Concetti Chiave
- L'essere umano è caratterizzato dalla "non specializzazione", a differenza degli animali che agiscono tramite istinti predefiniti.
- L'uomo vive in una condizione di apertura al mondo, necessitando di tecniche, cultura e istituzioni per sopravvivere in diversi ambienti.
- Tra pressione pulsionale e azione nell'uomo esiste uno "spazio vuoto" che permette infinite modalità d'azione, da colmare attraverso la cultura.
- L'educazione e la disciplina collettiva sono fondamentali per gestire la plasticità originaria e sviluppare abitudini culturali.
- La teoria della cultura sottolinea la necessità di stabilizzare il caos pulsionale e gli stimoli esterni tramite istituzioni e selezione culturale.
Gehlen - Principio della non specializzazione
L'essere umano vive una condizione di “non specializzazione”. Se l’animale ha dentro di sé il meccanismo d’azione, è necessario unicamente uno stimolo adeguato per innescarlo, in una potentissima connessione con l’ambiente. L’animale è specializzato nel rapporto con l’ambiente, che non lascia grande libertà percettiva e d’azione oltre l’istinto. L’animale percepisce unicamente quella parte di mondo che può integrare nei suoi meccanismi istintivi.
L’uomo invece, mancando di istinti, vive nella condizione di non specializzazione, è un “disadattato ambientale”, che necessità di agire per poter individuare un ambiente di sopravvivenza. Ciò comunque comporta la possibilità di vivere in tutti i luoghi diversi della terra, tramite la tecnica, la cultura e le istituzioni.Tale situazione non significa che l’uomo non senta gli stimoli fondamentali, ma che tali bisogni non si esprimono in lui in sequenze d’azioni innescate da stimoli e con un decorso prevedibile. Tra la pressione pulsionale e l’azione si apre uno “spazio vuoto”, uno iato (Hiatus) che va colmato perché si possa agire ma che, al tempo stesso, è il presupposto per infinite modalità d’azione. Strutturazione e stabilizzazione divengono così per l’uomo dei compiti culturali di primaria importanza: per la sua natura plastica ed “eccessiva”, nell’uomo la pulsione è cronica. Ogni relazione dell’uomo con il mondo deve venire appresa nell’ambito di un lavoro collettivo di educazione e disciplinamento della plasticità originaria (abitudini culturali).
L’apertura al mondo (Weltoffenheit) implica la possibilità di una più ampia e completa percezione del reale, oltre le singole componenti agganciate all’attivazione degli istinti derivate dalla “prigionia” in un Umwelt di selettività estrema della percezione. In questa situazione, l’uomo è a sottoposto a una grande quantità di stimoli esterni, non tutti utili per l’azione e il piano comportamentale, che rischiano di sopraffarlo. L’uomo è aperto al superfluo, deve gestire l’influsso di stimoli, per cui è fondamentale, per esempio, l’addestramento linguistico, uno dei modi in cui l’uomo inizia a mettere ordine e stabilità alla percezione (che viene fissato in un nucleo di significato). Un successivo passaggio è dall’oralità alla scrittura, esonero dalla memoria e dalla parola parlata.
Ciò porta alla fondazione della “teoria della cultura”: l’uomo come essere che stabilizza il suo caos pulsionale e l’afflusso incontrollato di stimoli esterni per avere sopravvivenza altrimenti impossibile. L’unica strada per farlo è la cultura, cioè l’istituzionalizzazione e selezione del caos circostante in ciò che è più importante. Accade soprattutto in quel momento di massima elasticità comportamentale e percettiva che è l’infanzia, in seguito progressivamente stabilizzata nella selezione di ciò che è più utile per sopravvivere. Il risultato finale è un corpus di abitudini culturali fisse che, in un certo senso, non si scosta più di tanto dal concetto di istinto.
Domande da interrogazione
- Qual è la condizione di "non specializzazione" dell'essere umano secondo Gehlen?
- Come l'uomo gestisce l'afflusso di stimoli esterni?
- Qual è il ruolo della cultura nella teoria di Gehlen?
- In che modo l'infanzia è importante nel processo di adattamento culturale?
L'essere umano vive in una condizione di "non specializzazione" poiché, a differenza degli animali, non ha istinti predefiniti e deve adattarsi all'ambiente attraverso la tecnica, la cultura e le istituzioni.
L'uomo gestisce l'afflusso di stimoli esterni attraverso l'addestramento linguistico e la cultura, che aiutano a mettere ordine e stabilità alla percezione e a selezionare ciò che è più importante per la sopravvivenza.
La cultura ha il ruolo di stabilizzare il caos pulsionale e l'afflusso incontrollato di stimoli esterni, permettendo all'uomo di sopravvivere attraverso l'istituzionalizzazione e la selezione del caos circostante.
L'infanzia è un momento di massima elasticità comportamentale e percettiva, durante il quale si stabilizzano progressivamente le abitudini culturali utili per la sopravvivenza, formando un corpus di abitudini che si avvicina al concetto di istinto.