Concetti Chiave
- Giovanni Scoto Eriugena considera l'uomo essenziale nel processo divino, poiché è la sede della teofania divina.
- Per Eriugena, la realtà intelligibile si manifesta nella mente umana, dove le creature hanno una realtà più autentica rispetto al mondo esterno.
- Eriugena trasforma la dipendenza agostiniana dalla natura in una relazione in cui la natura è un pensiero divino che si sviluppa nella mente umana.
- Pur distinguendo tra grazia e natura, Eriugena ammette la necessità dell'Incarnazione, integrando il ciclo cristiano della redenzione nel suo sistema neoplatonico.
- L'approccio di Eriugena, sebbene eterodosso, cerca di mantenere la fede cristiana, ma risulta in alcune incoerenze che saranno superate nei secoli successivi.
Indice
Il ruolo dell'uomo nella teofania
In un processo divino concepito da Eriugena, l'uomo ha una parte non solo importante, ma essenziale, poiché è la sede della teofania divina. Il venire ad essere del mondo è il manifestarsi di Dio. Ma Dio si manifesta anzitutto, non come msateria, bensì come realtà intelligibile. Anzi, la materia di cui son fatti i corpi non è che un insieme di qualità ideali "coagulate insieme". Ebbene, la realtà intelligibile, o ideale, si manifesta appunto nella mente dell'uomo: nella quale, perciò, tutte le creature hanno una realtà più originaria e più vera di quella che abbiano fuori della mente. A sua volta l'uomo stesso ha una realtà più vera come idea della mente divina che come entità per sé considerata.
La visione di Scoto Eriugena
Già Agostino aveva detto cose simili a questa: ma in Scoto Eriugena tutto assume un significato diverso, per il fatto che il mondo è una immediata esplicazione di Dio. La stretta dipendenza (agostiniana) della natura da Dio si trasforma qui in una relazione per cui la natura rappresenta quasi un pensiero con cui Dio, nella mente dell'uomo, sviluppa e chiarisce se medesimo.
L'incarnazione e la redenzione
Tuttavia, almeno nelle intenzioni, Scoto Eriugena non vuole andare contro i dogmi; e distinguendo, come si è visto, i "doni" della grazia dai "dati" della natura, ammette la necessità dell'Incarnazione, cioè del fatto che Dio si faccia uomo anche in un senso (e in un uomo) tutto particolare. Nel ciclo della creazione, concepita neoplatonicamente come un proceswso e ritorno ideali, si inserisce così il ciclo cristiano della redenzione, in cui la caduta e il ritorno a Dio assumono un significato storico e provvidenziale. Ciò salva la fede, per quanto eterodossa, dell'Eriugena; ma a prezzo di certe incoerenze nel suo sistema. Quando, molti secoli più tardi, idee simili a quelle dell'Eriugena torneranno attuali, colore che le professeranno lo faranno con più coerenza, perché non si preoccuperanno più di salvare il cristianesimo.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo dell'uomo nel processo divino secondo Giovanni Scoto Eriugena?
- Come si differenzia la visione di Eriugena rispetto a quella di Agostino riguardo alla relazione tra Dio e la natura?
- In che modo Eriugena concilia la sua filosofia con i dogmi cristiani?
L'uomo ha una parte essenziale nel processo divino, poiché è la sede della teofania divina e la realtà intelligibile si manifesta nella mente dell'uomo, dove tutte le creature hanno una realtà più vera.
Mentre Agostino vedeva una stretta dipendenza della natura da Dio, Eriugena trasforma questa relazione in un pensiero in cui la natura rappresenta un modo con cui Dio si sviluppa e chiarisce nella mente dell'uomo.
Eriugena distingue i "doni" della grazia dai "dati" della natura e ammette la necessità dell'Incarnazione, inserendo il ciclo cristiano della redenzione nel suo sistema neoplatonico, sebbene ciò comporti alcune incoerenze.