Concetti Chiave
- La scolastica del XIII secolo ha visto la nascita delle università, che divennero il fulcro della cultura filosofica e scientifica nel mondo latino.
- I metodi di insegnamento medievali comprendevano la Lectio, Quaestio e Disputatio, che stimolavano la lettura critica, la discussione e il dibattito.
- Anselmo di Canterbury utilizzava la dialettica per sostenere la fede cristiana, sviluppando argomenti ontologici come nel Monologion e Proslogion.
- Tommaso d'Aquino distingue tra essenza ed esistenza, rifiutando l'argomento ontologico di Anselmo e proponendo le cinque vie come dimostrazioni a posteriori dell'esistenza di Dio.
- La filosofia medievale vedeva un dialogo complesso tra ragione e fede, con la teologia che utilizzava strumenti logici ma poggiava su verità di fede.
Indice
- Il XIII secolo e la nascita delle università
- La filosofia scolastica e le arti liberali
- L'autonomia delle università medievali
- La didattica medievale: lectio, quaestio e disputatio
- L'uso delle auctoritates nella scolastica
- Aristotele e la cultura cristiana
- La relazione tra filosofia e teologia nel XIII secolo
- La vita e il pensiero di Anselmo
- La distinzione tra essenza ed essere secondo Tommaso
- La critica di Tommaso all'argomento di Anselmo
- Le cinque vie di Tommaso per dimostrare l'esistenza di Dio
- La fede e la razionalità secondo Tommaso
Il XIII secolo e la nascita delle università
- Nel XIII secolo il baricentro della cultura filosofica e scientifica si è
definitivamente spostato nel mondo latino
- Nascono le università
La filosofia scolastica e le arti liberali
- Questo periodo è spesso definito scolastica in quanto le scholae sono
lo spazio privilegiato di tutta la cultura, la filosofia di questo periodo si
sviluppa nelle università
- Non rappresenta un pensiero unitario e omogeneo ma esprime un
modello di razionalità che si alimenta attraverso il confronto critico con
i testi
- Si formano corporazioni di arti e mestieri che tutelano gli interessi
collettivi
- La filosofia corrisponde alla facoltà delle arti liberali, che si
arricchiscono di nuovi programmi di studio integrando il trivio
(grammatica, retorica e dialettica) e il quadrivio (aritmetica, geometria,
musica e astronomia) con la filosofia aristotelica
L'autonomia delle università medievali
- Con il termine università non ci si riferisce ai luoghi bensì alla
corporazione che riunisce professori e studenti
- Si creano le condizioni per la libertà di insegnamento, e non per la sua
limitazione: ci sono molti casi in cui le università respingono le
interferenze dottrinali del potere ecclesiastico o temporale in nome
della loro autonomia
La didattica medievale: lectio, quaestio e disputatio
● La Lectio:
a) Ancora oggi l’unità didattica fondamentale si chiama lezione
b) Il significato originario è quello di lettura dei testi
c) L’idea è che si impara leggendo scritti illustri, spiegati e
commentati dal maestro, non per un apprendimento
mnemonico ma per pensare con il testo
● La Quaestio:
a) Trasforma i testi da dottrine da apprendere in occasioni per
la discussione
b) C’è l’importanza metodica della domanda e del dubbio che
fa sì che la questione assuma una portata universale: non c’è
argomento o contenuto che non possa essere messo in
discussione
● La Disputatio:
a) É una specifica attività didattica accuratamente regolata
negli statuti; la quaestio disputata è un evento pubblico della
facoltà durante il quale sono interrotte le altre attività in
modo che possano partecipare tutti gli studenti e i maestri
b) L’organizzazione della disputa spetta al maestro che deve
fornire la soluzione dottrinale, ma è prevista anche la
partecipazione attiva degli studenti. Il baccelliere ha il
compito di proporre le autorità contro e a favore
c) Questa forma di didattica basata su lettura, questione e
dibattito produce anche nuovi generi letterari: il commento
L'uso delle auctoritates nella scolastica
- L’argomentazione fa ricorso ad auctoritates, testi autorevoli citati per
suffragare la propria posizione. Questa modalità è spesso stata
considerata come un cedimento alla razionalità che, invece di
dimostrare una tesi, fa appello ad autori ritenuti inoppugnabili
- L’autorità non è la rinuncia al ragionamento, ma un suo alleato e non lo
sostituisce in alcun modo
- Non si utilizzano mai le autorità per chiudere una discussione, ma
piuttosto per aprire il dibattito, come testimonia il fatto che gli autori
che godono di enorme prestigio vengono citati sia negli argomenti a
favore della tesi sia in quello contrari
- L’autorità per eccellenza è Aristotele; i suoi testi sono infatti sottoposti
a molteplici traduzioni
Aristotele e la cultura cristiana
- Il confronto con la cultura cristiana e le principali divergenze con Aristotele:
● Nella sua classificazione delle scienze, Aristotele non utilizza un
modello gerarchico che porti a preferire alcune discipline. Il
mondo cristiano tende invece a finalizzare verso Dio tutta la
realtà e il sapere; la teologia diventa la scienza perfetta
● Per Aristotele il mondo e le specie naturali sono eterni; inoltre il
cosmo non riveste alcuna valenza simbolica e non rinvia a Dio
come suo creatore, elemento fondamentale nel pensiero
cristiano
● Per Aristotele Dio è un atto puro, immateriale e immobile, che
pensa a sé stesso - non crea il mondo, non interviene nei
processi naturali e nelle vicende umane, non prova alcun
interesse per ciò che è inferiore, non nutre sentimenti e passioni
come l’amore, che rivelerebbero imperfezione e mancanza
● Per Aristotele l’uomo, in quanto animale razionale, può
raggiungere da sé il proprio fine e anche assumere
comportamenti virtuosi. Per il cristianesimo, invece, l’uomo è
incapace di compiere il bene senza l’aiuto della grazia divina
La relazione tra filosofia e teologia nel XIII secolo
- La filosofia, al tempo, era un corso di studi universitari obbligatorio
- Nel XIII secolo la relazione tra filosofia e teologia era concepita
secondo quattro modelli:
● La reciproca autonomia e distinzione
● La pretesa superiorità della teologia come unica via per la verità
● La superiorità della filosofia che offre un modello di vita
alternativo, senza tenere conto di esigenze teologiche
● La sintesi nella distinzione
La vita e il pensiero di Anselmo
- Era un monaco appartenente all’ordine benedettino
- Nasce poco dopo l’anno 1000 da una famiglia di nobili
- Viene nominato arcivescovo di Canterbury e si batte assiduamente per
la libertà della Chiesa e perché siano vietate le nomine dei vescovi da
parte dei poteri laici
- La biografia di Anselmo è simile a quella di Agostino: la giovinezza
inquieta, la ricerca di risposte e l’esitazione nell’accettare cariche
ecclesiastiche
- Anche se riprende la dottrina agostiniana, il mondo intellettuale di
Anselmo è profondamente mutato: egli, più che intendere la filosofia
come sapienza di vita, mette al servizio della fede gli strumenti della
dialettica, ovvero la logica e l’indagine razionale
- Il Monologion:
● Tramite un'indagine a posteriori vuole dimostrare l’intrinseca
razionalità che implica una dimostrazione inconfutabile del fatto
che Dio esiste necessariamente
● Perché una persona che non mette in dubbio l’esistenza di Dio
dovrebbe provarne l’esistenza?
a) Per Anselmo non è auspicabile una fede cieca, e l’atto di
credere deve corrispondere all’uomo nella sua interezza,
non si può ottenere a prezzo del sacrificio dell’intelletto
b) Vista la molteplicità di religioni è la ragione, e non la
religione, che costituisce l’orizzonte comune e fornisce le
strutture universali su cui potersi incontrare, tanto il
credente quanto per il non credente
● La dimostrazione ex-gradu:
a) Il punto di partenza è la considerazione della molteplicità
delle realtà create e dei loro diversi gradi di bontà e di
perfezione
b) Tutto ciò che ha dei gradi rimanda ad un criterio assoluto
che lo renda possibile: se si è capaci di valutare che una cosa
è più perfetta di un altra, si deve poter risalire alla perfezione
assoluta
c) Anselmo perviene alla necessità di un ente sommo che
viene identificato con il Dio cristiano
- Il Proslogion:
● Anselmo vuole trovare un argomento che non necessiti di
premesse o di altro ma che esso stesso sia sufficiente per
provare l’esistenza di Dio, ovvero a priori
● Per questo sviluppa un argomento ontologico (perché ricava
l’essere di Dio da una definizione concettuale e dimostra l’esistenza
ragionando unicamente su come si pensa e si definisce Dio) o a
priori (perché è un argomento che prescinde da qualsiasi esistenza
reale o considerazione sulla realtà sensibile)
● L’argomento:
a) L’esistenza di Dio è messa in discussione dall’ateo
b) Questo ateo, però, non è blasfemo o sciocco perché non
comprende ciò che sta dicendo con il termine “Dio”
c) Per questo ci deve essere un accordo con l’ateo riguardo
cosa sia “Dio”: ciò di cui non si può pensare nulla di
maggiore
d) Accettando questa definizione, l’ateo, si contraddice perché
questa cosa, per essere “ciò di cui non si può pensare nulla
di maggiore”, deve per forza esistere
e) La definizione accettata dall’ateo è non-contraddittoria solo
se si accetta l’esistenza di Dio
f) Anselmo non dice che se Dio è perfetto deve esistere ma che,
se noi lo pensiamo come perfetto, deve necessariamente
esistere
● Secondo Anselmo, la negazione dell’ateo è puramente verbale
→ quindi non è razionalmente sostenibile
● Anselmo non intende imporre la fede come necessità razionale.
La fede è un dono divino ed è una scelta libera della volontà,
mentre le strutture razionali seguono una logica necessaria
La distinzione tra essenza ed essere secondo Tommaso
La distinzione tra essenza ed essere:
● Essenza: è la natura di un ente, ciò che spiega che cos’è una
determinata cosa e la rende quello che è (Es. Per l’uomo è “animale
razionale”). L’essenza distingue un essere da un altro, perché se si è
qualcosa non si può essere qualcos’altro
● Esistenza: è ciò che accomuna tutto ciò che esiste. Secondo
Tommaso è ciò che il nostro intelletto percepisce immediatamente e
prima di ogni altra nozione
- Questa distinzione si applica alle sostanze semplici ed a quelle
composte ma non a Dio, il cui essere è necessario e coincide con la sua
essenza
- Il principale ispiratore di Tommaso è Avicenna:
● La concezione dell’essenza: l’essenza è l’oggetto della conoscenza;
l’esistenza non modifica la natura di una cosa e non rientra nella sua
definizione (per questo Tommaso non accetta l’argomento di
Anselmo)
● La distinzione tra essere necessario e contingente: quando
diciamo che ogni cosa esiste, ha l’esistenza, ma non diciamo che è
l’essere. Se una sostanza fosse l’essere stesso non potrebbe essere
finita perché non potrebbe mai perdere l’essere e cessare di esistere
- La chiave fondamentale della struttura ontologica degli esseri non è
più una classificazione in sostanze materiali e immateriali, bensì la
distinzione tra essere ed essenza
- Si può considerare l’essenza prescindendo dall’esistenza, si può quindi
conoscere una cosa senza chiedersi se esista veramente (Per
Aristotele, invece, si poteva definire soltanto un’essenza reale, e non
enti inesistenti, per i quali si dà soltanto una chiarificazione linguistica)
- Aristotele ammetteva diversi gradi di perfezione ma non una relazione
di dipendenza tra sostanze, né la distinzione tra essere contingente e
necessario. Invece Tommaso pensa la realtà come contingente e
quindi derivata da un principio necessario, così la riflessione teologica
non si contrappone a quella razionale
- La teologia non è la semplice riflessione filosofica sul divino
- Perché, per la conoscenza di Dio, non è sufficiente la teologia
filosofica che affronta tutto con strumenti razionali a disposizione
dell’uomo: per la salvezza stessa dell’uomo occorre un’esposizione teorica
(una dottrina) di ciò che supera le capacità della ragione naturale
- Perché la sacra dottrina è una scienza: ogni scienza si sviluppa a partire
da alcune evidenze iniziali, che non devono essere dimostrate, o perché
derivano da altre scienze. La teologia rientra in questo secondo gruppo
perché si costruisce a partire da premesse che non sono evidenti ma
derivano da una scienza superiore, la scienza di Dio. La teologia si deve
attrezzare di strumenti logici ma, allo stesso tempo, poggia su delle verità
assunte per fede
La critica di Tommaso all'argomento di Anselmo
- La critica all’argomento di Anselmo:
● Tommaso osserva che questa definizione non implica l’esistenza
di Dio: evidente è qualcosa che non si può negare senza cadere
in contraddizione; l’esistenza di Dio coincide con la sua essenza,
quindi egli è evidente in sé ma non lo è per noi (Es. É evidente
che l’uomo sia un animale, ma ciò non lo è per chi ignora il
significato del termine)
● Se conoscessimo l’essenza divina, potremmo intuire
immediatamente la sua esistenza
● La definizione di Anselmo non descrive la natura di Dio, ma
soltanto il modo in cui egli viene pensato
- La posizione di Tommaso rifiuta i due estremi (l’evidenza a priori di
Anselmo e chi afferma che l’esistenza di Dio è solo un atto di fede)
- La possibilità di dimostrare passa attraverso la mediazione
dell’esperienza, ovvero una dimostrazione a posteriori
- Ci è preclusa la conoscenza dell’essenza infinita di Dio ma possiamo
conoscerne gli effetti finiti della sua azione
Le cinque vie di Tommaso per dimostrare l'esistenza di Dio
- Tommaso individua 5 argomenti a posteriori, le vie, che il pensiero può
seguire per acquisire il convincimento razionale dell’esistenza di Dio:
1. Tutto ciò che si muove è mosso da un altro: è evidente che sia
l’esistenza del moto sia il fatto che ogni movimento è provocato da
qualcos’altro. Per Tommaso il movimento è inteso aristotelicamente
come una trasformazione da uno stato potenziale ad uno attuale.
Visto che il processo non può regredire all’infinito, ci deve essere un
primo motore, ovvero Dio. È una rielaborazione della visione
aristotelica, con cui si perviene ad un primo motore immobile
dell’universo
2. Causa efficiente: ogni effetto deve essere provocato da una causa,
perché nulla può essere causa di sé stesso. Anche qui non possiamo
ammettere un regresso all’infinito e quindi vi è una prima causa
efficiente, cioè Dio. Simile alla “causa efficiente” di Aristotele
3. Carattere contingente e possibile degli enti: tutto quello che noi
osserviamo potrebbe anche non essere, un tempo non esisteva e in
futuro non esisterà. Se tutto è contingente, però, si può ipotizzare che
un tempo non c’era nulla ma ciò renderebbe impossibile come, dal
nulla, sia derivato qualcosa. Se non tutto è contingente c’è qualcosa
che non dipende da altro per la sua esistenza, ovvero Dio
4. I gradi di perfezione: tale via è ripresa dal Monologion di Anselmo;
se esistono dei gradi di perfezione significa che ci sarà un criterio
sommo e assoluto con cui valutarli. Tale ente sommo è Dio
5. Il finalismo presente nella natura: anche gli organismi privi di
ragione agiscono per un fine, per raggiungere lo stesso scopo. È
quindi evidente che vi sono in loro una predisposizione e un ordine
voluti da un essere intelligente, ovvero Dio. Questa posizione è simile
a quella del finalismo aristotelico, per Aristotele infatti non c’era
posto per il caso e tutto avveniva secondo un fine
- Le cinque vie non provano l’esistenza di Dio, ma solamente la
necessità di un primo motore, etc…
Solo dopo la dimostrazione razionale, Tommaso dice “e questo noi lo
chiamiamo Dio”
La fede e la razionalità secondo Tommaso
- È all’interno della fede che nasce il bisogno di comprendere ciò che si
crede, dimostrando che l’oggetto della fede soddisfa anche le esigenze
della razionalità
- Non c’è una fede cieca ma neanche una razionalità che sostituisce la
fede
Domande da interrogazione
- Qual è il significato del termine "scolastica" nel contesto del XIII secolo?
- Quali sono i principali metodi di insegnamento utilizzati nelle università medievali?
- Come Anselmo dimostra l'esistenza di Dio nel "Monologion" e nel "Proslogion"?
- Qual è la critica di Tommaso d'Aquino all'argomento di Anselmo sull'esistenza di Dio?
- Quali sono le cinque vie di Tommaso d'Aquino per dimostrare l'esistenza di Dio?
La scolastica si riferisce al periodo in cui la cultura filosofica e scientifica si sviluppa nelle università del mondo latino, caratterizzato da un modello di razionalità alimentato dal confronto critico con i testi.
I principali metodi di insegnamento erano la Lectio, la Quaestio e la Disputatio, che coinvolgevano la lettura, la discussione e il dibattito critico dei testi.
Nel "Monologion", Anselmo utilizza un'indagine a posteriori per dimostrare l'esistenza necessaria di Dio, mentre nel "Proslogion" sviluppa un argomento ontologico a priori basato sulla definizione concettuale di Dio.
Tommaso critica l'argomento di Anselmo affermando che la definizione di Dio non implica necessariamente la sua esistenza e che l'esistenza di Dio non è evidente per noi, ma può essere dimostrata attraverso l'esperienza e l'osservazione del mondo.
Le cinque vie sono: il movimento, la causa efficiente, la contingenza degli enti, i gradi di perfezione e il finalismo nella natura, che portano alla necessità di un primo motore o causa, identificato con Dio.