Concetti Chiave
- L'etica secondo Gehlen sottolinea la naturale caoticità antropologica dell'essere umano, con una coesistenza equilibrata delle radici etiche.
- Critica all'Illuminismo: Gehlen vede l'etica illuminista come astratta, basata su principi filosofici universali privi di concretezza pratica.
- La modernità è caratterizzata da una pluralità di "istantanee ultime" che escludono la trascendenza religiosa come origine etica.
- La polarizzazione degli impulsi etici, quando una radice prevale, porta a un aumento dell'aggressività e a una riduzione dell'etica a un fatto fisiologico.
- Le istituzioni controllano il disordine pratico-morale, creando un equilibrio che permette alle pulsioni di svilupparsi positivamente.
Gehlen - Caoticità e disordine pratico-morale
L’etica a quattro radici intende sottolineare la naturale “caoticità” antropologica dell’essere umano. Gehlen rappresenta lo stato “normale” della vita etica quotidiana con la coesistenza piuttosto equilibrata delle radici. Criticando l’Illuminismo, in quando atteggiamento stabile di critica intellettuale, che inoltre prevede un genere di etica dedotta a partire da principi filosofici astratti e universali, che ha il risultato di essere essa stessa astratta.
In Gehlen non si trova un ruolo diretto/oggettivo della trascendenza (la religione è un’istituzione al pari delle altre nel conferire ordine all’azione, ma non ha maggiore contenuto di verità teoretica, che può anche essere indifferente al suo valore funzionale sociale), piuttosto, nella modernità, si assiste ad una “pluralità di istante ultime”, che esclude la provenienza sovrannaturale effettiva del religioso. La fondazione pulsionale è l’unica via per pensare, dal punto di vista strettamente antropologico, l’origine dell’etica.Sta di fatto che la situazione quotidiana è di “normale disordine pratico-morale”, coesistenza latamente conflittuale delle radici nel singolo individuo. Quando il conflitto emerge e una radice riesce a prevalere, si ha la “polarizzazione degli impulsi etici”, che provoca aumento d’aggressività nella pratica coinvolta, riducendo il tutto a “semplice fatto fisiologico”. Si può parlare allora per esempio di “pacifismo inviperito”, oppure “umanitarismo spietato”. Tutto ciò affermato per convincere il letto che le quattro radici devono continuare a coesistere nel disordine fisiologico.
In un certo senso il “disordine” è controllato dalle istituzioni, radice che non diventa mai radicale come le altre nella sopraffazione. L’ethos istituzionale divenuto egemone non rappresenta una degenerazione, ma un ordine sì molto forte ma che lascia comunque esistere in una certa forma le altre fonti. Piuttosto, in tale ambito esse hanno maggiore possibilità di essere sviluppate in modo positivo. All’interno delle forme istituzionali la pulsionalità trova un suo equilibrio, maggiore fonte di felicità per l’individuo. L’aggressività stessa diviene funzionale e resa utile alle istituzioni (es. l’esercito). Si nota nuovamente il ruolo di esonero, cioè la non necessità di decidere riguardo il soddisfacimento dei bisogni pulsioni.
Non è certamente una coesistenza perfetta. Il disordine permane creando continuamente conflitti nella situazione etica e psicologica dell’individuo. Ma si tratta del massimo equilibrio possibile per la condizione umana, con una posizione di relativa egemonia della fonte istituzionale. Le altre forme sarebbero più squilibrate e rischiose.
Domande da interrogazione
- Qual è la visione di Gehlen sulla "caoticità" antropologica dell'essere umano?
- Come si manifesta il "disordine pratico-morale" nella vita quotidiana secondo Gehlen?
- Qual è il ruolo delle istituzioni nel mantenere l'equilibrio etico secondo Gehlen?
Gehlen sottolinea la naturale "caoticità" antropologica dell'essere umano, descrivendo lo stato "normale" della vita etica quotidiana come una coesistenza equilibrata delle radici etiche, criticando l'Illuminismo per la sua etica astratta.
Il "disordine pratico-morale" si manifesta come una coesistenza conflittuale delle radici etiche nell'individuo, dove il conflitto può portare alla "polarizzazione degli impulsi etici", aumentando l'aggressività e riducendo il tutto a un "semplice fatto fisiologico".
Le istituzioni controllano il "disordine" senza diventare radicali, permettendo un equilibrio tra le radici etiche e offrendo un contesto in cui la pulsionalità può trovare un equilibrio, contribuendo alla felicità individuale e rendendo l'aggressività funzionale.