Concetti Chiave
- L'opuscolo "Sulla Trinità" di Boezio esplora l'applicazione delle categorie aristoteliche a Dio, distinguendo tra categorie sostanziali e accidentali.
- In "Sulle ebdomadi", Boezio introduce il concetto di partecipazione, affermando che le cose sono buone in misura derivata, non essendo la bontà stessa.
- Boezio discute l'assioma "l'essere è ciò che è sono diversi", suggerendo che l'essere stesso non è ancora finché non riceve forma.
- Viene analizzata la descrizione di Vittorino dell'Uno come qualcosa che è e non è, essendo causa dell'essere e al di là dell'esistenza.
- Si evidenzia l'ambiguità tra l'essere intelligibile e l'essere reale, con Boezio che ancora sovrappone tali significati.
Indice
Opuscoli teologici di Boezio
Boezio redige cinque opuscoli teologici, tra cui:
1.
Sulla Trinità e le categorie
Sulla Trinità: affronta il problema dell’applicabilità delle categorie aristoteliche a Dio. Le categorie cosiddette “sostanziali” (sostanza, qualità, quantità) si predicano di Dio ricevendo un incremento di significato (coincidenza con la categoria in quanto tale), mentre le restanti categorie accidentali si possono predicare di Dio solo in senso traslato o metaforico
2.
Concetto di partecipazione nelle ebdomadi
Sulle ebdomadi: ebdomade intesa come “assioma”, cioè prima concezione della mente. Si ha il concetto di partecipazione: possiamo dire che le cose sono buone anche se non sono la bontà stessa, considerando anche il presupposto che tutto tende al bene? Le cose sono buone, ma non sotto tutti gli aspetti, non in modo sostanziale, piuttosto sono in una certa misura buone perché derivano il loro essere da ciò che è bene sostanziale, e poiché nell’effetto permane sempre qualcosa della causa, sono simili al bene da cui derivano e tendono ad esso.
Ambiguità dell'essere in Boezio
Interessante è l’assioma: “l’essere è ciò che è sono diversi”. Boezio dice: “l’essere stesso non è ancora, ma ciò che è, ricevuta la forma dell’essere, è e sussiste”. Vittorino aveva cercato di descrivere l’Uno come qualcosa che è e non è al tempo stesso:
a. Non è, perché è al di là dell’essere
b. È, in quanto è causa dell’essere
c. Fa essere, ciò che segue da esso
La grande ambiguità sta nel fatto che non è chiaro se l’essere di cui si parla sia quello intelligibile (il nus, la pensabilità delle cose) o l’essere reale (l’essere come esistenza, opposto al nulla). In Boezio i due significati ancora di sovrappongono.