Concetti Chiave
- Il testo "Eros e civiltà" di Marcuse avvia un dialogo critico con Freud, esplorando la repressione degli istinti come base della società.
- Marcuse indaga le contraddizioni nei testi freudiani per legittimare la possibilità di una civiltà non oppressiva, contrariamente all'opinione comune.
- Nella società a capitalismo avanzato, la produttività raggiunge il culmine, rendendo teoricamente superflua la repressione istintuale per lo sviluppo.
- Marcuse critica i neofreudiani per aver trascurato la relazione istintuale tra individuo e società, vedendo la società solo come un ambiente fisso.
- L'approccio di Marcuse non è psicologico ma una filosofia della psicoanalisi, enfatizzando la storicità della repressione e delle sue alternative.
Indice
Dialogo critico con Freud
Si comprende come il testo Eros e civiltà sia un dialogo critico con Freud, che ha come punto di partenza la constatazione che la società ha alla sua base la repressione degli istinti, della parte più autentica dell’uomo. Inoltre, dall’altro lato c’è però la domanda: è proprio necessaria questa repressione? In termini freudiani: i benefici indubbi della civiltà valgono la sofferenza imposta da essa all’uomo? Vale la pena autolimitarsi per godere dei benefici della civiltà? Marcuse va alla ricerca, già all’interno dei testi di Freud, di contraddizioni che legittimino la possibilità di una civiltà non oppressiva.
Repressione e civiltà
Questo concetto è assunto come dogma, e su questo Marcuse concorda, ma gli studiosi non si sono soffermati sufficientemente invece sull’interrogativo, negando sempre la possibilità di un’alternativa. Il lavoro, la riproduzione monogamica, le leggi, l’ordine: tutto ciò che implica una sublimazione e repressione della libido è cultura. Tutta una serie di elementi sembrano confermare l’idea che la civiltà sia un processo irreversibile e inesorabile verso la repressione. Un processo di dominio dell’uomo sul’uomo che sembra accentuarsi man mano che la civiltà diventa più perfetta. L’obiezione di Marcuse: proprio l’accentuazione della violenza alla quali si assiste nell’epoca contemporanea, il momento di massimo sviluppo del progresso, in realtà potrebbe indicare che la civiltà non riesce più a far fronte al progresso stesso. Le istituzioni che sono frutto di un ordine del dominio devono diventare tanto più violente quanto più il livello di civiltà renderebbe possibile un superamento della civiltà della violenza, quanto più si rende possibile un'alternativa.
Produttività e repressione
Nella fase più alta di sviluppo della società a capitalismo avanzato, quello che è l’elemento di fondo, cioè la produttività, raggiunge il culmine. Ciò renderebbe non più necessario l’impiego di tutte le energie istintuali represse per la produzione in funzione dello sviluppo di questa civiltà che domina e manipola. Ora, la civiltà, per garantire se stessa e la propria struttura di dominio, deve intensificare la repressione attraverso la violenza crescente. Repressione che viene tanto più conservata rigidamente quanto meno è necessaria. Una società che quindi offre la possibilità per autosuperarsi.
Metapsicologia e civiltà alternativa
Nell’ambito della metapsicologia di Freud, si trovano tutti i concetti che ci aiutano a prospettare una civiltà alternativa. Tramite essi Freud agisce la sua diagnosi della civiltà occidentale, a partire dalla quale siamo anche in grado di prospettare un’alternativa. Tornare a questi concetti significa anche confrontarsi con i neofreudiani e le loro scuole revisioniste: la teoria psicologica di Freud è eminentemente sociologica. L’intreccio tra i processi e le dinamiche psichiche rimanda alla struttura della società e del suo sviluppo. Un nesso inestricabile tra la genesi dell’individuo e la costituzione della società. Ciò significa che la realtà storica sociale ha basi istintuali, concetto che per Marcuse è fondamentale. I neofreudiani hanno però misconosciuto la relazione tra individuo e società, la sua genesi istintuale. Per loro la società è un ambiente fatto, una serie di relazioni sociali, rispetto alla quale i vari individui si confrontano. Pertanto i problemi dei singoli individui, indipendenti, nascono dai conflitti ambientali. Per risolverli, basterebbe intervenire sulle relazioni. È un sistema chiuso entro il quale il soggetto si muove, senza alternative. Una critica conservatrice: per risolvere i problemi, adeguare il soggetto alla struttura dell’ambiente dato.
Relazione tra individuo e società
Secondo Marcuse, invece, l’approccio freudiano è di un altro tipo: su basi istintuali, la società influenza l’istinto del singolo. Dicendo che la società è repressiva, significa che il singolo viene represso nei suoi istinti. Se ogni tipo di società ha un tipo specifico di repressione, significa che in ciascuna di esse gli istinti dell’individuo subiscono un tipo diverso di repressione. Se essa è storicamente determinata, è plausibile anche la possibilità di una società non repressiva, un individuo i cui istinti non siano repressi. L’approccio freudiano, secondo l’interpretazione di Marcuse, sottolinea la storicità della relazione tra individuo e società.
Filosofia della psicoanalisi
Marcuse esplicita chiaramente che il suo non è un approccio psicologico a Freud, ma piuttosto una filosofia della psicoanalisi. Dà una definizione di alcuni concetti in via preliminare: civiltà e cultura sono usati in modo indifferente; repressione come processo conscio e inconscio; istinto come qualcosa che si riferisce a tendenze primarie dell’organismo umano.
Domande da interrogazione
- Qual è il punto di partenza del dialogo critico di Marcuse con Freud in "Eros e civiltà"?
- Come Marcuse vede la relazione tra civiltà e repressione?
- Qual è l'obiezione principale di Marcuse riguardo alla civiltà contemporanea?
- In che modo Marcuse interpreta la metapsicologia di Freud?
- Qual è la critica di Marcuse ai neofreudiani?
Il punto di partenza è la constatazione che la società si basa sulla repressione degli istinti, e Marcuse si interroga sulla necessità di tale repressione.
Marcuse sostiene che la civiltà implica un processo di dominio e repressione degli istinti, ma suggerisce che l'accentuazione della violenza contemporanea potrebbe indicare che la civiltà non riesce più a sostenere il progresso.
Marcuse obietta che la civiltà contemporanea, pur essendo al culmine della produttività, intensifica la repressione attraverso la violenza, anche quando non è più necessaria.
Marcuse utilizza i concetti della metapsicologia di Freud per prospettare una civiltà alternativa, sottolineando l'intreccio tra processi psichici e struttura sociale.
Marcuse critica i neofreudiani per aver misconosciuto la relazione istintuale tra individuo e società, vedendo la società solo come un ambiente fatto di relazioni sociali.