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Ludwig Andreas Feurbach
Nel dibattito sulla religione che anima la Sinistra hegeliana la figura di maggiore spicco è quella di Feuerbach, che conduce la propria critica della religione su un terreno esclusivamente filosofico: il risultato è una filosofia della religione su basi radicalmente materialistiche.
L’incontro con Hegel costituisce il movimento più significativo della sua biografia intellettuale; infatti è solo grazie all’influenza delle lezioni hegeliana che Feuerbach approda allo studio della filosofia.
Feuerbach condivide l’impostazione logica sul pensiero hegeliano, mostrando un vivo interesse per il particolare, la corporeità, rapporti intersoggettivi, nella loro dimensione fisica. Questo interesse lo induce ad assumere la posizione di un vero e proprio “anti-Hegel” sottoponendo la filosofia hegeliana a un’aspra critica. Tale critica, costituisce un passaggio fondamentale di quella dissoluzione dell’hegelismo cui parteciperanno tutti gli esponenti principali del pensiero dell’epoca, da Kierkegaard a Schopenhauer.
In realtà, al di là de questa presa di distanza, resta evidente nel pensiero di Feuerbach matura l’impronta della formazione hegeliana: lo stesso Feuerbach che, all’inizio della sua attività filosofica, pur non condividendo la posizione del maestro, ha messo consapevolmente a tacere il proprio senso critico nei suoi confronti. Feuerbach individua nel pensiero hegeliano il compimento della filosofia moderna e, in quanto tale, esprime nella maniera più evidente e radicale i suoi aspetti negativi:
• La frattura del pensiero nei confronti della sensibilità;
• Il significato essenzialmente teologico.
Il QUI e l’ORA della certezza sensibile non sono un “questo” reale, ma pure
astrazioni: è un questo logico, cioè un “questo” del pensiero espresso dalla parola che
può essere indistintamente valido per tutti gli oggetti, in quanto è un mero pensiero,
che è universale. Il questo reale, invece, è un’entità sempre individuale, unica e
irriducibile, che non può essere colto dal pensiero, ma può essere solo percepito dai
sensi.
A riguardo Feuerbach ci fa un esempio: quando qualcuno parla della propria casa,
utilizza l’aggettivo QUESTA, il quale, anche se può essere applicato a tutte le case,
non implica che il padrone, sia disposto a cederla con qualsiasi altra casa; con ciò,
vuole affermare anche che il diritto è fondato sul riconoscimento dell’esistenza di una
differenza reale tra gli oggetti in possesso dei diversi individui. D la conseguenza,
l’utilizzo dell’aggettivo QUESTO nell’accezione in cui lo usa Hegel nella
Fenomenologia dello Spirito, il risultato sarebbe la soppressione di ogni diritto.
Il disconoscimento della sensibilità che caratterizza la Filosofia Moderna è da
ricondurre all’influenza della religione e della teologia cristiane. Esse, secondo
Feuerbach, hanno imposto temi materiali ai sistemi filosofici dell’Età Moderna
contribuendo a distogliere l’attenzione dalla sfera mondana dei bisogni concreti e
materiali dell’uomo.
Il Cristianesimo, dunque, è uno spartiacque tra il pensiero moderno e il pensiero
antico, che aveva posto al centro della propria indagine, non Dio, ma l’uomo.
Feuerbach riconosce che il rapporto tra teologia e filosofia moderna, è apparentemente
un rapporto di opposizione: nell’intento di liberare la teologia cristiana dalle
contraddizioni che in essa derivano, il pensiero moderno attua una graduale
dissoluzione del teismo, che culmina nell’identificazione hegeliana tra Dio e LOGOS,
che fa di Dio un principio impersonale e immanente alla ragione umana. Ciò non
significa, però, che la filosofia speculativa, degli idealisti superi l’orizzonte della
teologia: presentando Dio come Sostanza reale la Filosofia Idealista non fa altro che
presentare una nuova forma di teologia, differente da quella antica solo per il suo
carattere puramente razionale. Questo carattere segna un ulteriore allontanamento della
natura sensibile. In altri termini, la Filosofia Moderna ha sì trasformato Dio in
“ragione”, ma conferendo alla ragione lo stesso carattere astratto del Dio tradizionale,
separando nettamente la ragione dalla sensibilità. Feuerbach quindi definisce la
filosofia moderna Filosofia teologizzante: l’astrazione della sensibilità è, infatti, una
condizione necessaria della filosofia come lo è per la teologia.
SCHEMA n’1
TEOLOGIAFILOSOFIA MODERNA
Ha un carattere sentimentale Ha un carattere razionale
Concepisce Dio come privo Identifica Dio con la ragione
di determinazioni, immateriale
e trascendente
Separano la ragione dalla Sensibilità Umana
Il punto della critica di Feuerbach a Hegel è la critica del metodo del rovesciamento
(UMKEHRUNG). Per Feuerbach la dialettica hegeliana è un procedimento che
capovolge i rapporti di predicazione realmente esistenti perché pone come Soggetto
l’Idea (Universale e astratta), riducendo gli individui concreti a determinazioni e
attributi dell’Idea. Nella realtà invece, è esattamente il contrario, poiché il primum
(Soggetto), non può che essere un individuo, che tra i suoi possibili attributi, ha anche
quello del pensiero (Idea). Quindi la restaurazione dei rapporti di predicazione,
richiede un rovesciamento del “rovesciamento” attuato dalla filosofia hegeliana,
attraverso cui l’individuo sia ricollocato nella sua posizione di Soggetto. Questa critica
dimostra chiaramente che Feuerbach continua a servirsi degli strumenti teorici di
Hegel: il rovesciamento del rovesciamento, a cui allude Feuerbach non è altro che la
negazione della negazione, cuore della dialettica hegeliana.
La filosofia hegeliana è un esempio significativo della separazione prodotta dalle
teorie filosofiche tra il pensiero e la realtà. All’Essere di Hegel (un ente privo di
qualificazioni, astratto), Feuerbach contrappone l’Essere Reale (entità dotata di
sensibilità, concreta). Secondo Feuerbach, il disconoscimento della sensibilità è solo
un effetto dell’influenza esercitata dalla teologia cristiana nella filosofia moderna.
Quindi per ristabilire il valore della sensibilità, occorre un rovesciamento della
dialettica hegeliana.
SCHEMA n’2 HEGEL FEUERBACH
Rovesciamento dei Rovesciamento della
rapporti di dialettica hegeliana
predicazione reale
PENSIERO INDIVIDUO PENSIERO
INDIVIDUO
= = =
=
SOGGETTO ATTRIBUTO ATTRIBUTO
SOGGETTO
La critica della filosofia moderna procede di pari passo, in Feuerbach, con la critica
della religione. La categoria fondamentale della critica feuerbachiana della religione è
la categoria di alienazione. Feuerbach, infatti, riconduce la genesi di tutte le religioni
ad un processo di alienazione articolato in due momenti: nel primo, l’uomo allontana
da sé la propria essenza, trasferendola in un altro essere che è Dio; nel secondo, si
sforza, invece, di recuperarla, credendo che quel Dio, esista per lui e per la sua
salvezza. La religione, quindi, risulta avere due funzioni, una repulsiva ed una
attrattiva. Feuerbach descrive questo processo di alienazione come sistole e diastole
religiosa. Come la circolazione arteriosa spinge il sangue
“
fino alle più estremità , mentre quella venosa lo
riporta indietro, come la vita in genere consiste in
una perenne sistole e diastole, così è anche per la
religione. Nella sistole religiosa l’uomo espelle da
se la sua propria essenza, respinge, rigetta sé stesso;
nella diastole religiosa riprende nel suo cuore
”
l’essenza espulsa.
[ L. Feuerbach § L’essenza del cristianesimo]
SCHEMA n’3
Dio come essenza Facoltà repulsiva
che agisce da sé della religione
SISTOLE RELIGIOSA
SCHEMA n’4
Dio come essenza che Facoltà attrattiva
agisce in me, con me, della religione
attraverso di me, per
me, su di me DIASTOLE RELIGIOSA
Le religioni risulterebbero anch’esse fondate su un vistoso rovesciamento della realtà,
in quanto presenta Dio come creatore degli uomini, quando in realtà, per Feuerbach, è
l’uomo ad aver creato Dio, alienando la propria essenza. Perciò tutte le caratteristiche
che l’uomo attribuisce a Dio, sono caratteristiche umane.
Secondo Feuerbach, tre sono le cause dell’alienazione religiosa dell’uomo:
Squilibrio ontologico tra la finitezza dell’uomo e l’infinitezza della sua essenza;
La consapevolezza di questo squilibrio fa sorgere nell’uomo l’idea, il desiderio, di
trascendere la propria finitezza, spingendolo a separarsi dalla sua essenza,
proiettandola al di fuori di sé, in un’essenza distinta e indipendente.
Contraddizione tra l’infinitezza dell’uomo e la limitatezza delle sue capacità di
perseguire ciò che desidera;
Questa contraddizione viene risolta mediante l’alienazione e l’oggettivazione dei
propri desideri realizzati in un Ente eterno, che è appunto Dio.
Genesi dell’idea di Dio non come alienazione dell’essenza o dei desideri umani,
ma piuttosto come il frutto dell’ipostatizzazione del sentimento di dipendenza
dell’uomo dalla natura.
[ Ipostatizzazione: personificazione, rappresentazione concreta di un valore astratto.]
Il potere che la natura esercita sugli esseri umani viene da essi ricondotto ad un essere
ben definito, che è Dio, considerato come creatore del mondo naturale e delle leggi che
lo regolano. Questa tesi equivale ad affermare che non è Dio ad aver creato la natura
ma è piuttosto Dio ad avere il fondamento della sua esistenza nella natura stessa.
L’interpretazione dell’alienazione religiosa implica la riduzione della teologia ad
antropologia: se Dio non è altro che il frutto dell’alienazione dell’essenza umana,
allora l’uomo raggiunge una piena forma di conoscenza di sé. Poiché Dio non è che
una proiezione dell’essenza umana, aver coscienza di Dio vuol dire avere coscienza di
sé, ovvero autocoscienza.
Si tratta però di una conoscenza indiretta e inconsapevole, in quanto il fondamento
dell’essenza della religione consiste nel fatto che l’uomo resti ignaro dell’identità tra
uomo e Dio, in quanto sua produzione. Soltanto il filosofo ha il sufficiente distacco
critico per cogliere “la natura della religione” come produzione umana avviando così
il processo di dissoluzione della teologia nell’antropologia, passaggio necessario
affinché l’uomo possa attingere una conoscenza verace e compiuta di sé.
Feuerbach attribuisce dunque alla filosofia il compito di superare la teologia per
costruire una vera antropologia: l’alienazione religiosa è un processo attraverso cui