Concetti Chiave
- I miracoli sono visti come un collegamento diretto tra un fenomeno e l'Infinito, rivelando una nuova intuizione dell'Universo.
- L'intuizione è fondamentale e, secondo Schleiermacher, è la capacità di connettersi con l'alterità e l'Universo, non limitata come in Kant.
- La singolarità e centralità del soggetto empirico sono essenziali per percepire l'infinito nell'interpretazione del mondo.
- Ogni interpretazione individuale dell'Universo è valida e rappresenta una parte dell'infinito, senza mai esaurirlo completamente.
- La pluralità delle interpretazioni legittima diverse visioni e manifestazioni dell'Universo, simili a una pluralità di religioni armonica.
Indice
Il concetto di miracolo
Parte dall’esempio dei miracoli: sono da considerarsi come rapporto diretto di un fenomeno con l’Infinito, con l’Universo. Allora una rivelazione non è altro che un’intuizione originaria e nuova dell’Universo, e ognuno deve comunque sapere meglio di tutti che cosa per lui sia originario e nuovo. Quindi “miracolo” è solo il nome religioso di un evento. Da ciò emerge nuovamente la prospettiva del singolo, il soggetto interpretante che si fa avanti e vede in ogni finito che incontra la possibile cifra dell’infinito.
L'intuizione secondo Kant e Schleiermacher
Centrale è il termine “intuizione”. Per Kant essa è limitata all’applicazione di categorie e forme della spazialità, ma non fa il salto verso l’alterità assoluta. Piuttosto è un processo percettivo di registrazione di dati sensoriali. Per Schleiermacher invece è una capacità molto elevata dell’uomo, che lo porta appunto al rapporto con l’alterità, con l’infinito, con l’Universo (non si parla tanto di divinità in senso biblico).
La singolarità del soggetto empirico
Ciò che conta è la singolarità, la centralità del soggetto empirico. A suo dire, alla dialettica è sempre mancato il “sentimento dell’infinito”, cioè una visione in qualche senso religiosa, che vede nella forma particolare e concreta una manifestazione dell’Universo che si individualizza. Universo che assume forma storica e concreta che l’interprete deve cogliere. L’oggetto è infinito, quindi sono giustificate infinite forme individuali di interpretazione, così come varie sono le forme di religione, in una pluralità armonica. Ogni interpretazione individuale è un pezzo dell’infinito, che però non lo esaurisce mai nella sua progressione.
Questo fatto sembrerebbe anche legittimare qualsiasi argomentazione, così come le sue conseguenze morali e pratiche. È come se, in linea di principio, ogni fatto, interpretazione, punto di vita, equivalesse.