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Concetti Chiave

  • Fichte defines the self's perpetual activity, or dialectic, occurring in three phases: self-creation, distinction from the non-self, and interaction with the world.
  • The first phase involves the self revealing itself as a self-creating entity, an ontological principle of pure self-awareness and egoity.
  • In the second phase, the self distinguishes itself by opposing a non-self, necessary for its realization, similar to the relationship between a father and a son.
  • The third phase arises when the self, having established the non-self, faces limitations and interacts with the multiplicity of finite selves and objects in the world.
  • Fichte describes finite selves as divided entities, existing concretely in opposition to individual objects, forming the world's multiplicity.

Indice

  1. La dialettica dell'Io
  2. L'auto-coscienza e l'egoità
  3. Il non-Io e la contrapposizione
  4. La molteplicità degli Io finiti

La dialettica dell'Io

Fichte ritiene che la perpetua attività dell’Io, chiamata dialettica, termine che esprime lo stesso processo strutturale dell’essere, avvenga in 3 fasi:

L'auto-coscienza e l'egoità

• l’Io pone se stesso, cioè si rivela come attività auto-creatrice. Tale principio non può essere oggetto di dimostrazione né di deduzione, ma solo di un’intuizione che coglie l’identità dell’Io con se stesso.

In questo caso, però, non si tratta di un semplice principio logico di identità, ma di un principio ontologico, in quanto è l’Io stesso a creare la propria essenza costitutiva. L’Io puro è perciò incondizionata attività creatrice che ha immediata e intuitiva consapevolezza di sé: è quindi definito auto-coscienza oppure egoità;

Il non-Io e la contrapposizione

• nel momento in cui si afferma, l’Io si determina e determinandosi si distingue e si contrappone al diverso da sé, quindi, l’Io pone il non-Io. L’Io deve necessariamente opporsi a un non-Io, ossia all’oggetto, in quanto, essendo suprema attività, ha bisogno di qualcosa di altro da sé per realizzarsi. Per comprendere meglio questo concetto bisogna pensare a un padre e a un figlio: come posso sapere chi è il padre se non c’è il figlio? Sono due “concetti opposti”, ma, al tempo stesso, sono necessari e non si escludono. Quindi, al fine di conoscersi, l’Io deve distinguersi da un qualcosa diverso da lui: oppone quindi a sé stesso un non Io;

La molteplicità degli Io finiti

• il fatto che l’Io, avendo posto il non-Io, si trovi a essere limitato da questo, dà origine alla terza fase che si riferisce alla concreta situazione del nostro essere nel mondo, in cui si fronteggiamo una molteplicità di cose (non-Io) e una pluralità di persone, che Fichte definisce io finiti. Quindi l’io oppone, nell’Io, all’io divisibile un non-Io divisibile, cioè, avendo posto il non-Io come antitesi indispensabile alla sua attività, l’Io si particolarizza nei singoli io finiti che costituiscono il mondo e la sua molteplicità, e quindi si trova a esistere concretamente. Questi Io finiti saranno quindi contrapposti alle singole cose.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo dell'Io nella dialettica di Fichte?
  2. L'Io è visto come un'attività auto-creatrice che si rivela attraverso un'intuizione, non dimostrabile o deducibile, e rappresenta un principio ontologico di auto-coscienza.

  3. Come si sviluppa la relazione tra l'Io e il non-Io secondo Fichte?
  4. L'Io si determina e si contrappone al non-Io per realizzarsi, poiché ha bisogno di qualcosa di diverso da sé per esistere, simile al rapporto tra padre e figlio.

  5. Cosa rappresenta la terza fase della dialettica di Fichte?
  6. La terza fase riguarda la situazione concreta dell'essere nel mondo, dove l'Io si particolarizza in io finiti, opponendosi a una molteplicità di cose e persone, esistendo così concretamente.

Domande e risposte

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