Concetti Chiave
- Feuerbach sosteneva che la religione è un riflesso della coscienza umana dell'infinito e non della limitazione.
- Secondo Feuerbach, Dio è una proiezione dell'essenza umana, rappresentando le qualità ideali che l'uomo desidera in sé.
- La religione cristiana, per Feuerbach, è il rapporto dell'uomo con se stesso, visto però come un essere distinto e divino.
- Feuerbach capovolge la concezione tradizionale: l'uomo crea Dio a sua immagine, non viceversa.
- La sua filosofia introduce l'idea che "Homo homini deus est", segnando un cambiamento radicale nella visione del divino.
Ludwig Feuerbach – radici teologiche della protesta umana contro Dio
Per comprendere la questione della fede e della religione nella nostra contemporaneità, non è possibile prescindere dalle radici da cui è iniziato il movimento di progressiva protesta e allontanamento dalla figura di Dio, perché se è vero che ciò non significa che la “causa” della situazione odierna sia dovuta automaticamente al passata, la storia di com’è iniziata e si è evoluta la storia moderna della messa in questione di Dio, può comunque suggerire alcuni filoni per pensare, nominare e guardare la situazione attuale. Feurbach fu uno dei filosofi che maggiormente si focalizzò sul termine della religione, nella sua opera “L’essenza del cristianesimo”, pubblicata nel 1841, egli afferma che «il mistero della teologia è l’antropologia», in questo contesto, la religione è «coscienza dell’infinito; essa dunque è, e non può essere altro, che la conoscenza che l’uomo ha, non della limitazione, ma dell’infinità del proprio essere». «Ciò che l’uomo pone come oggetto null'altro è che il suo stesso essere oggettivo. Come l’uomo pensa quali sono i suoi principi, tale è il suo dio: quanto l’uomo vale, tanto e non più vale il suo dio. La coscienza che l’uomo ha di Dio è la conoscenza che l’uomo ha di sé. Tu conosci l’uomo dal suo dio e, reciprocamente, Dio dall’uomo; l’uno e l’altro si identificano. Per l’uomo Dio è il proprio spirito, la propria anima, e ciò che per l’uomo è spirito, ciò che è la sua anima, il suo cuore, quello è il suo dio: Dio è l’intimo rivelato, l’essenza dell’uomo espressa; la religione è la solenne rivelazione dei tesori celati dell'uomo, la pubblica professione dei suoi segreti d’amore». E ancora: «La religione, perlomeno quella cristiana, è l’insieme dei rapporti dell’uomo con se stesso, o meglio con il proprio essere, riguardato però come un altro essere. L’essere divino non è altro che l’essere dell’uomo liberato dai limiti dell’individuo, cioè dai limiti della corporeità e della realtà, e oggettivato, ossia contemplato e adorato come un altro essere da lui distinto. Tutte le qualificazioni dell’essere divino sono perciò qualificazioni dell’essere umano». L’uomo delinea, «proietta» quindi per così dire il suo proprio essere auspicabile, la realizzazione e il compimento di se stessa in un essere che chiama «Dio». Di conseguenza, Feuerbach capovolge poi anche l’affermazione di Genesi 1,27: «Dio creò gli uomini a sua immagine; ad immagine di Dio li creò» così: «Dapprima l’uomo... crea Dio secondo la propria immagine, e solo allora questo Dio a sua volta... torna a creare l'uomo secondo la propria immagine». Qui si può effettivamente affermare: «Homo homini deus est - questo è…il supremo principio pratico che segnerà una svolta decisiva nella storia del mondo».Domande da interrogazione
- Qual è il concetto centrale dell'opera di Feuerbach "L'essenza del cristianesimo"?
- Come Feuerbach interpreta la relazione tra uomo e Dio?
- In che modo Feuerbach capovolge l'affermazione biblica di Genesi 1,27?
- Qual è il principio pratico supremo secondo Feuerbach?
Feuerbach sostiene che "il mistero della teologia è l'antropologia", indicando che la religione è una proiezione dell'infinità dell'essere umano e che Dio è una manifestazione dell'essenza umana.
Feuerbach afferma che la coscienza che l'uomo ha di Dio è la conoscenza che l'uomo ha di sé stesso, suggerendo che Dio è una proiezione dell'essere umano, liberato dai limiti della corporeità e della realtà.
Feuerbach inverte l'affermazione dicendo che l'uomo crea Dio a sua immagine e solo successivamente questo Dio ricrea l'uomo secondo la propria immagine, sottolineando l'idea che Dio è una creazione umana.
Feuerbach conclude che "Homo homini deus est", indicando che l'uomo è il dio per l'altro uomo, un principio che segnerà una svolta decisiva nella storia del mondo.