Concetti Chiave
- Heidegger critica il sistema-museo, sostenendo che snatura le opere d'arte, riducendole a semplici oggetti estetici, separandole dal loro contesto originario.
- Le opere d'arte, secondo Heidegger, realizzano la loro verità nel loro contesto originale, non nei musei che le rendono asettiche e astratte.
- Il sistema dell'arte allontana l'opera dal suo "mondo", rendendo difficile esperire l'opera come tale, secondo l'interpretazione di Heidegger.
- Heidegger propone un recupero dell'opera d'arte che non sia museale, ma vivente, attraverso un approccio performativo che coinvolge il linguaggio e l'evocazione del contesto.
- La descrizione del tempio greco da parte di Heidegger esemplifica il recupero dell'opera d'arte nel suo contesto, evocando una dimensione cosmica attraverso la parola.
Opera d'arte
«Sistema dell’arte»
Quelle che chiamiamo opere d’arte si trovano perlopiù nei musei, ossia in luoghi istituzionali che secondo Heidegger ne snaturano il significato. Succede, a suo avviso, che proprio quando la grande arte sembra più apprezzata, e diventa oggetto di molteplici attenzioni, proprio allora la grande arte è in declino, o forse è già tramontata del tutto. Nel sistema-museo troviamo degli oggetti d’arte, ma non le opere (come Heidegger le definisce), che non si riducono a pure immagini perché al contrario realizzano la cosa nella sua verità. Il gesto costitutivo di questo sistema (il sistema dell’arte, la forma-museo) è appunto il gesto che allontana l’opera dal suo «contesto» originario (che Heidegger chiama «mondo») per esporla in un luogo asettico, astratto. Sia per Egineti, sia per l’Antigone di Sofocle «tutto il lavoro storico-critico e storico-artistico, per quanto metodico e per quanto condotto nell’interesse dell’opera, può solo avvicinarsi all’opera come oggetto, che non è l’opera-in-quanto-opera.
Recupero dell’opera
Nei musei le opere d’arte non dovrebbero ‘essere esposte’, quanto piuttosto dovrebbero ‘esporre’ (quello che viene esposto è l’oggetto estetico, non l’opera d’arte). Ciò che ‘espone’ l’opera d’arte è il suo mondo, ossia ne mette in opera la verità, la realizza, la porta alla luce. Ma Heidegger sembra sottrarsi alla domanda se sia possibile esperire un’opera d’arte in quanto opera d’arte, se non per affermare che il «mondo» dell’opera d’arte è sparito in modo irreversibile. È però altrettanto chiaro che la decostruzione heideggeriana del «sistema estetico» va nella direzione di un recupero, non museale ma vivente, dell’opera stessa. La risposta per così dire «performativa» alla domanda sulla possibilità di restituire l’opera al suo «mondo» è la celebre pagina sul tempio greco, dove il testo di Heidegger tenta di evocare gli elementi costituivi del «mondo» di cui il tempio è la messa-in-opera (e dove il tempio acquista perciò, attraverso l’evocazione dei materiali, dell’ambiente, del «biotipo» vegetale e animale, una dimensione cosmica). È una risposta performativa perché appunto avviene nel linguaggio, nella forma dell’invocazione (come se la poesia fosse l’unico elemento in cui può prodursi il recupero dell’opera).Domande da interrogazione
- Qual è la critica di Heidegger al sistema-museo riguardo alle opere d'arte?
- Come dovrebbe essere esposta un'opera d'arte secondo Heidegger?
- Qual è la soluzione proposta da Heidegger per il recupero dell'opera d'arte?
Heidegger critica il sistema-museo perché ritiene che snaturi il significato delle opere d'arte, allontanandole dal loro contesto originario e riducendole a semplici oggetti estetici.
Secondo Heidegger, un'opera d'arte dovrebbe 'esporre' il suo mondo, mettendo in opera la sua verità e portandola alla luce, piuttosto che essere semplicemente esposta come un oggetto estetico.
Heidegger propone una decostruzione del sistema estetico per un recupero vivente dell'opera, suggerendo che la poesia e l'invocazione possano restituire l'opera al suo "mondo" originario, come illustrato nella sua riflessione sul tempio greco.