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Concetti Chiave

  • I Luminari di Cappadocia erano tre dottori della Chiesa del IV secolo: Basilio il Grande, Gregorio di Nazanzio e Gregorio di Nissa, che difesero l'unità della Chiesa.
  • Gregorio di Nissa era il più dotato speculativamente, interpretando il credo cristiano attraverso il platonismo, mantenendo l'ortodossia e anticipando alcuni punti di Agostino.
  • Gregorio vedeva l'essenza divina come una sostanza unica e dinamica, capace di generare una molteplicità di persone divine, ciascuna autosufficiente.
  • Una realtà analoga si trova nella specie umana, che si individua in molti individui; tuttavia, le persone divine condividono un'unità di azione.
  • Gregorio interpretava la creazione attraverso il platonismo, vedendo le qualità sensibili come principi ideali, e credeva che l'incarnazione del Logos avrebbe riportato l'uomo alla sua condizione originaria.

Indice

  1. I tre dottori della Cappadocia
  2. Il contributo di Gregorio di Nissa
  3. La concezione platonica di Gregorio
  4. L'analogia tra divinità e umanità

I tre dottori della Cappadocia

Con questo nome furono chiamati tre dottori della chiesa di Cappadocia, vissuti nel IV secolo, che difesero l'unità della Chiesa sulla base del simbolo niceno: Basilio il Grande, vescovo di Cesarea, Gregorio di Nazanzio e Gregorio di Nissa.

Il contributo di Gregorio di Nissa

Grande fu il primo soprattutto come organizzatore ecclesiastico, il secondo come oratore e poeta; ma il fratello di Basilio, Gregorio di Nissa (335 circa - 395) fu il più dotato speculativamente. Nel "Discorso catechistico" (Oratio catechetica maagna) il Nisseno interpreta il credo sul fondamento di un ben inteso platonismo, più vicino al platonismo originario di quanto non fosse quello di Origene, che pure Gregorio ammirava. Gregorio giunge così a una sintesi che mette in valore elementi greci pur senza uscire dall'ortodossia, e che precorre su certi punti la posizione di Agostino.

La concezione platonica di Gregorio

Platonica è la concezione che Gregorio ha dell'essenza, o "sostanza", che forma l'unità divina perché è "la stessa" (omusìa) sotto la triplicità delle persone. Infatti, secondo Platone, l'essenza è realtà piena, non un principio generico, e quindi si giustifica il monoteismo ebraico; ma, d'altro canto, l'unità dell'essenza è dinamica, e quindi atta a generare da sé una molteplicità di persone, ciascuna delle quali è un essere sussistente perché è un atto divino, stabile e autosufficiente.

L'analogia tra divinità e umanità

Il platonismo porta Gregorio a dire che una realtà analoga è anche la specie umana, che, pur essendo unica, si individua in parecchi individui. Tale analogia è corretta però col dire he, mentre gli uomini agiscono in modi divergenti e indipendenti tra loro, le persone divine hanno un'unità di azione che, muovendo dal Padre, si compie nello Spirito attraverso il Figlio. Anche il mistero della creazione è visto da Gregorio, nel "De opificio hominis", con gli occhi di un platonico, perché le cose tutte si fondano per lui su principi incorporei, comprese le stesse qualità sensibili con le quali costruiamo il concetto di una "materia": non perché siano mere fantasie del nostro pensiero, ma perché ciò che costituisce la loro realtà è di natura ideale. E una sorta di idea platonica è anche l'uomo quale Dio l'aveva pensato e creato originariamente, a propria immagine e somiglianza. L'uomo, infatti, assunse la natura animale solo in conseguenza del peccato; ma l'incarnazione del Logos lo riporterà alle sue condizioni originarie, salvando tutti in una "apocastasi" universale.

Domande da interrogazione

  1. Chi sono i "Luminari di Cappadocia" e quale fu il loro contributo principale?
  2. I "Luminari di Cappadocia" sono Basilio il Grande, Gregorio di Nazanzio e Gregorio di Nissa, tre dottori della chiesa del IV secolo che difesero l'unità della Chiesa basandosi sul simbolo niceno.

  3. Qual è la visione di Gregorio di Nissa sull'essenza divina secondo il platonismo?
  4. Gregorio di Nissa concepisce l'essenza divina come "la stessa" (omusìa) sotto la triplicità delle persone, giustificando il monoteismo ebraico e vedendo l'unità dell'essenza come dinamica, capace di generare una molteplicità di persone.

  5. Come interpreta Gregorio di Nissa il mistero della creazione?
  6. Gregorio di Nissa vede la creazione attraverso una lente platonica, considerando che tutte le cose si fondano su principi incorporei e che l'uomo, creato a immagine di Dio, assunse la natura animale solo a causa del peccato, ma sarà riportato alle condizioni originarie tramite l'incarnazione del Logos.

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