Concetti Chiave
- L'arte contemporanea è in crisi a causa della fluidificazione dei metodi tradizionali di critica e filosofia artistica, influenzata da media e tecnologia.
- L'economia e il consumo di massa hanno compromesso l'autonomia artistica, trasformando il panorama artistico quotidiano.
- Le avanguardie artistiche hanno spezzato i confini tradizionali, abbandonando pittura e scultura per esplorare nuove forme di creatività illimitata.
- Walter Benjamin ha evidenziato la politicizzazione dell'arte e il passaggio verso un universo visivo plurale e generalizzato.
- La "spettacolarizzazione dell'arte" vede il consumatore attribuire significati a un'estetica diffusa, creando una serie di simulacri infiniti.
Crisi delle pratiche artistiche
L’esplosione mimetica delle pratiche artistiche e l’accelerazione mediatica e tecnologica hanno costituito con forza nel nuovo millennio la messa in stato di crisi di fluidificazione degli approcci consolidati sia della critica dell’arte che della filosofia dell’arte. Così come la materialità economica e il consumo di massa hanno affermato la propria rivalsa sull’autonomia delle arti e della loro tradizionale compagine sistematica.
Questo è il nostro paesaggio quotidiano, fenomeno sollevato dalle avanguardie artistiche che furono in grado di rompere risolutamente con il passato e di abolire i limiti del linguaggio artistico tradizionale basato ancora su pittura e scultura, per attingere piuttosto ad una creatività e immaginario dalle risorse sconfinate. Un celeberrimo saggio breve di Walter Benjamin intitolato “L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica”, denuncia l’estetizzazione della politica ma andava simultaneamente ad attestare ciò che noi siamo abituati a riconoscere come l’universo plurale dal regime visuale visivo generalizzato.Spettacolarizzazione dell'arte
Tutti i sistemi di presentazione dell’arte ne sono stati travolti inglobando territori fino ad allora inesplorati e veicoli segnici nei quali ogni elemento acquista rapidamente un nuovo senso, si parla di “spettacolarizzazione dell’arte”. È il consumatore stesso ad assegnare significati ad un’arte ridotta o dissolta in un semplice fare estetizzante, il rimbalzo di questa condizione dell’arte è quello di un avvento di un’esteticità diffusa in cui il fare si sforma e si moltiplica in serie di simulacri all’infinito.