Concetti Chiave
- La posizione realista estrema, influenzata dal pensiero platonico, vede l'universale come presente ante rem, rappresentata da Guglielmo di Champeaux.
- La posizione nominalista estrema, rappresentata da Roscellino, considera gli universali come flatus vocis, semplici suoni, collocati post rem.
- Pietro Abelardo sostiene una posizione nominalista moderata, dove l'universale è un concetto mentale formato dai dati comuni degli oggetti.
- San Tommaso, con una visione realista moderata, afferma che l'universale esiste in re e viene estratto dagli oggetti attraverso l'astrazione, influenzato dall'aristotelismo.
- La questione degli universali riflette un dibattito su se la realtà rispecchi un ordine divino (realismo) o derivato dall'uomo (nominalismo).
Indice
La posizione realista estrema
La posizione realista estrema si basa sul pensiero di Platone, tanto da essere definita idea platonica, ed ha il suo maggiore esponente in Guglielmo di Champeaux. La posizione realista estrema colloca l’universale ante rem.
La posizione nominalista estrema
La posizione nominalista estrema, invece, ha come maggiore esponente Roscellino, il quale riduce gli universali a semplici flatus vocis, ossia emissioni sono: in questo caso la parola uomo non è altro che un’insieme di suoni.
La posizione nominalista estrema colloca l’universale post rem.La posizione nominalista moderata
Pietro Abelardo, invece, rappresenta la posizione nominalista moderata afferma invece che l’universale è un concetto che mi formo nella mente. La mente infatti raccoglie tutti i dati comuni che provengono dagli oggetti e formula un concetto. Sono quindi gli uomini che per convenzione attribuiscono tale nome ad una serie di oggetti che hanno caratteristiche comuni. La posizione nominalista moderata colloca l’universale post rem.
La posizione realista moderata
La posizione realista moderata è rappresentata da San Tommaso che afferma che l’universale nella realtà concreta non può esistere e quindi il concetto è post rem. Tommaso, avendo un impostazione aristotelica per quel che riguarda il metodo di conoscenza, afferma che prima si parte dalla sensibilità, poi dall’immaginazione e infine dall’astrazione della forma. Anche Abelardo aveva affermato che attraverso la conoscenza degli oggetti si poteva giungere al concetto di universale: per Abelardo, però, prendendo gli elementi comuni dall’oggetto è l’uomo che stabilisce il concetto di universale, mentre per San Tommaso l’oggetto ha un essenza e non è necessario che gli uomini stabiliscano un concetto perché esso è già contenuto nell’oggetto (in re) e agli uomini spetta solo il compito di tirarlo fuori dall’oggetto (astrazione). Tommaso in seguito aggiunge un elemento non aristotelico, affermando che il fatto che, ad esempio, nell’uomo vi sia l’essenza di uomo è dovuto da Dio: il concetto è quindi in ultima analisi ante rem.
La questione degli universali
La questione degli universali è stato un tema molto dibattuto in quanto riguardo il fatto se la realtà rispecchia un ordine superiore o meno: per i realisti rispecchia il disegno di Dio, per i nominalisti, invece, anche se non potevano affermarlo pubblicamente, esso deriva dall’uomo.
Domande da interrogazione
- Qual è la differenza principale tra la posizione realista estrema e quella nominalista estrema nel 1200?
- Come Pietro Abelardo interpreta il concetto di universale?
- In che modo San Tommaso differisce da Abelardo nella sua interpretazione degli universali?
La posizione realista estrema, rappresentata da Guglielmo di Champeaux, colloca l'universale ante rem, basandosi sul pensiero platonico. Al contrario, la posizione nominalista estrema, rappresentata da Roscellino, riduce gli universali a semplici flatus vocis, collocandoli post rem.
Pietro Abelardo rappresenta la posizione nominalista moderata, affermando che l'universale è un concetto formato nella mente attraverso la raccolta di dati comuni dagli oggetti, attribuendo convenzionalmente un nome a una serie di oggetti con caratteristiche comuni.
San Tommaso, rappresentante della posizione realista moderata, sostiene che l'universale nella realtà concreta non esiste e che il concetto è post rem. A differenza di Abelardo, Tommaso crede che l'essenza dell'oggetto sia già contenuta in esso (in re) e che il compito dell'uomo sia di estrarla attraverso l'astrazione, attribuendo infine l'essenza all'intervento divino.