Concetti Chiave
- Gli studiosi dibattono se l'uomo necessiti di un sostegno soprannaturale per raggiungere l'equilibrio, mentre i teologi sostengono la sua imperfezione naturale.
- Duns Scoto critica la capacità della ragione di dimostrare il bisogno di una conoscenza soprannaturale per il viatore.
- Il fine ultimo dell'uomo è la beatitudine, che non può essere conosciuta distintamente senza la Rivelazione divina.
- L'uomo non può distinguere il proprio fine esclusivamente attraverso la ragione naturale; la salvezza è accessibile solo tramite la fede.
- La fede è necessaria per conoscere il vero fine dell'uomo, la beatitudine ultraterrena, poiché la ragione naturale da sola non è sufficiente.
La questione del sostegno soprannaturale
Gli studiosi hanno provato in qualche modo a rispondere alla domanda “l’uomo ha bisogno di un sostegno soprannaturale per vivere?” Certe persone pensano che l’uomo riesca indipendentemente a raggiungere un suo equilibrio; mentre i teologi, invece, affermano che la natura in sé e per sé è qualcosa di imperfetto per cui ha bisogno di un sostegno soprannaturale. Questa tesi è comprovata in più luoghi da Aristotele, che è l'autorità per eccellenza in ambito filosofico, e non fa altro che dimostrarla utilizzando il metodo della ragione, ovvero razionalmente.
La posizione di Duns Scoto
Qui Duns Scoto afferma che non è possibile dimostrare razionalmente che il viatore abbia bisogno di una conoscenza di tipo soprannaturale.
Il primo sviluppo argomentativo si apre con la posizione della prima premessa (o premessa maggiore): chiunque agisce in modo consapevole deve conoscere distintamente il proprio fine. Alla base di questa argomentazione c'è l'idea secondo la quale il fine ultimo dell'uomo è la beatitudine, ma questi non conosce esattamente in che cosa essa consista e come possa procurarsela, a meno che non faccia affidamento sulla Rivelazione divina. È la fede che apre al viatore un orizzonte di senso nuovo e completo, in cui scorge la possibilità di un perfezionamento soprannaturale della sua natura imperfetta.
La necessità della fede
L'argomentazione prosegue con la posizione della seconda premessa (o premessa minore): l'uomo non può conoscere in modo distinto il proprio fine per via unicamente naturale. Il viatore, per quanto si sforzi nella ricerca filosofica, non coglie distintamente la reale natura del proprio fine, che è la salvezza, la quale è accessibile solo per fede. La premessa minore (l'uomo non può conoscere in modo distinto il proprio fine per via naturale) è evidente: Aristotele, per mezzo della sola ragione naturale, o fa coincidere la felicità con la conoscenza delle sostanze separate, o rimane incerto, ed è incapace di fornire altre soluzioni.
Sullo sfondo traspare l'implicita considerazione di Scoto: è evidente che il punto di vista di Aristotele sul tema del fine è errato, o per lo meno incompleto. Dalle premesse si evince ciò che anche l'incertezza di Aristotele sul tema della felicità dimostra, ossia che il viatore non conosce con precisione, per mezzo della sua sola ragione naturale, alcune delle condizioni che rendono il fine desiderabile e degno di essere perseguito. Non è dunque possibile conoscere, in questo stato, e per via naturale, le ragioni per cui la beatitudine e la salvezza sono ciò che l'uomo deve massimamente desiderare. Questo è un compito che è superiore alle forze di ogni filosofo.
È perciò necessario che esse siano conosciute per via soprannaturale, cioè solo per mezzo della fede, che indica all'uomo il suo vero fine, cioè la beatitudine ultraterrena.
Domande da interrogazione
- Qual è la posizione dei teologi riguardo alla necessità di un sostegno soprannaturale per l'uomo?
- Quali sono i limiti della dimostrazione razionale secondo Duns Scoto?
- Perché l'uomo non può conoscere il proprio fine ultimo solo attraverso la ragione naturale?
- Qual è il ruolo della fede nel comprendere il fine ultimo dell'uomo?
I teologi affermano che la natura umana è imperfetta e necessita di un sostegno soprannaturale per raggiungere l'equilibrio, come dimostrato da Aristotele attraverso la ragione.
Duns Scoto sostiene che non è possibile dimostrare razionalmente che l'uomo abbia bisogno di una conoscenza soprannaturale.
L'uomo non può conoscere distintamente il proprio fine ultimo, che è la salvezza, solo attraverso la ragione naturale; è necessaria la fede per accedere a questa conoscenza.
La fede è necessaria per conoscere il vero fine dell'uomo, la beatitudine ultraterrena, poiché la ragione naturale da sola non è sufficiente.