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Razionalità del Reale
Hegel afferma che “ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale”. Questa formula
rappresenta il cardine fondamentale del suo pensiero; nella prima parte afferma che la razionalità
non è pura idealità ma la stessa forma di ciò che esiste cioè di ciò che è reale perché la ragione
governa il mondo. Nella seconda parte afferma che la realtà non è una materia cadica, ma la
manifestazione di una struttura irrazionale; da ciò si deduce che la realtà coincide tutta con la
realizzazione il dispiegarsi progressivo di un principio razionale, quindi è reale in quanto si attua
nella realtà in forme concrete. La ragione non rimane un concetto astratto o un ideale ma è
riscontrabile in quanto manifestazione concreta della ragione.
Dunque per Hegel tutto ciò che è ragionevole diventa realtà, attua in forme concrete e afferma che “
un ideale razionale prima o poi si realizza e se non accade non è razionale”. Ma con questa
definizione decide di fare una distinzione fra reale ed esistente in modo da non confondersi: egli
considera reale solo gli aspetti più profondi e universali dell’esistenza come ad esempio sul piano
politico non sono reali i sentimenti ma le istituzioni e lo stato, il reale per Hegel non deve riguardare
il singolo individuo ma universale rappresentato dalle leggi e dallo stato. Invece la manifestazione
dell’esistenza non sono essenziali e non sono veramente reali.
Il Vero e l’Intero
Il secondo cadine del sistema Hegleniamo è dato dal vero e l’intero; quest’asse si basa sull’idea
che la verità non consiste in una considerazione parziale delle cose ma in una visione completa e
globale, infatti Hegel afferma che vero è l’intero, verità. L’intera realtà viene considerata come un
grande organismo, il mondo è considerato come un immensa gamma di manifestazione
dell’assoluto. Ogni aspetto che è legato all’anima, al pensiero , sono parti di un intero le cui singole
parti che lo costituiscono posso essere definite solo se messe in rapporto con il tutto. Ogni
organismo trova il suo significato se viene rapportato con gli altri organi, ad esempio : il fegato
serve a filtrare le sostanze nutritive perché esiste uno stomaco che li assimila e una bocca che le
ingerisce.
Per Hegel li aspetti particolari non costituiscono verità perché per lui il vero è intero, ma afferma
che ogni aspetto parziale della realtà è una parziale manifestazione del tutto mentre è solo
l’intero, il tutto , l’assoluto e l’autentica verità.
Hegel presenta una concezione della realtà come una totalità unitaria dove i diversi aspetti trovano
una collocazione razionale nella realtà; la verità non consiste in una considerazione parziale delle
cose ma nella visione completa e globale delle cose, quindi un singolo aspetto non ci fornisce mai
la realtà nella sua interezza e non ci conduce alla verità.
La Dialettica
L’assoluto non è una sostanza ma un processo e la sua verità è sempre il “risultato” cioè che si
manifesta in tutta la sua pienezza soltanto alla fine del processo stesso. L’assoluto è un “soggetto
che compie un percorso di progressiva manifestazione nella natura, nell’uomo e nelle istituzioni.
Per potersi sviluppare l’assoluto deve seguire un suo sviluppo ma deve seguire una legge per potersi
sviluppare e questa legge è detta Dialettica che spiega in che modo l’assoluto si oggetti vizza cioè
come si manifesta nel reale.
Per comprendere la realtà, la ragione, deve procedete dialetticamente, ovvero attraverso il
contrasto, l’opposizione dei suoi concetti per poi ricondurli da un unità a sintesi, senza
annullare la tesi e l’antitesi che vengono unificate.
La conoscenza dell’assoluto quindi non è un atto di intuizione immediata ma è il frutto di un
movimento dialettico , di un lavoro paziente e anche metodico. La dialettica è la legge interna della
realtà e allo stesso tempo è anche legge del pensiero in quanto la realtà coincide con la ragione e
dunque il piano reale, ontologico e quello logico coincidono.
I Momenti della Dialettica
La dialettica si compone in tre momenti; come Ficht, Hegel presenta la concezione triadica che
presenta una propria dicitura, un linguaggio più complesso; Infatti li definisce cosi
-1 ° momento, La Tesi, “Intellettivo Astratto”
-2° momento, L’Antitesi, “Dialettico o Negativo-Razionale”
-3° momento, La Sintesi, “ Razionale-Positivo o Speculativo”
L’intellettivo astratto
Esso consiste nel considerare:
-1 La realtà costituita da tanti oggetti separati e staticamente separati gli uni dagli altri;
-2 I concetti opposti del pensiero come del tutto distinti e separati gli uni dagli altri.
Questo modo di considerare gli oggetti e concetti separati come sussistenti di per sé e senza
influenze reciproche è opera dell’intelletto che si lascia guidare dal principio d’identità ( A=A) e di
non contraddizione (A=A) ovvero non è , non ha. L’intellettivo mantiene di fatto ogni cosa nel suo
isolamento e rappresenta un pensiero astratto.
Dialettico o Negativo-Razionale
Nel Dialettico o Negativo-Razionale ogni determinazione della realtà si scopre con unilaterale e
limitata e si definisce anche per ciò che non è, cioè con determinazione opposta.
L’antitesi è il secondo momento, ogni affermazione implica una negazione, qui si procede oltre
il principio d’identità e si mettono in rapporto le varie determinazioni opposte; qui si mettono
in movimento la determinazione affermata nella tesi e la determinazione opposta alla tesi, ma la
negazione non basta perché c’è il 3° momento, la sintesi, definito razionale-positivo
Razionale Positivo o Speculativo
Nel momento conclusivo si coglie l’unità e la concretezza delle determinazione opposte e dalla loro
sintesi si coglie il positivo. La sintesi per Hegel è “ Aufehbung” cioè superamento dei primi due
momenti, che toglie l’opposizione fra tesi e antitesi ma è anche quello di conservare la verità di
entrambi e della loro precedente opposizione. Gli opposti nella sintesi non vengono eliminati ma
elevati ad un livello superiore per poter arrivare a un’ unità che risolve il loro carattere di
opposizione; questo momento è detto “momento della negazione delle negazione” perché gli
opposti vengono negati nella loro negatività cioè nella loro separazione e vengono affermati nella
loro unità cioè un concetto superiore che è dato dalla sintesi.
Il Compito della Filosofia di Hegel
La filosofia secondo Hegel si deve occupare di tutto ciò che è reale , di ciò che è, di come è ora
e non come dovrebbe essere. Il dover essere “è un puro ideale astratto e cade al di fuori della
realtà”, e la filosofia ci aiuta a capire la realtà di ora; il dover essere non rientra nel compito della
filosofia perché la realtà essendo ragione è già come deve essere ( in questo momento). La filosofia
ha la funzione “di essere il proprio tempo appresso con il pensiero”, la filosofia deve parlare del
presente, non può guardare il futuro ( non può vedere e prevedere e parlare di epoche future).
Quindi la filosofia deve comprendere il presente e deve dimostrare l’intrinseca necessità, deve
riportare le cose cosi come stanno, la filosofia non deve determinare la società o trasformarla o
guidarla ma la può solo spiegare al termine del suo processo di affermazione e realizzazione.
Hegel paragone la filosofia alla nottola di Minerva che inizia a volare sul far del crepuscolo,
quindi quando la realtà è già fatta, che è un uccello sacro alla dea Minerva nata dal cervello di
Giove e rappresenta la Sapienza. Inoltre Hegel pensa che la filosofia arriva sempre in ritardo e
svolge la funzione di descrivere criticamente la propria epoca perché deve giudicare e
giustificare razionalmente l’esistente, infatti il compito della filosofia diventa quello di
giustificare razionalmente la realtà, che non può andare oltre la propria epoca e deve volgere
il suo sguardo verso i fatti già accaduti spiegandoli attraverso la ragione.
La Fenomenologia dello Spirito
E’ un racconto/romanzo della coscienza ossia il racconto del manifestare(Fenomeno) della
coscienza umana nella storia che si esprime attraverso figure; questa fenomenologia può essere
considerata come il racconto della coscienza che progredisce e che attraverso la presa di coscienza
della tappa evolutiva dello spirito giunge al sapere assoluto.
Attraverso questo cammino Hegel vuole individuare i momenti ossia i passaggi necessari in cui si è
storicamente realizzato il progresso dello spirito che coinvolge il singolo individuo che
l’universalità e quindi tutta l’umanità perché tutti siamo dotati di spirito; E’ presente sia il cammino
della coscienza individuale che la coscienza che raggiunge l’universalità per riconoscere “ragione
come realtà” e “realtà come ragione”.
Nella Dialettica Hegel descrive i momenti che riguardano lo sviluppo dello spirito:
-Coscienza (Tesi)
-Autocoscienza ( Antitesi)
-Ragione (Sintesi)
La Coscienza:
La coscienza rappresenta il primo momento ideale nello sviluppo dello spirito partendo dalla
“sensazione” che ci fa vedere l’oggetto come fenomeno cioè come appare a noi. Segue la
percezione che fa vedere l’oggetto come unità con molta proprietà che può possedere, a seguire si
passa all’intelletto che corrisponde al passaggio finale che sci permette di arrivare
all’autocoscienza. Grazie all’intelletto la coscienza diventa consapevole di essere il soggetto che ci
rappresenta l’oggetto. L’attenzione che la coscienza pone all’oggetto con l’autocoscienza pone
l’attenzione a se stessa quindi dall’oggetto al soggetto.
L’Autocoscienza:
essa rappresenta il secondo momento e si presenta come “pratica” perché all’azione “praxi” ma si
presenta come sociale perché vive all’interno di rapporti sociali con altre autocoscienze; ogni
autocoscienza tende al proprio “riconoscimento” cioè ogni autocoscienza tende ad essere
riconosciuta come autocoscienza da un’altra autocoscienza.
L’autocoscienza si presenta prima come individuale che trova davanti a sé una pluralità (altre
autocoscienze) con cui istaura una competizione che sfocia in un rapporto conflittuale; Ogni
autocoscienza vuole per sé il possesso dell’oggetto desiderato per soddisfare un proprio bisogno, ma
anche le altre auto scienze hanno lo stesso bisogno.
La Ragione
Questo contrasto/contesta è il riconoscimento da parte delle altre autocoscienze cioè la lotta dove
esse devono mettere in gioco la propria vita e far vedere che non si ha paura della morte.
Quando si avrà il riconoscimento da parte delle altre autocoscienze, il vincitore apparirà come il
“signore” mentre il perdente apparirà come colui che ha avuto paura della morte e si è sottometterà
e quindi apparirà come “servo”. Si da vita cosi alla dialettica servo-padrone che rappresenta il
rapporto di potere su cui si basa il mondo antico.
Servo-Padrone
Sulla descrizione del rapporto servo-padrone il processo anti-autocoscienza si incrocia con quello
storico-culturale della storia antica; poiché il servo si è sottomesso al padrone è diventato schiavo
del padrone, dell’autocoscienza forte, lavora per lui, non è più libera ed è trattato come un oggetto,
un attrezzo da lavoro, un aratro. L’unica conoscenza è quella del padrone, perché il servo è
considerato come una cosa, quindi l’autocoscienza del padrone si sta confrontando con una cosa e
non con un’ autocoscienza, il padrone non lavora, il servo invece si ma lavorare non significa
dominare le cose, gli oggetti , mettere negli oggetti l’impronta dello spirito; il padrone è passivo non
fa nulla, non mette l’impronta del suo spirito ma semplicemente lo consuma.
Il servo invece trova nel lavoro l’attività di trasformare la natura, trova la meditazione attraverso cui
si acquisisce la consapevolezza di sé, quindi trasforma la cosa con il proprio lavoro, si proietta da