Concetti Chiave
- I giudizi di valore non morali valutano le qualità specifiche di un oggetto o di una persona, indipendentemente dalla bontà morale.
- Un buon professore, pilota o dentista è valutato per le sue competenze specifiche, non per le qualità morali generali.
- La bontà non morale si riferisce a criteri di eccellenza condivisi e pertinenti alla categoria dell'oggetto o della professione.
- I giudizi di valore presuppongono criteri comuni per essere riconosciuti e condivisi da altri.
- La questione dell'oggettività nei giudizi di valore pone il dilemma tra riconoscimento di un bene assoluto e attribuzione soggettiva del valore.
Indice
Giudizi sul bene non morale
Naturalmente, non è affatto detto che i giudizi sul bene non morale non abbiano come oggetto del giudizio degli esseri umani, ma in questo contesto gli esseri umani oggetto del giudizio lo sono per caratteristiche che non sono di tipo morale. Un buon professore, un buon pilota o un buon dentista possono tutte essere persone che non sono “buone” in senso morale, ma rimangono buoni professori, piloti e dentisti, in un giudizio di valore che adesso dobbiamo giustificare non attraverso criteri morali, perché non sono questi, qui, i criteri rilevanti, ma attraverso un altro tipo di ragioni riferite in modo specifico ad aspetti non morali come le qualità del professore, del pilota e del dentista. Il buon professore non sarà necessariamente un buon pilota o un buon dentista, perché le caratteristiche del buon professore sono diverse da quelle del pilota e del dentista; se anche lo fosse sarebbe un caso, non qualcosa che ci aspetteremmo come ovvia, e nemmeno come probabile.
Criteri di eccellenza non morali
Il giudizio di bene non morale è in questo caso relativo a un oggetto determinato ma anche a un certo criterio di, chiamiamola così, eccellenza di quel tipo di oggetto. Nel giudizio non morale parlare di uomini non è la caratteristica più importante: il giudizio di bontà viene dato costantemente su un oggetto o un’istituzione qualunque, ed è un giudizio che accomuna una buona ciliegia, una buona automobile o un buon coltello. Tutti questi sono oggetti che, nella propria categoria di oggetti e soltanto in essa, vengono detti “buoni”. Naturalmente, le ragioni date presuppongono anche in questo contesto una condivisione di criteri con coloro ai quali le ragioni si danno. Per esempio, come non è una ragione il criterio dell’altruismo per coloro che non riconoscono nell’altruismo un criterio della bontà morale, così non è una ragione per valutare come “buono” un professore il criterio della capacità di spiegare bene la propria materia per coloro che credono che un buon professore si valuti piuttosto secondo il criterio di saper mantenere la disciplina o di vestire in giacca e cravatta.
Oggettività dei giudizi di valore
I giudizi di valore o di bontà, di qualunque tipo essi siano, presuppongono sempre criteri comuni di giudizio, se questo giudizio vuole essere condiviso da altri. Qui torna a essere importante, se si è alla ricerca di criteri condivisi, il problema accennato sopra dell’oggettività dei giudizi che riguardano il bene, cioè dei giudizi di valore: c’è un bene oggettivo e assoluto che qualcuno è in grado di riconoscere e che, se non viene riconosciuto da altri, implica che questi ultimi siano in errore? Oppure il giudizio sul bene è un giudizio che non scopre il valore, ma lo attribuisce, ed è quindi un giudizio che dipende, per la sua validità, dal soggetto che pronuncia il giudizio?
Domande da interrogazione
- Qual è la differenza tra giudizi di valore morali e non morali?
- Come si determina se un oggetto o una persona è "buono" in un contesto non morale?
- Perché è importante avere criteri comuni nei giudizi di valore?
- Esiste un bene oggettivo e assoluto nei giudizi di valore?
I giudizi di valore non morali si basano su criteri specifici legati alle qualità di un oggetto o di una persona in un contesto non morale, come le competenze di un professore o di un pilota, mentre i giudizi morali si basano su criteri etici.
Si determina attraverso criteri di eccellenza specifici per quella categoria, come la qualità di una ciliegia o l'efficienza di un'automobile, che devono essere condivisi da chi valuta.
I criteri comuni sono essenziali per garantire che i giudizi di valore siano condivisi e riconosciuti da altri, altrimenti il giudizio rimane soggettivo e non universalmente valido.
Il testo solleva la questione se esista un bene oggettivo che possa essere riconosciuto universalmente o se i giudizi di valore siano soggettivi e dipendano dal punto di vista di chi li esprime.