Concetti Chiave
- Agostino, influenzato dalla madre cristiana Monica, passò dal manicheismo al cristianesimo dopo una crisi spirituale a Milano, guidato dal vescovo S. Ambrogio.
- Nelle Confessioni, Agostino enfatizza l'importanza dell'introspezione e della confessione continua per avvicinarsi a Dio e trasformarsi da "uomo vecchio" a "uomo nuovo".
- Agostino propone una tripartizione dell'anima, simile alla Trinità divina, per spiegare la presenza di Dio nell'uomo e l'importanza della ricerca interiore.
- Il concetto di tempo per Agostino è soggettivo, misurato nell'anima attraverso ricordi, attenzione e speranze, non un'entità esterna e oggettiva.
- In La città di Dio, Agostino esamina la storia come un processo guidato dalla provvidenza divina, con due città metaforiche rappresentanti il conflitto tra bene e male.
Indice
La giovinezza di Agostino
Agostino, prima di diventare cristiano, ebbe una vita da peccatore. Nacque nell’Africa romana da una madre cristiana, Monica, la quale influenzerà la sua conversione.
Da giovane adotta una religione, il manicheismo, fondato dal principe persiano Mani nel III secondo a.C. Si tratta di una religione dualista, spiegava la realtà dalla contrapposizione di due principi, il bene e il male ( rispettivamente il regno delle luci e il regno delle tenebre) in perenne lotta tra loro, e fu il bene a nascere la male, visto quindi come principio. Quando di trasferì a Milano incontrò il vescovo di Milano, S.Ambrogio, ed ebbe una crisi spirituale che lo portò a convertirsi insieme ad un percorso spirituale che lo portò a mettere in discussione il manicheismo stesso (così propenso al male da individuarlo come principio). Agostino arriverà alla conclusione che il bene non può essere condizionato dal male, ma deve essere di per sé perfetto ed incorruttibile.
La conversione e le Confessioni
L’opera maggiore di S.Agostino sono Le Confessioni. L’atteggiamento della confessione guiderà Agostino per tutta la vita, in quanto la verità è da trovare soprattutto dentro se stessi. Per "confessione" si intende il guardarsi dentro, analizzarsi e liberarsi, condurre una ricerca interiore che ci porta a trovare Dio e a dialogare con lui. Non esiste più il dialogo con Dio mediato dal sacerdote, ma è un dialogo diretto in quanto la verità risiede già dentro noi stessi. Prima l’introspezione era un comportamento attribuito solo a colui considerato saggio, ora è un comportamento di tutti. Secondo Agostino l’umanità è una massa di dannati, perché nascono macchiati e il peccato resta nella vita dell’uomo.
Bisogna confessarsi continuamente, deve diventare un comportamento esistenziale, attraverso la preghiera e l’analisi interiore.
Nelle Confessioni, Sant’Agostino non rinnega i propri errori, anzi prende coscienza di questi ultimi. Quest’opera deve essere un modello, poiché dimostra che è possibile un passaggio da uomo vecchio a uomo nuovo e ci descrive come si possa diventare un uomo nuovo.
Uomo vecchio: uomo legato al corpo e alla vita terrena
Uomo nuovo: uomo rinnovato, che sceglie un nuovo battesimo, dopo il battesimo per il peccato originale, intraprendendo la strada della ricerca di Dio.
La natura dell'anima e del tempo
Abbiamo detto che Dio è trascendente ma che risiede anche nelle nostre anime, allora Agostino pensa che l’anima abbia la stessa struttura di Dio dal punto di vista qualitativo, è quindi tripartita.
Il padre equivale alla potenza (Dio è onnipotente) , il figlio equivale alla sapienza (Dio che si incarna, è il logos), e lo spirito santo all’amore ( che lega Dio agli uomini e questi a Dio).
La differenza è di tipo quantitativo, in quanto Dio è perfetto, non è soggetto al tempo ed è quindi infinito ( onnipotente, onnisciente e infinitamente buono) mentre l’uomo ha qualità limitate il motivo per cui possiamo trovare Dio dentro di noi è questa aderenza e somiglianza a Dio.
Il tempo si misura con e nell’anima. Il tempo esteriore – quello dell’orologio che si misura con il moto degli altri – è artificiale, serve per la convivenza civile. La vera durata della vita si misura nell’anima, è un tempo soggettivo. Il passato è ciò che non esiste più, il futuro è ciò che ancora non esiste ed il presente è ciò che tende a non esistere perché nel momento stesso in cui esiste diventa già passato. Il tempo tende quindi a nulla, a non esistere. L’anima da senso al tempo perché nell’anima il passato rimane sottoforma di ricordo, il presente esiste sottoforma di attenzione e il futuro esiste sottoforma di speranze ed aspettative.
Il problema del male
Agostino si pone una contraddizione, perché se Dio è infinitamente buono ed onnipotente il male non dovrebbe esistere perché:
1) se Dio non ferma il male significa che non è infinitamente buono;
2) se Dio vuole fermare il male però non ci riesce, allora non è onnipotente;
3) Dio non esiste.
Secondo Agostino, quindi, il male non esiste come principio a se stante ma come assenza di bene in quanto non esiste un principio uguale come potenza e contrastante come caratteristiche al bene, non è quindi una sostanza, non esiste come realtà autonoma né come concetto metafisico ma esistono solo i mali, mortali (i peccati) o fisici (malori che sono conseguenza del peccato).
La critica al pelagianesimo
Agostino critica un monaco inglese, Pelagio, del quale esiste una dottrina, il pelagianesimo.
Egli, richiamandosi alla Genesi, nella Bibbia, affermava che la colpa di Adamo non ricadeva sull’umanità, fu solo un cattivo esempio. Confina quindi il peccato originale ad Adamo, d conseguenza l’umanità ha ancora una possibilità per riscattarsi senza bisogno della grazia divina, ovvero la salvezza concessa da Dio, né della mediazione della chiesa o dei sacramenti.
Agostino sostiene invece che l’umanità sia una massa dannata, macchiata dal peccato originale e solo Dio per mezzo della grazia decide chi si salva, nonostante l’uomo possa decidere se passare da uomo vecchio a uomo nuovo, convertendosi da una vita da peccatore a quella dello spirito.
Agostino ha quindi una visione pessimistica anche se non arrivò a formare la teoria della predestinazione come invece fece Lutero affermando che, sebbene le opere buone aiutano nella vita, queste non bastano in quanto Dio ha già scelto chi salvare.
La città di Dio e la storia
La città di Dio è un’opera scritta dopo il sacco di Roma da parte dei Goti nel 410 d.C. (periodo delle invasioni barbariche). Questo episodio destò un grandissimo sconcerto, in quanto Roma era un simbolo spirituale e politico. Al sacco di Roma si diedero due spiegazioni diverse:
1) punizione divina
2) fu utilizzato dai pagani per attaccare il cristianesimo, perché si credeva che siccome con il paganesimo l’impero fu forte ed unito mentre ora si andava ad indebolirsi, fu il cristianesimo a causare le sue debolezze.
Il tema centrale dell’opera è la provvidenza divina, l’elabora una teologia della storia, ovvero ricostruisce l’avvicendarsi degli avvenimenti storici dalla creazione in poi dicendo che tutto dipende dalla provvidenza di Dio, troviamo quindi una lettura provvidenzialistica della storia. Agostino infatti crede che esista un piano divino e che ogni evento che accade si inserisce nella linea temporale già decisa da Dio.
Essendo l’uomo limitato rispetto Dio, ha una visione parziale della storia, la vede solo dal suo punto di vista e non nel suo insieme. La storia procede con andamento regolare, non è né eterna né ciclica, ha un inizio (la creazione) e un fine (il giudizio universale), che è un evento salvifico che darà poi senso a tutta a storia.
La dualità delle città
Dopo la conversione, Agostino mantiene comunque alcuni punti del manicheismo, come ad esempio la lotta tra bene e male, che vengono rappresentati nell’opera con la città di Dio e la città terrena.
Il termine civica è però da intendere con il significato comunità di uomini,non propriamente come città.
La città di Dio non è il paradiso, ma è l’insieme degli uomini giusti che vivono secondo lo spirito arrivando poi alla salvezza, ovvero l’insieme degli uomini nuovi. La città terrena è invece l’insieme degli uomini ch vivono secondo i piaceri terreni e della carne, ovvero gli uomini vecchi.
Questa divisione non è rigida perché un uomo vecchio può sempre diventare un uomo nuovo ed aderire alla comunità degli giusti. Le due città sono entrambe nel mondo terreno e non scandiscono la differenza tra paradiso e inferno e neanche tra uomini di chiesa o no perché spesso chi aderiva alla fede non la praticava nella vita, ma questa differenza riguarda l’anima, è quindi una differenza interiore in base all’adesione dell’anima alla fede. Queste due città esistono sin dai tempi di Adamo, infatti la distinzione nacque proprio dal suo peccato, perché se lui non avesse mangiato la mela ci sarebbe stata la beatitudine, e finirà con il giudizio universale. Nella storia le due città sono mescolate tra di loro.
Agostino definisce l’uomo come pellegrino, di passaggio sulla terra perché la vera vita è quella che inizia dopo il giudizio universale dopo il quale non esisterà più la mescolanza tra bene e male ma le due città verranno separate e il bene trionferà sul male.
Domande da interrogazione
- Qual è stato il percorso di conversione di Agostino al cristianesimo?
- Qual è il significato delle "Confessioni" di Sant'Agostino?
- Come Agostino concepisce il tempo?
- Qual è la teoria di Agostino sulla non sostanzialità del male?
- Cosa rappresenta "La città di Dio" secondo Agostino?
Agostino, inizialmente seguace del manicheismo, si convertì al cristianesimo dopo una crisi spirituale a Milano, influenzato da sua madre Monica e dall'incontro con il vescovo S. Ambrogio.
Le "Confessioni" rappresentano un'opera di introspezione e ricerca interiore, dove Agostino analizza i propri errori e promuove un dialogo diretto con Dio, sottolineando l'importanza della confessione continua.
Agostino vede il tempo come una misura dell'anima, dove il passato è ricordo, il presente è attenzione e il futuro è speranza, mentre il tempo esteriore è artificiale e serve solo per la convivenza civile.
Agostino sostiene che il male non esiste come principio autonomo ma come assenza di bene, non essendo una sostanza o un concetto metafisico, ma solo manifestazioni come peccati o malori.
"La città di Dio" è una teologia della storia che distingue tra la comunità degli uomini giusti (città di Dio) e quelli legati ai piaceri terreni (città terrena), con la storia vista come un piano divino che culminerà nel giudizio universale.