Concetti Chiave
- Marcuse sostiene che la narrazione del parricidio abbia un valore simbolico, con conseguenze storiche che possono indicare una via per superare la società capitalistica avanzata.
- Il passaggio al principio di realtà avviene attraverso il dominio del padre, che detiene il controllo delle risorse e della procreazione, creando una distribuzione diseguale della sofferenza.
- I figli, repressi e ambivalenti nei confronti del padre, si ribellano ma finiscono per autoimporre tabù, mantenendo la repressione del piacere per preservare l'ordine sociale.
- Il senso di colpa derivante dall'uccisione del padre porta i figli a sublimare il desiderio di piacere nel lavoro, creando un ordine sociale basato sull'autorepressione.
- La narrazione freudiana di ribellione e crimine si ripete nella storia dell'umanità, con esempi nelle religioni e nei movimenti sociali, rappresentando una lotta continua tra repressione e istanze di liberazione.
L’orda primitiva del parricidio dei figli. Marcuse ritiene che questa narrazione abbia valenza solo simbolica: sono eventi che non potranno mai essere dimostrati dal punto di vista antropologico, ma le loro conseguenza sono invece fatti storici e le interpretazioni possono indicare una possibilità di superamento della società a capitalismo avanzato e il suo principio di prestazione.
Il passaggio alla civiltà, cioè al principio di realtà, avviene quando il singolo uomo si impone su tutti gli altri.
Ad un certo punto allora i figli si ribellano. L’ordine imposto dal padre è infatti efficiente fino ad un certo punto, dato che si basa sul dominio del singolo. La ribellione non ha però alcun contenuto sociale, perché successivamente all’uccisione del padre i figli di fatto si autoimpongono dei tabù che mantengono la repressione del piacere. Ciò avviene nell’interesse comune di conservare il gruppo nel suo insieme. Il dominio del padre è ora dominio dei più, che introducono una morale e dei tabù a garantire l’autorepressione: il padre che viene ucciso e immediatamente deificato. L’uccisione non è sovvertimento dell’ordine costituito, ma sua conservazione.
Il senso di colpa è l’elemento fondamentale dell’atteggiamento dei figli, sta alla base della costituzione della morale e dei tabù sociali. Non nasce certamente a caso, da ma un concatenarsi di elementi enunciati da Marcuse: ribellione contro l’autorità dominante ma biologicamente giustificata; dominio che garantisce l’ordine razionale del gruppo. Nel momento in cui i figli uccidono il padre, se ne pentono immediatamente perché temono che ciò riporti il gruppo allo stato di natura. Desiderano sì la soddisfazione che aveva il padre, ma possono ottenerla soltanto ripristinando l’ordine che fu suo, conservando dei tabù se vogliono conservare il potere. Ma se il padre era colui che dominava e conservava per sé il monopolio del piacere e della procreazione, i figli sono costretti a costituire un ordine sociale, quindi autoreprimersi, sublimando la loro energia istintuale nel lavoro.
Il senso di colpa è legato all’angoscia per le conseguenze del crimine, che per Marcuse sono di due ordini diversi: distruzione dell’ordine del gruppo eliminando l’autorità, che quindi viene ristabilito; consapevolezza che non ripristinando ordine e autorità, sebbene sublimata, si verrebbe meno all’iniziale intenzione di libertà.
Secondo Marcuse, la narrazione freudiana e il suo meccanismo agiscono lungo tutta la storia dell’umanità in forma più o meno evidente, sempre presenti nell’inconscio dell’individuo. Fatti che hanno dunque valore simbolico, ma le conseguenze di questo modello interpretativo sono in realtà eventi storici che possono aiutarci anche a capire eventi futuri. La ribellione e il crimine dell’uccisione dell’autorità ricorrono in tutta la storia dell’umanità, in vari esempi e ambiti diversi. Freud, ripreso da Marcuse, fa l’esempio della religione, in particolare il cristianesimo. I discepoli hanno rinnegato la liberazione operata dal figlio, restaurando il dominio paterno. Un messaggio di libertà che è stato sublimato in strutture, istituzioni e principi morali e legali che sono quella della Chiesa. Lo stesso schema vale anche per i movimenti eretici, un momento di “ritorno del represso”, poi ulteriormente represso con l’atteggiamento violento delle istituzioni ufficiali. La repressione del messaggio evangelico originale corrisponderebbe a una sua male interpretazione, così come la repressione degli “eretici” è un combattimento verso una liberazione desiderata ma da rifiutare per ripristinare l’ordine sociale e morale.
Questo schema non è valido soltanto per la storia della religione, ma in generale per la storia della civiltà. Il suo sviluppo è interpretato come una forma e insieme di istituzioni che riescono a comprimere l’istanza liberatoria del principio di piacere. È evidente il concetto di dialettica dell’Illuminismo (dialettica di civiltà), in quanto il progresso della civiltà industriale raggiunge un’industrailizzazione tale da arrivare a posizioni autodistruttive (bomba atomica, campi di concentramento, etc). Queste forme di razionalizzazione estrema rientrano nella forma di sviluppo sempre più raffinata della società industriale e sono modi attraverso i quali essa cerca di reprimere il ritorno del represso, il momento in cui il principio di piacere affiora sempre più frequentemente come istanza di libertà che chiede di superare questa civiltà repressiva e autodistruttiva. La dialettica della civiltà implica che tanto più perfetti sono la razionalizzazione e lo sviluppo tecnologico, tanto più distruttivi e antiumanistici diventano gli esiti della civiltà. E tanto più evidenti le istanze di liberazione, le richieste di eros, le richieste di superamento: il ritorno del represso.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato simbolico della narrazione del parricidio secondo Marcuse?
- Come avviene il passaggio dal principio di piacere al principio di realtà nella narrazione di Marcuse?
- Qual è il ruolo del senso di colpa nella costituzione della morale e dei tabù sociali?
- In che modo la narrazione freudiana si riflette nella storia dell'umanità secondo Marcuse?
- Qual è la dialettica della civiltà secondo Marcuse e come si manifesta?
Marcuse ritiene che la narrazione del parricidio abbia un valore simbolico, poiché gli eventi non possono essere dimostrati antropologicamente, ma le loro conseguenze sono fatti storici che possono indicare un superamento della società capitalista avanzata e del suo principio di prestazione.
Il passaggio avviene quando il singolo uomo, inizialmente il padre, si impone sugli altri, monopolizzando il piacere e la procreazione, segnando così il passaggio dal principio di piacere al principio di realtà, con una distribuzione ineguale della sofferenza.
Il senso di colpa è fondamentale perché nasce dalla ribellione contro l'autorità dominante e garantisce l'ordine razionale del gruppo. Dopo l'uccisione del padre, i figli si pentono e ripristinano l'ordine attraverso tabù e autorepressione per mantenere il potere.
La narrazione freudiana agisce lungo tutta la storia dell'umanità, presente nell'inconscio, con esempi come la religione cristiana, dove il messaggio di libertà è sublimato in strutture e istituzioni, e nei movimenti eretici, repressi per ripristinare l'ordine sociale.
La dialettica della civiltà implica che il progresso tecnologico e la razionalizzazione estrema portano a esiti distruttivi e antiumanistici, mentre emergono istanze di liberazione e richieste di superamento della civiltà repressiva, rappresentando il ritorno del represso.