Concetti Chiave
- Anselmo d'Aosta, nato nel 1033, fu abate in Normandia e vescovo di Canterbury, influenzando la filosofia medievale con le sue opere.
- Le opere principali di Anselmo includono il "Monologium" e il "Proslogion", che affrontano temi come la verità e il libero arbitrio.
- Il motto "credo ut intelligam" riassume il suo approccio al rapporto tra fede e ragione, ponendo la fede come base per la comprensione.
- Anselmo sostiene che fede e ragione sono armonizzabili, entrambe derivando dall'illuminazione divina, e che la ragione rafforza la fede.
- La dimostrazione ontologica di Anselmo argomenta che l'esistenza di Dio è implicita nel concetto stesso di perfezione divina.
Anselmo d’Aosta: il rapporto fra fede e ragione
Nato ad Aosta nel 1033, Anselmo fu abate del monastero di Bec, in Normandia, e dal 1093 al 1109, anno della sua morte, ricoprì l’incarico di vescovo di Canterbury. Si trovò coinvolto nelle vicende della chiesa inglese del tempo che voleva difendere i privilegi contro le pretese del re. Nonostante questo, egli non tralasciò mai di dedicarsi alla speculazione filosofica. Le sue opere principali sono: Monologium, (= Soliloquio), Proslogion (= Discorso rivolto ad altri) ed un gruppo di quattro dialoghi su argomenti vati quali La verità, Il libero arbitrio, ecc.
Il suo motto è credo ut intelligam (= credo per capire) che pone il problema del rapporto fra fede ragione.
Nella filosofia medievale, il contrasto fra fede e ragione non ebbe molta fortuna perché si preferiva attenersi al principio della loro possibile armonia. Anselmo, per questo, si colloca molto bene nel pensiero del tempo in quanto pur considerando superiore la fede, non ritiene possibile un contrasto fra essa e la ragione. Per Anselmo, non si può arrivare a capire nulla se non si è in possesso della fede; tuttavia, è necessario confermare e dimostrare la fede ricorrendo a motivi razionali. Inoltre egli ritiene che l’accordo fra ragione e la fede rivesta un carattere intrinseco ed essenziale. Se esistesse un contrasto, bisognerebbe dar torto alla ragione e rimanere ben legati alla fede; tuttavia, Anselmo è ben persuaso che un simile contrasto non può esistere anche la ragione e la fede derivano entrambe dall’illuminazione divina. Una prova di tale affermazione ci è data dalla dimostrazione ontologica dell’esistenza di Dio. Per Anselmo, Dio è ciò di cui non possiamo pensare nulla di maggiore, cioè di più perfetto. Per questo tale essere non può esistere soltanto “in mente”, cioè come puro processo intellettivo perché il tal caso non sarebbe il maggiore. Ne consegue che non si può pensare la somma perfezione di Dio, senza ammetterne l’esistenza. Quindi, con questo ragionamento, Anselmo parte dal concetto di Dio per farne derivare l’esistenza.Domande da interrogazione
- Qual è il motto di Anselmo d'Aosta e cosa rappresenta nel suo pensiero?
- Come Anselmo d'Aosta vede il rapporto tra fede e ragione?
- Qual è la dimostrazione ontologica di Anselmo per l'esistenza di Dio?
Il motto di Anselmo d'Aosta è "credo ut intelligam" (credo per capire), che rappresenta il problema del rapporto fra fede e ragione, sottolineando l'importanza di possedere la fede per comprendere, ma anche la necessità di confermare la fede con motivi razionali.
Anselmo d'Aosta vede il rapporto tra fede e ragione come armonioso e intrinsecamente collegato, ritenendo che entrambe derivino dall'illuminazione divina e che non possa esistere un vero contrasto tra di esse.
La dimostrazione ontologica di Anselmo per l'esistenza di Dio si basa sull'idea che Dio è ciò di cui non possiamo pensare nulla di maggiore, quindi non può esistere solo come concetto intellettivo, ma deve esistere realmente, poiché la somma perfezione implica l'esistenza.