Concetti Chiave
- L'aristotelismo rinascimentale si sviluppa principalmente a Padova con una forte tendenza anti-scolastica, focalizzandosi sulla filosofia naturale e la ricerca razionale.
- Due principali correnti aristoteliche sono l'averroismo, che sostiene un unico intelletto immortale, e l'alessandrismo, che associa l'intelletto attivo a Dio e nega l'immortalità dell'anima umana.
- Le correnti aristoteliche rinascimentali promuovono una separazione tra fede e ragione, facilitando la laicizzazione della cultura attraverso la teoria della "doppia verità".
- Pietro Pomponazzi, noto aristotelico, sostiene che il mondo è governato da un ordine naturale, negando l'intervento diretto di Dio e rivalutando fenomeni come miracoli e incantesimi come eventi naturali.
- Pomponazzi, nel suo lavoro sull'immortalità dell'anima, afferma la necessità del corpo per l'anima, rendendo dubbia l'immortalità e descrivendo la virtù come il proprio premio.
Indice
L'aristotelismo rinascimentale a Padova
Nelle università fiorisce l’ “aristotelismo rinascimentale”, caratterizzato per una forte tendenza anti-scolastica. La sede principale dell’aristotelismo è Padova, nella cui università si studiava il pensiero di Aristotele fin dal XIII secolo.
Gli aristotelici tendevano alla rinascita della ricerca razionale, specialmente della filosofia naturale. Essi si dividono in due indirizzi:
Averroismo e alessandrismo
l'averroismo, per cui la conoscenza umana si deve a un unico intelletto (attivo e passivo). Esso separato dai singoli individui e immortale;
l'alessandrismo, per cui l'intelletto attivo (unico, separato dai singoli individui e immortale) coincide con Dio. Invece, nell'uomo esiste il solo intelletto passivo, mortale come il corpo.
Entrambi mettono in discussione, seppure per motivi diversi, l’immortalità dell’anima. Alessandristi e averroisti presentano interessi e temi comuni.
Mentalità naturalistico-razionalistica
Entrambe le correnti presentano una medesima mentalità naturalistico-razionalistica, che vede nella natura il campo privilegiato della filosofia e nella ragione l’unico metodo della ricerca.
Entrambi gli indirizzi si occupano di gnoseologia e del problema dell’anima, e si mostrano aperti al tema rinascimentale e platonico della dignità dell’essere umano.
La teoria della doppia verità
Presentano una radicale separazione tra il campo della fede e quello della ragione, secondo la teoria della “doppia verità”, secondo la quale alcune tesi possono essere più probabili (ma non assolutamente certa) secondo la ragione e secondo Aristotele rispetto alle tesi opposte, che tuttavia debbono essere accettate per fede.
Grazie ad essa, molti studiosi poterono difendersi dagli inquisitori ecclesiastici e professare nuove dottrine, facilitando la laicizzazione della cultura.
Pietro Pomponazzi e l'ordine naturale
Il più famoso degli aristotelici del Rinascimento fu Pietro Pomponazzi, fondatore della scuola alessandrista. Nato a Mantova nel 1462, insegnò a Padova e Bologna, dove nel 1525.
Egli sostiene che il mondo è retto da un ordine naturale razionale e necessario, che esclude l’intervento diretto di Dio o poteri soprannaturali.
Nell’opera Gli incantamenti sostiene che i miracoli e gli incantesimi, sono in realtà fatti naturali, che rientrano nell’ordine naturale del mondo. Sono dovuti all’influsso dei corpi celesti, il tramite dell’azione di Dio sul mondo: Dio non agisce direttamente sulle cose naturali, perché tutte le azioni si trasmettono lungo i gradi gerarchici della realtà.
Nel suo scritto più celebre, Sull’immortalità dell’anima, sottolinea che l’anima ha bisogno del copro per esistere e operare.
L'anima e il corpo secondo Pomponazzi
l'anima sensitiva ha bisogno del corpo sia come soggetto, perché ha bisogno di organi di senso, sia come oggetto, perché può percepire solo cose corporee;
l'anima intellettiva ha bisogno del corpo come oggetto, perché per conoscere deve percepire le cose corporee con i sensi.
Dunque, l'immortalità dell'anima diventa dubbia. Ciò però non annulla la possibilità della vita morale, che non va giustificata ricorrendo al soprannaturale. Infatti, essa è parte dell’ordine naturale delle cose. Il premio della virtù è la virtù stessa, che rende l’uomo felice.
Pomponazzi, rifacendosi alla teoria della doppia verità, conclude che la mortalità dell’anima è più probabile secondo la ragione, per quanto la sua immortalità sia un dogma di fede, che ogni credente deve accettare.
Libero arbitrio e predestinazione
Nell’opera Sul destino, il libero arbitrio e la predestinazione Pomponazzi esamina il problema della conciliazione tra libertà umana e predeterminazione divina. Egli sosteneva che libertà dell'uomo sia conciliabile con la predeterminazione ma non con l'onnipotenza di Dio. Riteneva valida la visione stoica di un ordine cosmico necessario stabilito da Dio, causa sia del bene che del male, entrambi essenziali per la compiutezza dell’universo, in cui, come in ogni organismo vivente, devono esserci sia parti pure che impure. Tuttavia, Pomponazzi afferma che a queste conclusioni della ragione siano da preferire le credenze della fede.
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali correnti dell'aristotelismo rinascimentale?
- Qual è il contributo di Pietro Pomponazzi all'aristotelismo rinascimentale?
- Come Pomponazzi interpreta i miracoli e gli incantesimi?
- Qual è la posizione di Pomponazzi sull'immortalità dell'anima?
- Come Pomponazzi concilia la libertà umana con la predeterminazione divina?
Le principali correnti dell'aristotelismo rinascimentale sono l'averroismo e l'alessandrismo, entrambe caratterizzate da una mentalità naturalistico-razionalistica e dalla teoria della "doppia verità".
Pietro Pomponazzi, fondatore della scuola alessandrista, ha sostenuto che il mondo è retto da un ordine naturale razionale e necessario, escludendo l'intervento diretto di Dio, e ha messo in dubbio l'immortalità dell'anima.
Pomponazzi interpreta i miracoli e gli incantesimi come fatti naturali, dovuti all'influsso dei corpi celesti, e non come interventi diretti di Dio.
Pomponazzi ritiene che l'immortalità dell'anima sia dubbia secondo la ragione, ma accettata come dogma di fede, sostenendo che l'anima ha bisogno del corpo per esistere e operare.
Pomponazzi sostiene che la libertà umana è conciliabile con la predeterminazione divina, ma non con l'onnipotenza di Dio, preferendo le credenze della fede alle conclusioni della ragione.