Concetti Chiave
- Enrico di Gand distingue tra essenza ed esistenza, considerando l'essenza come un concetto ratificato dall'intelletto divino.
- L'essenza creaturale è vista come coincidente con l'essenza divina, ma con un proprio modo di essere, distinto dalla sua esistenza fisica.
- La distinzione tra essenza ed esistenza è considerata da Enrico come intenzionale, non reale o logica, riflettendo concetti distinti.
- Egidio Romano sostiene la distinzione reale tra essenza ed esistenza, vedendo l'essere come un atto separato dalla quiddità.
- Enrico propone una teoria dell'analogia dell'ente, dove l'analogia media tra equivocità e univocità, basata su un errore dell'intelletto.
Indice
La polemica tra Enrico di Gand ed Egidio Romano
Una polemica nasce in questo periodo: quella sulla distinzione tra essere ed essenza, che vede come protagonisti Enrico di Gand da una parte e Egidio Romano dall’altra.
• Essere dell’essenza ed essere dell’esistenza in Enrico di Gand
Essere dell'essenza secondo Enrico di Gand
Figura indipendente e originale che si sforza di ripensare fino in fondo l’eredità avicenniana, soprattutto per quel che riguarda appunto la dottrina dell’indifferenza delle essenze.
La nostra conoscenza scientifica mira, per Enrico, a conoscere l’essenza delle cose, e cioè in prima istanza a stabilire se queste ultime siano dei puri contenuti mentali o siano invece “ratificate”, cioè dotate della possibilità di esistere in atto. Tale “ratificazione” deriva all’essenza dal fatto di essere pensate, per quanto in modo mediato, dall’intelletto divino. Infatti esso a due soggetti
a. Primario: Dio stesso, considerato in senso assoluto
b. Secondario: la stessa essenza divina, considerata in quanto diversamente imitabile dalle creature. In due momenti:
A. Ogni essenza creaturale viene considerata ancora come coincidente con la stessa essenza divina
B. Viene considerata come dotata di un suo specifico modo di essere, l’essere dell’essenza, che coincide con la possibilità stessa delle creature e si distingue dalla loro esistenza individuale nella realtà fisica, così come dalla loro esistenza universale nella mente umana
La distinzione intenzionale di Enrico
L’essenza è sempre accompagnata da una di queste due forme di esistenza, quindi l’essere dell’essenza non indica in alcun modo un’ulteriore forma di esistenza separata. Per questo stesso motivo, la distinzione che si dà tra l’essenza in quanto tale (esse essentiae) e l’essere dell’esistenza (esse existentiaes, l’essere in atto) non è né reale, né logica, né di ragione. È un qualcosa di intermedio, una distinzione intenzionale. Le intentiones sono tutti quegli elementi o principi che appartengono ad una medesima cosa e non possono essere separati realmente, ma solo ad opera dell’intelletto, dando così origine a concetti diversi. Quindi non rimandano a cose distinte, ma solo a concetti distinti.
Essenza e esistenza esprimono relazioni delle creature nei confronti di Dio sotto aspetti diversi:
a. L’essere essenziale si rapporta all’intelletto divino, in una relazione eterna e immodificabile
b. L’essere dell’esistenza si rapporta invece alla volontà divina, che funge da causa efficiente, in una relazione temporale e contingente, perché la volontà divina può scegliere in piena libertà, tra le varie essenze possibili, quelle da porre in essere e il momento in cui porle in essere
Si ha allora un’impalcatura essenziale del mondo data da uan serie ordinata e gerarchica che neppure Dio può modificare, ma anzi le idee divine sono necessariamente di numero finito.
Questo è un ultimo e sofisticato tentativo di trovare un equilibrio tra il necessitarismo della tradizione greco-araba e l’idea di contingenza.
• Egidio Romano e la distinzione reale
Egidio Romano e la distinzione reale
Nel 1285, nel Teoremi sull’essere e l’essenza, si ha la tesi della distinzione reale: essenza e essere sarebbero davvero due cose diverse. L’essere non esprime una relazione a Dio, ma è un atto che differisce realmente dalla quiddità o essenza e si aggiunge ad essa dall’esterno. In caso contrario, ogni ente creato sarebbe sussistente per sé, e perciò non potrebbe né essere creato né essere distrutto. Se le essenze creaturali sono eterne, e se il loro essere essenziale non si distingue realmente dalla loro esistenza, allora la creazione nel tempo perde gran parte del suo significato, e nessuna creatura potrebbe mai veramente cadere nel nulla.
Teoria dell'analogia dell'ente di Enrico
A parte questa polemica, Enrico sviluppa una serie di posizioni, tra cui una singolare teoria dell’analogia dell’ente. Analogia è intesa come un rapporto tra due cose o due termini intermedio tra la pura equivocità (omonimia) e la pura univocità (sinonimia): analoghe sono le cose che hanno in comune il nome, mentre il significato (espresso dalla definizione) viene riferito ad esse in modo diverso o a titolo diverso. La teoria di Enrico si fonda sul’errore strutturale del nostro intelletto, che confonde inizialmente l’ente privativamente indeterminato (ente in generale) con l’ente negativamente indeterminato, che coincide con Dio.
Domande da interrogazione
- Qual è la principale differenza tra Enrico di Gand ed Egidio Romano riguardo alla distinzione tra essere ed essenza?
- Come Enrico di Gand concepisce l'essenza delle cose?
- Qual è il ruolo della volontà divina secondo Enrico di Gand?
- Cosa implica la teoria dell'analogia dell'ente di Enrico di Gand?
- Qual è la critica di Egidio Romano alla concezione di Enrico di Gand?
Enrico di Gand sostiene una distinzione intenzionale tra essere ed essenza, mentre Egidio Romano propone una distinzione reale, affermando che essenza ed essere sono due cose diverse.
Enrico di Gand vede l'essenza delle cose come qualcosa che può essere "ratificato" dall'intelletto divino, distinguendo tra l'essere dell'essenza e l'essere dell'esistenza.
La volontà divina, secondo Enrico di Gand, funge da causa efficiente, scegliendo liberamente quali essenze porre in essere e quando, in una relazione temporale e contingente.
La teoria dell'analogia dell'ente di Enrico di Gand implica che le cose analoghe condividono il nome, ma il significato viene riferito in modo diverso, basandosi su un errore strutturale dell'intelletto umano.
Egidio Romano critica la concezione di Enrico di Gand sostenendo che se essenza ed essere non si distinguono realmente, la creazione nel tempo perde significato e le creature non potrebbero mai veramente cadere nel nulla.