Concetti Chiave
- Fichte sostiene che l'immaginazione produttiva ci fa percepire il noumeno come autonomo, ma è un'attività inconscia.
- L'Io puro crea la realtà, mentre i singoli io empirici la manifestano e conoscono, superando l'opposizione tra noumeno e Io.
- Non esiste realtà al di fuori dell'Io; la materia è un'illusione e l'Io è assoluto e incondizionato.
- Fichte individua due posizioni: l'idealismo, che vede l'Io come assoluto, e il dogmatismo, che ammette un limite esterno all'Io.
- La libertà dell'Io è paragonata ai poeti che, pur essendo liberi nella creazione, limitano i loro personaggi.
Fichte - Io fichtiano
Gli io finiti percepiscono il noumeno come un qualcosa di autonomo: ciò è dovuto alla facoltà dell’immaginazione produttiva, la quale ci fa apparire le cose come se fossero autonome e non create da noi stessi. Questo accade perché l’immaginazione produttiva è un’attività inconscia e quindi non ne abbiamo coscienza. Ricordiamo però che non è il singolo io a creare la realtà, ma è l’Io puro, di cui il singolo ne è solo una parte, possiamo quindi essere definiti io empirici e siamo il mezzo attraverso cui l’Io si manifesta e conosce, sono infatti i singoli io empirici a superare l’opposizione tra noumeno e Io.
Per lo più l’Io non è, ma si fa; nel senso che pone delle cose che non conosce, ma poi ne diventa cosciente grazie agli Io finiti.Andando a ribadire, non esiste altra realtà al di fuori dell’Io; questo implica che la materia sia apparente, infatti che l’Io crei a livello conoscitivo o a livello ontologico, in questa prospettiva, non fa differenza. L’Io è perciò assoluto e incondizionato.
Fichte partendo da un’esigenza conoscitiva (risolvere il problema del noumeno), ha individuato un soggetto assoluto, metafisico e indipendente e, per lo più, ha capito che il resto è dipendente dall’Io. Il filosofo che più si avvicina alla concezione di Fichte è Spinoza che però credeva che Dio fosse la natura e non il soggetto.
Fichte crede che siano ammissibili solamente due posizioni:
• la sua: l’idealismo, ossia ritenere che non esista nulla di autonomo rispetto all’Io;
• il dogmatismo: ovvero la posizione per cui si afferma che ci sia qualcosa di esterno all’io che limita l’Io. Quindi, un certo senso l’Io dipende da questo qualcosa.
Fichte era stato colpito in particolare dalla Critica della ragion pratica di Kant, dove viene sottolineata la libertà che implica che il soggetto sia incondizionato. Ma, ammettendo una realtà esterna a noi, non vi è più una libertà assoluta, perché siamo vincolati da tale realtà e siccome non riusciamo a conoscere questa realtà, così come ha detto Kant, questa posizione è una forma di dogmatismo.
Fichte non chiarisce però bene la relazione fra l’Io e l’io empirico: si può intuire tuttavia che l’Io sia libero attraverso quello empirico, che però non è libero. Questa questione può essere paragonata ai i poeti che nella creazione del romanzo sono liberi e che però rendono schiavi i personaggi da loro inventati.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo dell'immaginazione produttiva secondo Fichte?
- Come Fichte distingue tra idealismo e dogmatismo?
- In che modo Fichte si differenzia da Spinoza nella sua concezione dell'Io?
L'immaginazione produttiva è una facoltà inconscia che fa apparire le cose come autonome, anche se in realtà sono create dall'Io puro, di cui i singoli io empirici sono solo una parte.
Fichte distingue l'idealismo, che sostiene che nulla esiste autonomamente rispetto all'Io, dal dogmatismo, che afferma l'esistenza di qualcosa di esterno all'Io che lo limita.
Fichte individua un soggetto assoluto e indipendente, mentre Spinoza credeva che Dio fosse la natura e non il soggetto, differenziando così la loro concezione dell'Io.