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Nietzsche, evoluzione del pensiero
Filosofia e malattia
Gli ultimi anni di vita di Nietzsche si contraddistinguono per una malattia mentale, manifestazione di un malessere, fisico e relazionale, onnipresente nella sua esistenza. Tale condizione ha suscitato nella critica una reazione analoga a quella dell’opera leopardiana la malattia è la condizione favorevole ed imprescindibile della sua creatività filosofica?
L’analisi definitiva: sofferenza e solitudine sono da considerarsi strumenti per sondare in maniera anticonformista e atipica la realtà, ma la filosofia nietzschiana ha un rapporto irrilevante con la malattia.
Nazificazione e denazificazione di Nietzsche
Nietzsche è stato per lungo tempo associato alla cultura nazifascista (nazismo = esperimento nietzschiano) anche grazie al contributo deleterio di Elizabeth, sorella del filosofo. Tale accostamento risulta estremamente erroneo, anche se all’interno dei testi di Nietzsche si trovano vari spunti antidemocratici e antiegualitari.
Nel secondo dopoguerra c’è stato un processo di denazificazione del pensiero nietzschiano, che è stato analizzato in termini filologici.
Il pensiero e la scrittura
Le caratteristiche del pensiero di Nietzsche sono:
1. critica radicale della civiltà e filosofia occidentali attraverso la distruzione delle certezze del passato, ma che propone un carattere propositivo: la figura del superuomo (o dell’oltreuomo)
2. ricerca di nuove modalità di comunicazione filosofica. In particolare utilizzo di:
- aforisma: illuminazione istantanea che il lettore deve interpretare per comprendere (es: Umano, troppo umano)
- poesia in prosa + annuncio profetico forma ricca di simboli ed allegorie (es: Così parlò Zarathustra)
- esposizione autobiografica + invettiva polemica ultimi scritti
3. Una programmatica asistematicità, perché:
- il sistema nasconde il desiderio di impadronirsi della totalità del reale (desiderio illusorio e destinato all’insuccesso)
- Nietzsche predilige gli “orizzonti aperti”
2. favorisce “l’idolatria del fatto" e rende l’uomo il prodotto finale di un processo necessario, costringendolo a
“chinarsi dinanzi alla potenza della storia"
3. necessità di imparare l’arte dell’oblio
NB: Nietzsche non critica la storia tout-cour (completamente), ma la sua "saturazione" (eccesso), perché essa è il
vero pericolo per l’uomo.
L’ipertrofia storiografica e il “fattore oblio”
Secondo Nietzsche, nella vita è necessaria la presenza del “fattore di oblio”, ovvero, la capacità di dimenticare un
ricordo, perché:
1. senza incoscienza non c’è felicità l’ipertrofia storiografica schiaccia l’uomo e gli fa perdere fiducia in
se stesso. L’uomo a differenza dell’animale (che vive in modo non storico) ha una vita storica, ovvero.
- animale = non ricorda il passato, vive solo nel presente
- uomo = ha la consapevolezza del fluire del tempo, cioè ha una memoria storica (memoria +
esperienza)
NB: Nietzsche cita la concezione leopardiana presente ne Canto notturno di un pastore errante per l’asia
2. per poter agire efficacemente (= avere capacità creativa) nel presente occorre saper dimenticare il
passato tale concezione non prevede l’abolizione di tutta la memoria, bensì una “selezione” = oblio
Il binomio storia/vita
Nietzsche ritiene che sia importante far riferimento alla vita quando si analizza la storia, perché la VITA:
- può fiorire solo grazie all’oblio, che permette di immergersi totalmente nell’immediatezza del presente: se non
c’è oblio la vita diventa impossibile perché rimane paralizzata dal passato
- necessita della storia, ovvero della memoria, che dovrà entrare solo nella misura in cui favorirà la vita stessa
I tre tipi di storia: monumentale, antiquaria e critica
Nietzsche non dice che la storia, fondata sulla memoria del passato, sia inevitabilmente sempre dannosa: quello che
conta è saper ricordare nella misura giusta e nel modo adeguato. La storia è utile all’uomo per tre ragioni:
1) in quanto l’uomo ha aspirazioni;
2) in quanto l’uomo preserva e venera;
3) in quanto soffre e ha bisogno della liberazione.
Si hanno così tre tipi diversi di storia, ognuno dei quali ha un aspetto positivo e uno negativo:
1. La storia "monumentale" uomo attivo e con aspirazioni: guarda al passato per trovare modelli e maestri
assenti nel presente
FISIOLOGIA si trasmette la coscienza delle cose grandi, cioè di modelli da applicare nel presente
PATOLOGIA:
- danneggia il passato perché dimentica parti di esso per ricordare solo i fatti migliori
- deforma i valori fanatismo e temerarietà
- deforma le proporzioni dei modelli l’esasperazione della storia monumentale può paralizzare la
libera creazione artistica, se i modelli sono considerati ineguagliabili.
2. La storia “antiquaria” uomo che preserva e venera (incarnata dal collezionista): guarda al passato con
amore e fedeltà
FISIOLOGIA conserva il senso e i valori di una tradizione su cui si radica la vita presente
il
PATOLOGIA collezionismo maniacale ha diversi aspetti negativi.
- mortifica i fini e i valori del passato, perché pensa di cogliere il senso della storia atteggiamento
antistorico
- è infinito (la collezione non terminerà mai)
- limita il campo visivo solo alla tradizione a cui si appartiene
- spinge a rifiutare ciò che è nuovo = “mummifica” la vita = il presente si inaridisce e diventa incapace
di generare il nuovo
3. La storia “critica” uomo che soffre e vuole liberarsi: guarda al passato come un peso di cui liberarsi per
poter vivere (avviene una sorta di “processo giudiziario alla storia”)
FISIOLOGIA esprime un’istanza legittima di giudizio del passato
PATOLOGIA a giudicare la storia non è la Giustizia, ma la vita stessa, che è sempre ingiusta. Il pericolo è che:
- nasca la presunzione che noi possiamo fare a meno del passato = dimenticare che siamo il risultato
delle precedenti generazioni e che non è possibile una scissione completa dal loro condizionamento
Tali atteggiamenti, se utilizzati singolarmente, sono deleteri, ma se vengono integrati (tutti e tre assieme) al
servizio della vita e dei viventi sviluppano una storia AUTENTICA E UTILE.
Freud e Nietzsche, due visioni legate
1. Il compito dell’OBLIO
NIETZSCHE sostiene come non si debba cancellare la memoria per agire, ma “selezionarla”. Tale selezione
consiste nell’esercitare la facoltà dell’oblio = fare i “conti” con la nostra storia, studiarla e migliorarla
FREUD l’idea di un oblio attivo, di derivazione nietzschiana, è importante nel pensiero di Freud. Egli, infatti,
sostiene che solo sciogliendo il peso della nostra storia inconscia, individuale e collettiva, possiamo liberarci
dall’ determinismo psichico (o inconscio), ovvero, da quella catena di causa – effetto che conduce la nostra vita.
Il compito della psicoanalisi è di creare delle condizioni per liberare gli individui dal determinismo inconscio.
Se un evento traumatico accade durante l’infanzia, noi:
- non avremo sua memoria cosciente, ma solo memoria inconscia (= iscritto nella struttura neuronale)
- continueremo ad esserne succubi e agiremo rimettendo in scena il contenuto del trauma = nevrosi
Il compito dell’individuo sottoposto a psicoanalisi è quello di partire dal sintomo cosciente e riuscire a calarsi nel
flusso dell’inconscio per poter identificare il rapporto di causa ed effetto che è originato dal trauma. In caso di esito
positivo dell’analisi della catena ci si libera dal trauma.
Obiettivo clinico della psicoanalisi = liberazione dai traumi che ciascuno di noi ha avuto nel passato.
2. La condizione del mondo moderno
Nietzsche e Freud relativamente alla condizione del mondo moderno sostengono che:
NIETZSCHE siamo animali storici carichi di memoria = visione ottimistica, perché prevede la possibilità della
liberazione attraverso la distruzione di tutti gli idoli creati nel corso di 2000 anni di storia
FREUD soffriamo a causa della nostra storia individuale e collettiva = visione pessimista
La visione freudiana si divide in due periodi:
-prima degli anni Trenta è possibile giungere ad una condizione di equilibrio, ma non possiamo guarire
totalmente, perché è l’uomo stesso ad essere malato (NB: anche Svevo esprime questa condizione di
sofferenza dell’uomo contemporaneo nelle pagine conclusive de La coscienza di Zeno)
-dopo gli anni Trenta non è possibile uscire dalla nostra condizione di malattia, perché è causata dalla società
2° fase: IL PERIODO ILLUMINISTICO o “genealogico”
Con il testo Umano, troppo umano (1878 – 1880) inizia il periodo “illuministico”, cioè l’opera di critica della
cultura tramite la SCIENZA intesa come metodo di pensiero = metodo genealogico.
In tale fase, Nietzsche:
- ripudia i maestri di un tempo: Schopenhauer (metafisica) e Wagner (tendenza artistica) riducendoli a riflessi
della decadenza moderna
- abbandona la metafisica e privilegia la prospettiva della scienza
prima metafisica e arte = vie d’accesso all’essere
dopo scienza, riflessione critica e diffidenza metodica = diventano la guida e definiscono l’arte, metafisica
e religione come un’illusione da distruggere (arte = residuo di cultura mitica)
- sviluppa un nuovo procedimento di pensiero
Il metodo genealogico
Il nuovo metodo nietzschiano è il metodo critico e storico - genealogico, così definito perché:
1. “critico” metodo di indagine = estendere il sospetto ad ogni oggetto
2. “storico – genealogico” cerca di ricostruire il processo che ha creato le presunte realtà statiche o immutabili
dell’etica e della metafisica, individuandone gli impulsi primigeni
Questo metodo prende in analisi i valori o nozioni definiti “eterni” e “assoluti” e si articola in due fasi:
1. analisi storico – concettuale demolisce l’essere “eterni” dei valori dimostrando come siano relativi e
contingenti = appartengano a determinati contesti storici
2. critica demistificante demolisce l’essere “assoluti” dei valori dimostrando come sotto di essi ci siano delle
motivazioni ed interessi umani
Tale metodo, dunque, si distingue perché ha:
- un aspetto demistificante = scompone ciò che appare complesso (nobile) in parti semplici (vili)
- un carattere dialettico = è capace di far scaturire un atteggiamento dal suo opposto (negativo) = non
studia solo la genesi dei valori, ma tutto il loro sviluppo dialettico
I concetti affrontati dalla filosofia illuministica sono:
- lo spirito libero = la figura del viandante, cioè colui che grazie alla gaia scienza (liberatoria) riesce a
liberarsi dal passato e inaugurare la cosiddetta filosofia del mattino
- la filosofia del mattino = filosofia basata sulla concezione di una vita transitoria e libera da certezze
precostituite. Attacco alla morale e alla metafisica con l’accusa di essere “errori dell’umanità”
critica della metafisica è esplicita nella teoria della morte di Dio (Gott ist tot!), annunciata nell’opera
Gaia scienza. La morte di Dio e la fine delle illusioni metafisiche
Ragione e menzogna
Nietzsche per formulare l’espressione “Dio è morto” si basa su una precisa concezione di Dio, che è visto come la
più antica delle bugie vitali = bugie formulate dagli uomini per riuscire a sopravvivere in un mondo caotico,
disarmonico, crudele e non – provvidenziale. Dio rappresenta quindi:
- la personificazione delle certezze dell’umanità = sintesi delle credenze religiose e metafisiche che danno
un senso e un ordine alla vita
- il simbolo di ogni prospettiva oltremondana e antivitale = è il contrario dell’accettazione dionisiaca
dell’esistenza, perché propone una fuga dalla vita e la rivolta contro questo mondo
L’origine della figura di Dio (tradizione platonico – cristiana), quindi, è legata alla paura dell’uomo di fronte
all’essere e legittima la concezione dell’essere fuori e in alternativa all’essere reale.
Il grande annuncio
Nell’opera Gaia scienza, Nietzsche narra la parabola di un “uomo - folle” (cioè il filosofo – profeta) che annuncia
agli uomini la morte di Dio, ovvero il venir meno di tutte le certezze assolute che avevano sorretto gli uomini nel
corso dei millenni e ne avevano “esorcizzato” le paure.
“Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla luce del giorno, corse al mercato e si mise a gridare
“Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio,
suscitò grandi risa. […] Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo, voi ed io!
Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? […] Dov’è che
si muove ora? Dov’è che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? […] Non si è
fatto più freddo?
Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso. Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini?
[…] Non è troppo grande per noi la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dei, per
apparire almeno degni di essa? […] Gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. “ Vengo troppo
presto – proseguì – non è ancora il mio tempo. […]
Che altro sono ancora queste chiese, se non fosse i sepolcri di Dio?”
Alla “morte di Dio” sono collegate diverse conseguenze:
il folle uomo è il FILOSOFO – PROFETA (in cui si identifica anche lo stesso Nietzsche)
le grandi risa suscitate al mercato rappresentano l’ateismo ottimistico e superficiale dei filosofi
ottocenteschi, che si dimostrano insensibili di fronte alla portata e agli effetti della “morte di Dio”
vuotare il mare; cancellare l’orizzonte e sparare la terra dal proprio Sole sono allusioni alla difficoltà e
essenza sovra-umana dell’uccisione di Dio.
eterno precipitare; non si è fatto più freddo? indicano un senso di smarrimento causato dalla scomparsa
di qualsiasi certezza e punti di riferimento assoluti.