare negativamente - ma dopo che l'abbiamo fatto ne conserviamo il meglio. ES) Hegel era figlio del suo tempo e anche noi lo siamo, neanche le nostre ovvie concezioni supereranno la prova della storia.
Può apparire illegittimo sostenere che Hegel avesse una propria filosofia: con l'espressione filosofia Hegeliana intendiamo anzitutto un metodo per comprendere il corso della storia. Quindi non è possibile parlare di Hegel senza parlare della storia umana.
La filosofia di Hegel non ci insegna niente sulla natura più profonda dell'esistenza: ci insegna a pensare in modo fecondo.
Estratto del documento

1

HEGEL

Il pensiero di Hegel costituisce il momento più alto e maturo raggiunto dall’Idealismo

tedesco e un punto di riferimento fondamentale per la filosofia del XIX e del XX secolo.

La sua filosofia racchiude in una grandiosa sintesi razionale la molteplicità degli aspetti

della realtà e la varietà delle forme culturali con cui l’uomo ha cercato – e cerca – di

comprenderla e pensarla.

Hegel è un vero figlio del Romanticismo, e segue passo passo lo sviluppo dello spirito

tedesco.

Georg Wilhelm Friedrich Hegel nasce a Stoccarda nel 1770 e comincia a studiare

teologia e filosofia a Tubinga all'età di 18 anni. Studia in particolare Kant, Spinoza,

Rousseau e gli Illuministi tedeschi. Essenziali sono gli studi sulla classicità greca, da lui

considerata come un modello di perfezione e di equilibrio fra individuo e comunità, fra

uomo e natura, mai più raggiunto nella storia dell’umanità.

Avverte, inoltre, l’importanza della svolta teorica costituita del Criticismo kantiano e

dall’Idealismo fichtiano. Si schiera tra i sostenitori della Rivoluzione Francese e

costituisce un’associazione politica che segue e commenta gli eventi della Rivoluzione;

Nel 1793 si trasferisce a Berna, lavora come precettore privato e scrive due opere

Vita di Gesù Positività della religione cristiana,

importanti, la e la pubblicate solo agli

inizi del Novecento;

Compie studi di diritto ed economia, occupandosi della riforma del diritto prussiano;

Nel 1800 si reca a Jena, dove si era costituito il primo circolo romantico, e collabora con

Schelling;

Consegue l’abilitazione all’insegnamento, diventa professore all'università di

Heidelberg, il centro del romanticismo nazionale tedesco, e comincia gradualmente a

prendere le distanze dal movimento romantico e dalle giovanili istanze rivoluzionarie;

Fenomenologia dello spirito,

Nel 1807 pubblica il suo primo capolavoro, la nella cui

;

prefazione prende apertamente le distanze dal pensiero di Schelling

Diventa infine professore a Berlino a partire dal 1818, nel periodo in cui la città sta

diventando il baricentro spirituale della Germania.

Hegel mette al centro del suo sistema la storia. La realtà è storia. E la storia e storia

dello spirito. Vi è, quindi, un nesso indissolubile e fondamentale tra la storia e la

filosofia, che viene da lui definita come “il proprio tempo tradotto in pensieri”. La

filosofia non può prescindere dal proprio momento storico; il suo compito è

comprendere ciò che il divenire storico viene realizzando.

Forse nessuno filosofo prima di Hegel ha legato così strettamente la filosofia alla storia,

facendo di questa l’orizzonte e la dimensione fondamentale della realtà. Nel rapporto

tra filosofia e storia si possono individuare in Hegel due momenti, forse legati anche a

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due fasi della riflessione hegeliana sugli avvenimenti allora in corso. Nel primo prevale

la convinzione che la filosofia sia in grado di cogliere ciò che sta maturando nel divenire

storico, in un assaggio che Hegel ritiene cruciale e decisivo per la gestazione di un’età

nuova.

Nel secondo egli ritiene che la filosofia giunga dopo che una fase del processo storico si

è compiuta e miri a comprendere tale processo: non più la filosofia capace di

interpretare il presente, di vedere quel che matura nel futuro prossimo, ma un pensiero

rivolto al passato e a ciò che è già avvenuto.

La concezione hegeliana della storia è essenzialmente ottimista: la realtà è divenire, è

processo; tale processo è governato della razionalità che progredisce verso una meta

che sicuramente raggiungerà, è un processo verso la libertà. Vi è, dentro tale

concezione, la prospettiva di una civiltà, quella dell’Europa del XIX secolo, che sta

affermando la sua egemonia e che è sicura del futuro e della propria capacità di

governarlo. Nella ricostruzione della storia universale Hegel afferma che la liberta ha

mosso i suoi primi passi, in un lontano passato, in oriente, ma che il suo percorso si

conclude con il massimo sviluppo in occidente, “perché l’Europa è semplicemente il

termine della storia universale”. Tale concezione non ignora i contrati, i drammi e le

sofferenze di popoli e individui, ma, da un lato, considera l’opposizione come un

aspetto essenziale della trama della storia, della realtà tutta; da un altro, ritiene che tali

sofferenze e ingiustizie siano solo strumenti di cui la storia si serve per il suo progresso.

Comune a tutti i sistemi filosofici antecedenti quello di Hegel era stato il tentativo di

fissare criteri eterni su ciò che l'uomo può conoscere del mondo: questa caratteristica

vale tanto per Cartesio e Spinoza quanto per Hume e Kant. Ognuno di loro ha cercato di

scoprire quale fosse il fondamento della conoscenza umana, ma tutti hanno parlato di

presupposti atemporali.

Secondo Hegel, questo non è possibile: ciò che rappresenta il fondamento della

conoscenza umana muta di generazione in generazione e per questo non esistono

verità eterne, né una ragione atemporale. L'unico punto fisso cui il filosofo può

attaccarsi è la storia stessa.

Ma se la storia è in continuo movimento, come può essere un punto fisso?

Anche un fiume cambia continuamente, ma ciò non significa, che non si possa parlare

del fiume.

Tuttavia non possiamo chiederci in quale punto della valle tale fiume sia più autentico.

No, perché per tutto il suo corso il fiume rimane un fiume.

Per Hegel, la storia è come il corso del fiume: ogni minimo movimento dell'acqua in un

punto preciso del fiume è deciso in realtà dalla cascata e dai vortici a monte, ma

dipende anche dai sassi e dalle anse presenti nel fiume nel punto in cui ci si frena ad

osservarlo. Anche il pensiero della storia è paragonabile al corso di un fiume: sia le idee

che scorrono attraverso la tradizione degli uomini che hanno vissuto prima di noi sia le

condizioni di vita che dominano l'epoca in cui viviamo influiscono sul nostro modo di

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pensare. Perciò non è dato sostenere che un dato pensiero valga in eterno, anche se

quello stesso pensiero può essere giusto nel momento in cui ci troviamo. Questo non

significa che tutto sia sbagliato o che tutto sia giusto, qualcosa può essere giusta o

sbagliata soltanto in relazione al contesto storico.

Anche per quanto riguarda la riflessione filosofica, Hegel sottolineò che la ragione è

qualcosa di dinamico: è un processo. E la verità è questo stesso processo. Non esistono

altri criteri, al di fuori del processo storico, che possano stabilire che cosa sia più vero o

più ragionevole.

Non possiamo affermare che Platone avesse torno e Aristotele avesse ragione, e lo

stesso vale per Hume o Kant o Schelling. Questo è in modo a-storico di pensare.

Non è possibile strappare un filosofo o un pensiero dai presupposti storici di quel

filosofo o di quel pensiero. Però - ed ecco un nuovo punto - dal momento che si

aggiunge continuamente qualcosa che prima non c'era, la ragione è progressiva, cioè la

conoscenza umana continua a espandersi e quindi ad andare avanti. Lo spirito del

mondo si è evoluto e ampliato da Platone a Kant e così in tutte le cose. Secondo Hegel

lo spirito del mondo si evolve verso una consapevolezza di se che diventa sempre più

grande. Per Hegel, la storia corrisponde al modo in cui lo spirito del mondo lentamente.

Acquista consapevolezza di se. Il mondo è sempre esistito, tuttavia, attraverso la

cultura e lo sviluppo dell'essere umano, lo spirito del mondo diventa sempre più

consapevole del proprio tratto distintivo.

Come poteva esserne sicuro? – Hegel la considera una realtà storica e non qualcosa che

egli cerca di predire. Chiunque studi la storia può vedere che l'umanità ha raggiunto la

capacità di riconoscere i propri errori e fu svilupparsi. Secondo Hegel, lo studio della

storia mostra che l'umanità si sta muovendo verso una razionalità e una libertà sempre

maggiori.

Insomma, pur con tutte le sue stranezze, lo sviluppo storico va avanti.

La storia continua a superare se stessa: chi studia la storia noterà che ogni pensiero

viene elaborato da quelli preesistenti.

Tuttavia, non appena viene formulato un pensiero, subito viene contraddetto da un

altro: in questo modo si vera una tensione tra due modi contrastanti di pensare,

tensione che viene poi eliminata attraverso l'enunciazione di un terzo pensiero che

tiene conti degli apporti migliori presenti in entrambi i punti di vista. Hegel chiama

questo sviluppo dialettico: chiama i tre stadi della conoscenza tesi, antitesi e sintesi.

Hegel però non intende imporre uno schema alla storia. Secondo lui possiamo dedurre

questo modello dialettico dalla storia stessa. Afferma inoltre di aver scoperto alcune

regole alla base dello sviluppo della ragione o del corso dello spirito attraverso la storia.

La dialettica hegeliana non è applicabile soltanto alla storia: anche quando discutiamo

su un certo argomento, pensiamo in modo dialettico, cerchiamo di scoprire gli errori di

un certo modo di pensare - cosa che Hegel chiama penare negativamente - ma dopo

che l'abbiamo fatto ne conserviamo il meglio. ES) Hegel era figlio del suo tempo e

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anche noi lo siamo, neanche le nostre ovvie concezioni supereranno la prova della

storia.

Può apparire illegittimo sostenere che Hegel avesse una propria filosofia: con

l'espressione filosofia Hegeliana intendiamo anzitutto un metodo per comprendere il

corso della storia. Quindi non è possibile parlare di Hegel senza parlare della storia

umana.

La filosofia di Hegel non ci insegna niente sulla natura più profonda dell'esistenza: ci

insegna a pensare in modo fecondo.

Hegel intende cogliere il senso della fase di gestazione e trapasso che la società

moderna sta attraversando, ricomprendendola nell’insieme del processo storico di

sviluppo dello spirito umano. Egli ritiene che il senso ultimo di quel processo sia

essenzialmente divino. Tutto ciò che avviene – o è avvenuto – nella storia è opera di

dio. Dio governa il mondo, la storia mondiale e la realizzazione del suo piano, del

progetto. Ciò spiega perche la storia sia orientata al progresso e sia tesa al

raggiungimento di mete positive.

Ma la storia, per Hegel, è ben più di questo, perche essa è la rappresentazione del

processo divino, assoluto, dello spirito nelle sue forme più alte”; l’intera realtà storica è

il processo attraverso il quale l’Assoluto, dio, si realizza e prende coscienza di sé.

Filosofo, per Hegel, è colui che riesce a vedere, entro la buccia del mondo attuale, il

nocciolo che vi è racchiuso. Vi è una storia essoterica, esteriore, e vi è una storia

esoterica, interna, nascosta (quella dell’Assoluto, del divino) che solo la filosofia riesce

a vedere e a rendere manifesta. Non è difficile vedere, dentro questa concezione della

storia come luogo del divino, una delle idee centrali del Cristianesimo: l’Incarnazione. Il

dio hegeliano non ha però, i tratti propri della rappresentazione tradizionale cristiana:

non è un dio trascendente, non sembra essere un dio-persona. È soprattutto un

principio assoluto che si identifica con la Ragione.

Hegel e il suo tempo

Hegel riconosce il valore dell'Illuminismo, soprattutto in polemica con gli esponenti

della cultura tedesca reazionaria. È fondamentale per lui che l'uomo impari a pensare

davvero, come condizione per costruire una società consapevole e comunitaria.

Riconosciuto questo valore all'Illuminismo, Hegel, però, sottolinea e denuncia

l'astrattezza e l'unilateralità della cultura illuministica. Tali caratteri derivano dai limiti

dell'intelletto. L'unilateralità dell'intelletto deve essere secondo lui superata in una

visione più ampia e complessa, che è quella della ragione.

Hegel e la rivoluzione francese 5

Per il giovane Hegel la rivoluzione francese ha segnato una svolta epocale ed ha fatto

emergere un conflitto fra due visioni del mondo, quindi fra due culture e filosofie: fra

una concezione dogmatica e illiberale e una nuova, forte esigenza di razionalità e

libertà. Dopo esser rimasto deluso dagli sviluppi radicali della rivoluzione e pur avendo

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