Concetti Chiave
- L'Eroico Furore è uno slancio irrazionale verso l'immedesimazione con il divino, parallelo alla contemplazione plotiniana.
- Il mito di Atteone simboleggia l'anima umana che, nel cercare la natura, diventa essa stessa natura.
- Bruno rappresenta il filosofo come un "furioso" che, attraverso uno sforzo eroico, si immedesima con il processo cosmico.
- Critica le morali ascetiche a favore di una morale attivistica che esalta la fatica e l'ingegnosità umana.
- Per Bruno, l'uomo crea la propria condizione nel mondo attraverso il lavoro e la propria operosità, non tramite la redenzione cristiana.
Indice
L'eroico furore e l'indiamento
Alla contemplazione plotiniana corrisponde L’Eroico Furore: esso è una forma di “indiamento”, cioè slancio irrazionale il cui fine è l’immedesimazione con il divino = brama d’amore. Mentre all’estasi plotiniana, corrisponde l’esperienza magica, cioè la visione magica dell’unità della natura e della sua vita inesauribile.
Il mito di Atteone e la natura
Il senso di questa esperienza è indicato nel mito di Atteone: un cacciatore, Atteone, riesce a contemplare la dea Diana nuda, per questo è trasformato in preda anziché cacciatore, ed è sbranato dai suoi stessi cani, veltri e mastini. Tale mito è metafora dell’anima umana che, andando in cerca della natura e giunta finalmente a vederla, diventa essa stessa natura. Diana = divinità immanente;
Atteone = intelletto unico alla caccia della verità e bellezza divina;
Veltri = Pensieri che lo predano;
Mastini = le volizioni e le passioni che ugualmente lo predano;
La verità interiore e il filosofo furioso
La verità ricercata è nell’uomo stesso che, quando scopre di possederla, è bramato dai suoi stessi pensieri. Perciò comprende che già avendola contratta in se, non è necessario cercarla al di fuori. Per Bruno, il filosofo è il «furioso» l’assetato di Dio che mediante uno sforzo «eroico» (eroico deriv. da Eros) raggiunge un’immedesimazione extramondana con il processo cosmico.
Critica alla morale ascetica e celebrazione del lavoro
Infine, nelle sue opere si può cogliere lo sdegno con cui si rivolge ad ogni morale ascetica e misticheggiante in favore di una morale attivistica, esaltante i valori della fatica, dell’ingegnosità e del lavoro umano. Critica in questo modo, il mito dell’età dell’oro, e celebra il lavoro come attività che assoggetta la materia all’intelligenza e fonda l’unicità della specie umana. L’uomo quindi conquista a se medesimo la sua condizione nel mondo, consapevole che l’artefice del reale della sua redenzione non è Cristo ma, la sua stessa operosità e il suo contributo attivo nel mondo.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato dell'"eroico furore" secondo il testo?
- Come viene interpretato il mito di Atteone nel contesto della natura?
- Qual è la critica di Bruno alla morale ascetica?
L'"eroico furore" è descritto come uno slancio irrazionale verso l'immedesimazione con il divino, simile alla contemplazione plotiniana, e rappresenta una brama d'amore e un'esperienza magica dell'unità della natura.
Il mito di Atteone è una metafora dell'anima umana che, cercando la natura e riuscendo a vederla, diventa essa stessa natura. Atteone rappresenta l'intelletto alla ricerca della verità e bellezza divina, mentre i veltri e i mastini simboleggiano i pensieri e le passioni che lo predano.
Bruno critica la morale ascetica e misticheggiante, esaltando invece una morale attivistica che valorizza la fatica, l'ingegnosità e il lavoro umano, celebrando il lavoro come mezzo per assoggettare la materia all'intelligenza e fondare l'unicità della specie umana.