Concetti Chiave
- Nietzsche vede la civiltà come un sistema che cerca di dominare l'uomo attraverso la morale e la religione, portando al suo progressivo snaturamento.
- La civiltà indebolisce l'uomo attraverso l'idealismo illusorio, l'estenuazione degli istinti naturali e l'introiezione di valori antinaturali.
- La morale tradisce l'uomo naturale, spingendolo verso obiettivi inappaganti e reprimendo le pulsioni istintuali.
- La repressione degli istinti porta alla "cattiva coscienza", dove gli istinti naturali vengono visti negativamente e interiorizzati, creando un conflitto interno.
- Nietzsche critica la nozione di un uomo naturale contrapposto alla civiltà come semplificata, ma riconosce l'importanza del dibattito sulla relazione tra natura e cultura.
1. Instradare l’uomo verso l’idealismo illusiorio, che non corrisponde al suo stato naturale e ne cause il denaturamento
2. L’anchilosamento, l’intorpidimento, l’estenuazione dei suoi istinti naturali e vitali. Ciò è l’effetto diretto della prima strategia
3. L’introiettare nell’uomo dei valori antinaturali, antimondani, frustranti e repressivi. L’uomo non se ne rende poi nemmeno più conto.
Il quadro che ne deriva si qualifica appunto nello snaturamento dell’uomo. Questa radicale antinomia postulata da Nietzsche tra natura e civiltà suscita però non poche perplessità. Si è accusato il filosofo di eccessiva semplificazione, di utilizzare una nozione di natura umana da contrapporre a civiltà troppo generica e ambigua, che non poteva più essere assunta come plausibile, come antitesi originaria incontaminata al polo civilizzato. L’uomo naturale, forte, sano, vitale, è solo una figura retorica e di maniera, tanto quanto il mito nietzschiano di felicità realizzabile solo allontanandosi dal polo civilità-società-morale-religione. È vero, Nietzsche, e non solo in questo contesto, pecca talvolta di semplificazione, ma resta il fatto che ha proposto un discorso che non è né isolato, né banale, quasi profetico dal punto di vista teorico: sarà tema centrale nel Novecento, soprattutto in Freud o Marcuse, con la problematica relazione tra uomo individuale nel suo status naturale e la cultura sociale che impone codici e norme di carattere etico che comprimono e creano disagio.
Per Nietzsche, in sintesi, la morale tradisce l’uomo naturale e lo snatura, ed evidenzia tre tradimenti:
a. La falsificazione teleologica (“angelismo”): la morale spinge l’uomo verso obiettivi mistificanti e inappaganti. L’uomo viene avviato verso il traguardo celeste degli ideali e dei valori. Il tal modo smette di essere bestia per tentare si farsi angelo, solo che così abbandona la propria autentica identità, il proprio spazio. L’inevitabile esito è l’estenuazione e l’indebolimento della propria realtà vitale. Si ha la dialettica bestia-angelo, che è tanto più forte quanto più l’uomo si vergogna della propria natura animale.
b. Repressione delle pulsioni ineludibili e giuste. La morale persuade l’uomo che gli istinti sono “brutti e schifosi” e che ce ne dobbiamo vergognare. Da Aristotele a Vico, la vergogna è sempre stata un istinto positivo, perché sorgente di conformazione sociale, creazione di buoni sentimenti. Per Nietzsche invece, sarà anche vero che la “vergogna è la madre della società” (solo vergognandosi ci si autodisciplina), ma è anche vero che è veleno per l’individuo, prigione. L’uomo si vergogna progressivamente di sé e della propria natura istintuale e si va a imprigionare nella magia della società e della pace. L’uomo naturale è diventato uomo civilizzato per non perire. Gli istinti primari vennero improvvisamente divelti e svalutati. Quindi, da dove erano pienamente adattati nella natura e dalla natura, vengono spostati all’invenzione della “coscienza”, l’organo più miserevole e esposto ad ogni errore. È l’origine della “cattiva coscienza”, che denuncia come negativi i primari istinti naturali umani.
c. La morale e la religione ignorano le conseguenza di tale repressione, cioè il fatto che gli istinti, non espressi all’esterno, si rivolgono contro l’individuo stesso, determinando una situazione patologica. Come conseguenza si ha la ribellione degli istinti e la genesi del’anima. Infatti bloccare gli istinti non significa eliminarli, ma solo bloccarli nel loro autoespressivo cammino naturale. Le passioni, inibite, si ribellano alla morale e cercano comunque un proprio sfogo, non più all’esterno, dove c’è il mondo controllato dall’etica e dalla civiltà, ma all’interno, in un processo di interiorizzazione. Questa è la conseguenza più nefasta, e con questo deposito di istinti si crea quella che si andrà a definire come anima.
Domande da interrogazione
- Qual è l'antinomia principale che Nietzsche postula tra natura e civiltà?
- Quali sono le tre strategie che portano al denaturamento dell'uomo secondo Nietzsche?
- Come Nietzsche descrive il tradimento della morale nei confronti dell'uomo naturale?
- Quali critiche vengono mosse a Nietzsche riguardo alla sua visione della natura umana?
- Qual è la conseguenza più nefasta della repressione degli istinti secondo Nietzsche?
Nietzsche postula un'antinomia tra natura e civiltà, dove la civiltà, attraverso la morale e la religione, cerca di possedere e conformare l'uomo, spegnendo le sue capacità reattive originarie e indebolendolo.
Le tre strategie sono: instradare l'uomo verso l'idealismo illusorio, l'anchilosamento degli istinti naturali, e l'introiezione di valori antinaturali e repressivi.
Nietzsche descrive il tradimento della morale attraverso la falsificazione teleologica, la repressione delle pulsioni naturali, e l'ignoranza delle conseguenze di tale repressione, che portano alla creazione della "cattiva coscienza".
Nietzsche è criticato per l'eccessiva semplificazione e per l'uso di una nozione di natura umana troppo generica e ambigua, che non può essere considerata un'antitesi incontaminata alla civiltà.
La conseguenza più nefasta è la ribellione degli istinti, che si interiorizzano e creano l'anima, un deposito di istinti repressi che si rivoltano contro l'individuo stesso.