Concetti Chiave
- La soggettività per Sartre è mondanità, non coscienza, seguendo una lettura radicale di Heidegger.
- Sartre interpreta l'intenzionalità husserliana come trascendenza della coscienza nella realtà.
- La coscienza è vista da Sartre come vuota e nulla, contraria all'idealismo husserliano.
- L'attività immaginativa è un trascendere la coscienza, non per creatività ma per uscire da se stessi.
- Il mondo è assurdo e provoca nausea, un turbamento diverso dall'angoscia heideggeriana.
Interpretazione radicale di Sartre
L’autentica soggettività non coincide con la coscienza, in quanto è essenzialmente mondanità: Sartre interpreta in modo radicale la categoria heideggeriana di Essere-nel-mondo come essenziale estraneità del soggetto umano rispetto alla propria coscienza; in questo modo egli dà anche una precisa lettura dell’intenzionalità husserliana, della direzione alle cose, che indica il nostro risiedere in un mondo che è trascendente rispetto alla nostra coscienza, quindi, il nostro non stare nella coscienza: la coscienza umana è, per Sartre, immediato trascendimento di se stessa nella realtà. In quest’opera emerge così una nota fondamentale della filosofia sartriana: l’estrema vuotezza della coscienza, la quale è, di per se stessa, nulla; infatti, se è intenzionalità, lo stesso Husserl avrebbe dovuto rifiutare un’interpretazione idealistica della coscienza e, più in generale, della fenomenologia: se questi aveva chiuso la coscienza in se stessa, Sartre rovescia il concetto di intenzionalità husserliano, mirato verso un solipsismo metodologico (Soggetto inteso come monade coscienziale), ponendo il Soggetto fuori di se stesso, nel mondo.
Trascendenza e immaginazione
Questa trascendenza si configura anche come attività immaginativa, poiché l’immaginazione è un fuggire da noi stessi: siamo esseri immaginanti non perché creativi, non al fine di realizzare una nostra soggettività, ma perché siamo portati ad uscire fuori dalla nostra coscienza, a trascenderci.
Il mondo e la nausea
Il mondo, tuttavia, è qualcosa di senza senso, di completamente contingente, di assurdo e nauseabondo: il mondo provoca in noi un senso di nausea, di vomito, un’essenziale spaesamento che si accompagna ad un turbamento psico-fisico, biologico. La nausea è provocata dalla totale assurdità della natura, dal suo non avere senso; essa non coincide, tuttavia, con il concetto heideggeriano di angoscia: se questa è fondamentalmente un vivere per la morte, l’appropriarsi di un sentimento di impossibilità, la nausea è il vivere l’assurdità del mondo.
Domande da interrogazione
- Qual è l'interpretazione radicale di Sartre riguardo alla soggettività e alla coscienza?
- Come si configura la trascendenza secondo Sartre?
- Qual è la relazione tra il mondo e la nausea secondo Sartre?
Sartre interpreta la soggettività come essenzialmente mondanità, vedendo la coscienza umana come un trascendimento immediato di se stessa nella realtà, in contrasto con l'interpretazione idealistica di Husserl.
La trascendenza si configura come attività immaginativa, un fuggire da noi stessi, non per creatività, ma perché siamo portati a uscire dalla nostra coscienza e a trascenderci.
Il mondo è visto come assurdo e contingente, provocando un senso di nausea e spaesamento, un turbamento psico-fisico che deriva dall'assurdità della natura, distinto dall'angoscia heideggeriana.