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Concetti Chiave

  • Gregorio di Nissa descrive la creazione dell'uomo come distinta e successiva a quella degli angeli e del cosmo, escludendo il concetto di degradazione dell'universo e la visione evoluzionistica.
  • Il termine greco "kateskeuasen" sottolinea la creazione divina di angeli, uomini e cosmo con modalità differenti, esprimendo un ordine specifico di creazione.
  • La mescolanza tra intelligibile e sensibile nell'uomo è un atto voluto da Dio, non una conseguenza di una caduta spirituale.
  • L'uomo è definito "methorios", collocandosi come confine tra materia e spirito, condividendo tratti con gli angeli e il cosmo.
  • Il concetto di "methorios" nel pensiero di Gregorio di Nissa rappresenta la condizione umana come frontiera tra il bene e il male, piuttosto che una semplice posizione tra materia e spirito.

Indice

  1. Gregorio di Nissa - Antropologia
  2. L’uomo methorios

Gregorio di Nissa - Antropologia

Dopo aver creato l'ipercosmo e il cosmo, Dio "plasmò" (κατεσκεύασεν) l'uomo. Questo ordine di creazione (angeli, cosmo, uomo) scarta sia il concetto della degradazione del Tutto sia la visione evoluzionistica dello stesso. Il termine kateskeuasen significa che angeli, uomini e cosmo sono stati creati da Dio, ma con modalità diverse.

L’uomo methorios

Come nella mescolanza tra gli elementi sensibili, Dio operò nell'uomo una mescolanza tra l’intelligibile ed il sensibile.

La presenza dello spirito nel corpo non si deve ad una caduta (Origene); è effetto della volontà divina. Peraltro, mentre l'intelligenza degli angeli è incorporea, quella dell'uomo richiede un corpo. Sicché per il suo nous l’uomo è affine alla natura degli angeli, per il suo corpo è affine al cosmo. In tal modo, l'uomo si pone come "confine" (μεθόριος) tra la materia e lo spirito. Il termine methorios è polisemantico. Esso indica, tra l'altro, "la frontiera" di due arce geografiche o, ancora, ciò che può appartenere contemporaneamente a due realtà. In Aristotele (Hist. An. VIII, 1, 2) il termine indica i gradi di essere nella loro continuità: "la natura passa insensibilmente dagli inanimati ai viventi, di modo che non si vede a quale dei due regni appartenga ciò che è alla frontiera". In maniera analoga parla Sesto Empirico. In Filone, il termine è impiegato per esprimere l’affermazione biblica secondo cui l'uomo si colloca tra il bene e il male, tra la mortalità e l'immortalità. Gregorio di Nissa e Nemesio di Emesa si riconducono a Filone. Peraltro, nel Nisseno il termine methorios attribuito all'uomo non indica la sua collocazione ai confini della materia e dello spirito ma la condizione della libertà in quanto tale, frontiera tra il bene e il male.

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