Concetti Chiave
- L'ermeneutica è intesa come "scienza dell'interpretazione", con radici etimologiche che affondano nella mediazione tra sensibile e intelligibile, ispirata al dio Hermes.
- Platone associa l'ermeneutica a tecniche divinatorie e la vede come una disciplina inferiore rispetto alla conoscenza diretta delle idee, con un'ottica di sospetto verso l'ambiguità.
- Con Aristotele, l'ermeneutica si evolve verso una tecnica di ricerca della verità, focalizzandosi sulla comprensione e interpretazione dei segni attraverso un approccio linguistico e semiotico.
- Aristotele riconosce la convenzionalità nella relazione tra segni e significati, considerando la denotazione come un legame logico tra suoni, lettere e affezioni dell'anima.
- Platone, al contrario, vede i segni come rivelatori di significati intrinseci, suggerendo che il loro rapporto con il significato non possa essere arbitrario, come nel caso delle parole onomatopeiche.
Indice
Origini e significato dell'ermeneutica
Etimologicamente, si tratta della “scienza dell’interpretazione”.
Platone e l'ambiguità dell'interpretazione
Nell’antichità, Platone la fa derivare dal dio Hermes, mediatore tra dei e uomini, quindi c’è un’idea di ermeneutica come mediazione tra mondo sensibile e intelligibile.
Etimologia che non è del tutto lusinghiera (per la natura ingannatoria di Hermes), quindi l’opinione che l’interpretazione è comunque sempre legata all’ambiguità. Interpretazione che però permette la possibilità di accedere alla sfera dell’alterità, cioè passare ad un altro orizzonte di pensiero, alterità che ha bisogno di essere compresa. Pertanto materia piuttosto delicata e difficile da dirimere. L’ermeneutica nasce con ottica di sospetto, perché collegata a tutta una serie di tecniche divinatorie di cui Platone ha ben poca stima. La stessa qualifica di “arti interpretatorie” è un qualcosa che la sminuisce, rispetto all’intuizione diretta delle idee, il livello superiore di conoscenza. Quindi non si tratta di una disciplina filosofica già compiuta.Aristotele e la ricerca della verità
Altra etimologia è quella che collega interpretazione e ragionamento, quindi la sfera della comunicazione verbale interumana mediata dai sensi. Ermeneutica come tecnica comunicativa orientata alla verità. In Platone era già presente questo concetto, soprattutto nell’ambito giuridico. Allora non tanto l’aspetto di interpretazione dell’alterità, quanto piuttosto la ricerca della verità. Mentre, come già detto, l’ermeneutica in senso platonico è di apertura verso l’alterità, sempre con diffidenza nei confronti della sua non univocità, una tecnica filosoficamente inferiore; ora con Aristotele prevale il secondo aspetto, cioè interpretazione come ricerca della verità.
Segni e significati secondo Aristotele
Nello specifico, tramite la lettura dei segni. Se si vuole interpretare, bisogna capire per cosa stanno i segni, quindi un approccio linguistico/semiotico, con la dinamica logica della denotazione, cioè significati precisi per specifici segni. Per esempio, i simboli della voce stanno per le affezioni dell’anima. Le lettere scritte, poi, sono i simboli dei suoni della voce. Inoltre, i segni non sono i medesimi per tutti, sebbene alla loro base c’è una realtà che è medesima per tutti, rispecchiata in immagini e oggetti convenzionali e medesimi per tutti, a loro volta rispecchiati in segni. Si vede come Aristotele sia appunto conscio di come questa correlazione possa essere di tipo convenzionale.
Platone e il rapporto segno-significato
Convenzionalista non era invece Platone: dato che il segno deve rivelare, non può che rivelare ciò che rivela. Il rapporto segno-significato non può essere sottoposto ad arbitrio umano, perché deve piuttosto aprirsi e rivelare un’eccedenza di significato (Platone fa anche l’esempio delle parole onomatopeiche, che vengono assolutizzate).
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine etimologica dell'ermeneutica secondo Platone?
- Come si differenzia l'approccio di Platone e Aristotele all'ermeneutica?
- Qual è la visione di Platone sul rapporto tra segno e significato?
Platone collega l'ermeneutica al dio Hermes, mediatore tra dei e uomini, suggerendo un'idea di mediazione tra mondo sensibile e intelligibile, ma con un'accezione di ambiguità.
Platone vede l'ermeneutica come apertura verso l'alterità con diffidenza, mentre Aristotele la considera una ricerca della verità attraverso la lettura dei segni e un approccio linguistico/semiotico.
Platone ritiene che il segno debba rivelare un significato intrinseco e non possa essere soggetto ad arbitrio umano, poiché deve rivelare un'eccedenza di significato.