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Sintesi

Fichte



Subisce l’influenza della filosofia kantiana, vocazione filosofica influenzata soprattutto dalla “critica alla ragion pratica”.
Negli ultimi anni del ‘700 sarà professore a Jena. Qui si collocano le sue opere più importanti e significative sul piano filosofico.
Sarà poi anche professore e rettore dell’università di Berlino.
Nel primo decennio del 1800 scrive i “Discorsi alla nazione tedesca”(1807-1808, momenti legati all’invasione napoleonica).
In questi “discorsi” cerca di individuare le modalità con cui risollevare la Germania dalla servitù politica attraverso l’educazione.
In quest’opera affermerà il primato del popolo tedesco.
Fichte sentirà nella sua vita molto forte la necessità, l’esigenza, dell’azione morale.
Egli costituisce una metafisica dell'infinito, che è nell’uomo e coincide con l’uomo stesso, va ben oltre i limiti posti da Kant, supera il maestro.

La dottrina della scienza


Nell’opera F. si propone di trasformare la filosofia, da semplice ricerca del sapere, a sapere perfetto, assoluto.
Bisogna quindi individuare un principio primo supremo su cui fondare la validità di ogni scienza, che sta alla base del sapere: l’Io o Soggetto.
Estratto del documento

Fichte

Subisce l’influenza della filosofia kantiana, vocazione filosofica influenzata soprattutto dalla “critica alla ragion pratica”.

Negli ultimi anni del ‘700 sarà professore a Jena. Qui si collocano le sue opere più importanti e significative sul piano filosofico.

Sarà poi anche professore e rettore dell’università di Berlino.

Nel primo decennio del 1800 scrive i “Discorsi alla nazione tedesca”(1807-1808, momenti legati all’invasione napoleonica).

In questi “discorsi” cerca di individuare le modalità con cui risollevare la Germania dalla servitù politica attraverso l’educazione.

In quest’opera affermerà il primato del popolo tedesco.

Fichte sentirà nella sua vita molto forte la necessità, l’esigenza, dell’AZIONE MORALE.

Egli costituisce una METAFISICA DELL’INFINITO, che è nell’uomo e coincide con l’uomo stesso, va ben oltre i limiti posti da Kant, supera il maestro.

_La dottrina della scienza_

Nell’opera F. si propone di trasformare la filosofia, da semplice ricerca del sapere, a SAPERE PERFETTO, assoluto.

Bisogna quindi individuare un principio primo supremo su cui fondare la validità di ogni scienza, che sta alla base del

l’Io o Soggetto

sapere: .

Come F. deduce questo principio primo?

Dice che: -l’oggetto esiste in funzione del soggetto.( l’oggetto viene DEDOTTO dal soggetto)

l’oggetto esiste semplicemente come rappresentazione della nostra coscienza

 

Oggetto Coscienza Autocoscienza A sua volta dedotta

AUTOCOSCIENZA

dall’

A fondamento dell’ESSERE per noi c’è la COSCIENZA;

(l’oggetto)

A fondamento della COSCIENZA c’è l’AUTOCOSCIENZA.

I tre principi della deduzione fichtiana

legge d’identità

La dice che se si pone A, significa che A=A. (la legge d’id. era x la filo trad. la base del sapere)

Presuppone che A esista già. implica che A sia , sia posta(dall’Io).

quindi Questo al contempo, però, esistente

Quindi anche la legge d’identità è subordinata all’esistenza dell’Io, perché solo se vale l’identità dell’Io, può valere l’identità

logica di A=A.  l’esistenza dell’Io è necessaria

Il rapporto d’identità quindi è posto dall’Io, ma l’Io non lo può porre se non si pone esistente. ,

e per questo l’Io si pone da sé, si auto crea, attraverso l’AUTOCOSCIENZA: è l’attività dell’intelligenza che costruisce sé stessa.

 per affermare qualsiasi cosa, alla base di tutto ciò che esiste, c’è l’Io.

 Condizione incondizionata di sé stesso;

: l’io pone se stesso 

come attività auto creatrice e infinita;

 principio primo del sapere

l’Io oppone a sé stesso qualcosa che è un NON-IO. Il NON-IO è posto dall’Io ed è nell’IO.

L’Io, per realizzarsi come attività, crea qualcosa che gli si oppone, qualcos’altro da sé .

Ciò deve accadere affinché una coscienza reale sia possibile. Il NON-IO diventa la scena sulla quale opera l’IO.

l’io pone il non io

L’Io, avendo posto il NON-IO ,si trova limitato da esso , si trova quindi ad essere un Io finito, limitato, molteplice.

Con questo raggiungiamo la situazione concreta del mondo, in cui vi sono molteplici Io finiti limitati da Non-Io finiti.

: l’Io oppone nell’Io, all’Io divisibile un Non-Io divisibile.

 (molteplice e finito)

Chiarificazioni e note:

-l’Io e il Non-Io finiti sono compresi nell’Io infinito.

- l’Io infinito non è diverso dagli Io finiti, l’unica differenza è che perdura nel tempo.

- l’Io infinito è la meta ideale. Gli Io finiti tendono a essere l’Io infinito. L’Infinito, per l’uomo, è quindi una missione.

L’uomo è uno SFORZO infinito verso la libertà, una lotta inesauribile contro il limite, contro la natura esterna e la

natura interna (le istituzioni irrazionali e l’egoismo).

la missione non si conclude mai poiché se l’Io, la cui essenza è lo sforzo, riuscisse ad eliminare tuti i suoi ostacoli,

-

cesserebbe di esistere (la vita è lotta e opposizione).

(rifiuto del concetto statico della perfezione, tipico della filosofia classica. La perfezione è lo sforzo infinito di auto-perfezionamento

dell’io)

- l’agire(l’Io) dà origine a una natura plasmata secondo i nostri scopi.

- il compito dell’uomo è : l’UMANIZZAZIONE del MONDO, quindi spiritualizzare le cose e noi stessi.

Con questi “momenti”, F. porta alla sua più alta espressione metafisica la visione rinascimentale e moderna

dell’uomo come libero, sovrano, artefice di sé stesso.

Secondo lo schema della metafisica classica: “operari sequitur esse”, l’azione dell’uomo era specchio della sua natura.

F. ribaltando l’antico assioma “esse sequitur operari”, sostiene che l’essere e la natura dell’uomo siano solo il risultato

delle sue azioni .

_L’Infinità dell’io_

Kant

Per l’IO è finito perché limitato dalla cosa in sé principio formale del conoscere.

Per Fichte l’IO è INFINITO, poiché tutto esiste nell’Io e per l’Io principio formale e materiale a cui si deve la realtà

stessa(non solo la forza della realtà)

L’Io Fichtiano è

- attività assoluta,

- libertà assolta,

- creatività assoluta

 La deduzione di Kant è una deduzione TRASCENDENTALE, cioè finalizzata ad indagare le condizioni di validità

della conoscenza.

 La deduzione di Fichte è una deduzione METAFISICA/ASSOLUTA perché individua un principio assoluto – l’Io

pone, crea, non solo le forme della realtà, ma anche la realtà stessa. –

Per F. se l’Io è responsabile del pensiero della realtà oggettiva, ma anche di quella stessa realtà dal punto di vista materiale, Allora

passaggio dal criticismo all’idealismo –

significa che l’Io è Infinito. --

_La dottrina morale_ perché

La conoscenza presuppone l’esistenza di un io finito a cui si oppone un non-io finito, ma non spiega il .

per poter AGIRE

l’Io pone il non-io ed esiste come attività conoscente solo :

“Agiamo perché conosciamo, ma conosciamo perché siamo destinati ad agire”.

Fichte sostiene che l’IO PRATICO sia la ragione dell’IO TEORETICO, sostiene il primato della ragion pratica sulla ragione

teoretica:

Idealismo etico noi esistiamo per agire e il mondo esiste come teatro della nostra azione.

:

_Ma che cosa significa agire?

_In che senso l’agire assume un carattere morale?

 L’agire assume carattere morale quando assume la forma del “dovere”, cioè un imperativo volto a far trionfare lo

spirito sulla materia. L’agire è morale quando è subordinato alla disciplina del dovere=spiritualizzazione di noi stessi e delle cose.

Come Agire significa imporre al NON-IO le leggi dell’IO mediante sia la sottomissione degli impulsi alla ragione, sia

? plasmando la realtà esterna secondo i nostri scopi.

L’Io, che è libertà, per realizzarsi come attività deve agire moralmente.

sforzo ostacoli

Ma non c’è attività morale senza e non c’è sforzo senza da superare.

Questi ostacoli sono costituiti dalla materia, dal NON-IO, dal limite.

 il NON-IO è condizione indispensabile perché l’IO si realizzi come attività morale.

_La missione sociale dell’uomo e del dotto_ altri Io finiti

Il dovere morale può essere realizzato dall’Io finito solo insieme agli

poiché la sollecitazione al dovere può venire solo da esseri al di fuori di sé, che come me sono NATURE INTELLIGENTI,

a cui riconosco lo stesso scopo della mia esistenza: la libertà.

Così ogni io finito è costretto a porre dei limiti alla sua libertà, ma allo stesso tempo agire in modo che l’umanità risulti

sempre più libera.

Per realizzare questo scopo è necessario che i dotti, gli intellettuali, collaborino ed intervengano.

missione sociale

Questi non devono essere individui isolati. Devono essere persone pubbliche, con una : devono

istruire gli altri sui loro bisogni e istruirli sui mezzi adatti per soddisfarli.

Il dotto come maestro, educatore del genere umano.

Il fine è il perfezionamento morale di tutta l’umanità.

_Conoscenza e pratica della dottrina della scienza_

Il sistema di Fichte si basa su 2 parti principali, discendenti da due punti vista riguardo

L’AZIONE RECIPROCA tra IO e NON-IO

(limitazione reciproca) .

SAPERE TEORETICO SCIENZA del PRATICO

“L’IO PONE SE STESSO COME LIMITATO DAL NON-IO” “l’IO PONE IL NON IO COME LIMITATO DALL’IO”

P.d.v. : P.d.v. : la natura dell’io

processo del conoscere Compito: indagare

Compito: spiegare il L’IO ha una tendenza infinita all’umanizzazione del

coscienza è sempre attiva,

X F. la ma quando non ne mondo : spiritualizzazione delle cose e di noi stessi.

siamo consapevoli la giudichiamo erroneamente passiva.

Perché non ne siamo consapevoli?  è solo una tendenza a essa si

, non una realtà, perché

 perché la produzione del contenuto empirico contrappone la resistenza del NON-IO

, sia come

della rappresentazione avviene grazie natura interna che esterna.

all’IMMAGINAZIONE PRODUTTIVA, della cui attività

l’Io è inconsapevole , e che non è opera diretta dell’IO Dopo ogni ostacolo se ne presenta sempre un altro.

assoluto. L’IO è così sottoposto ad uno sforzo incessante.

Senza la limitazione del L’uomo è uno sforzo infinito

Come avviene il processo del conoscere?

dunque NON-IO non ci sarebbe verso la libertà

esperienza di libertà e di Se superasse ogni ostacolo

coscienza di sé.

L’IO, limitandosi, fa essere una parte di se diversa(il non-io). Questa è cesserebbe di esistere

teoricamente la negazione dell’IO, ma intesa solo come limitazione, Senza resistenze, la libertà e la

parte

negazione di una dell’IO. coscienza di sé sarebbero

 divisibile

si può negare una parte di qualcosa solo se questa è in parti. indeterminate

principio IO divisibile

della divisibilità dell’IO “l’IO oppone nell’IO, a un ,

un NON-IO DIVISIBILE”. La coscienza della libertà, infatti, si

IO empirico

, soggetto manifesta solo quando diventiamo

È sul piano dell’IO empirico che concreto, entità reale consapevoli di una limitazione.

avviene la conoscenza della realtà

Attraverso la conoscenza l’IO si riappropria, progressivamente, ma solo in

parte, di quello che ha posto nel NON-IO .

Quando l’IO crea il NON-IO fa un’azione inconscia, inconsapevole; L’IO produce la realtà

successivamente ne diventa consapevole attraverso i nell’immaginazione produttiva,

gradi di conoscenza . e tale produzione diventa oggetto per

Registrazione del dato sensibile, e sensazione di

 un oggetto che si oppone al soggetto

sensazione il soggetto quando questi la accoglie

Si arriva pian piano alla distinzione sogg./ogg. nell’intelletto.

 intuizione La molteplicità delle percezioni spazio-temporali

 La ragione poi fa astrazione dalla cosa.

intelletto viene ordinata attraverso rapporti di categorie

stabili

 giudizio Viene lavorata la sintesi intellettiva

Propria del filosofo, in cui egli si accorge:

 ragione conclusione

- di compiere un’astrazione dalla cosa o oggetto

- che l’oggetto esiste per il soggetto, di deduce dal

soggetto

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