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Concetti Chiave

  • Il pensiero di Freud era radicale e critico, sfidando le concezioni psichiatriche tradizionali e i valori vittoriani, introducendo una nuova era nel pensiero scientifico e artistico.
  • Nonostante l'iniziale derisione, la psicoanalisi di Freud ottenne successo in Europa e negli Stati Uniti, diventando popolare tra gli intellettuali e il pubblico generale.
  • Il crescente successo portò ad una perdita del radicalismo iniziale della psicoanalisi, facendola conformare ai costumi sociali emergenti.
  • Negli anni, i temi sessuali trattati dalla psicoanalisi persero il loro status di tabù, venendo accettati senza suscitare scandalo.
  • La psicoanalisi si trasformò in un sostituto del pensiero radicale, offrendo una filosofia di vita comoda per il ceto medio urbano, nonostante le intenzioni originali di Freud.

Indice

  1. Pensiero radicale
  2. Successo della psicoanalisi
  3. Deterioramento del radicalismo

Pensiero radicale

Innanzitutto il suo era un pensiero radicale, radicale nell’accezione originale della parola, col significato di ciò che va alle radici e, come disse Marx, poiché la radice è l’uomo, col significato di ciò che giunge proprio alla natura e all’essenza dell’uomo. La psicoanalisi di Freud era pensiero critico prima di tutto, critico nei confronti delle concezioni esistenti in campo psichiatrico che consideravano la coscienza come dato fondamentale della psichiatria. Ma il pensiero di Freud era critico in un’accezione molto più ampia. Attaccava molti valori e ideologie del periodo vittoriano; attaccava l’idea che il sesso non fosse un argomento degno di una ricerca razionale e scientifica; attaccava la nozione sentimentale della «purezza» e dell’«innocenza» del bambino. Ma, come si è già fatto notare, il suo attacco più importante fu diretto contro l’idea secondo la quale nessun contenuto psichico trascende la coscienza. Il sistema di Freud costituì una sfida a concezioni e a pregiudizi esistenti, diede l’avvio a una nuova era del pensiero che corrispondeva ai nuovi sviluppi delle scienze naturali e dell’arte. Sotto tale profilo, il suo potrebbe essere definito un movimento rivoluzionario anche se Freud, nonostante la sua critica di alcuni aspetti della società, non trascese la struttura sociale esistente né pensò a nuove possibilità di carattere sociale e politico.

Successo della psicoanalisi

Che cosa avvenne di tale movimento critico e radicale, dopo i primi trent’anni di esistenza? Innanzitutto, la psicoanalisi ebbe un grande successo, specialmente nei paesi protestanti europei e negli Stati Uniti, dopo essere stata schernita e derisa dagli psichiatri più «seri» e dal pubblico in generale sin verso la fine della prima guerra mondiale. Molte ragioni concorsero al crescente successo della psicoanalisi. Di fatto il movimento, irriso durante i primi venti anni della sua esistenza, acquistò credito in psichiatria, ebbe il consenso di molti studiosi di sociologia e divenne popolare tra molti letterati, alcuni dei quali erano di rilievo come ad esempio Thomas Mann. Ma tale riconoscimento da parte degli accademici e degli intellettuali non fu tutto: la psicoanalisi divenne popolare tra il pubblico, gli psicoanalisti si trovarono in difficoltà ad accettare i pazienti che richiedevano il loro aiuto; così la professione dello psicoanalista divenne una delle più soddisfacenti sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista del prestigio.

Deterioramento del radicalismo

A questa serie di successi, tuttavia, non corrispose una ricchezza e fecondità di ricerche psicoanalitiche riguardo la teoria e la terapia. In realtà, si può ritenere che proprio il successo della psicoanalisi contribuì al suo deterioramento. Il sistema, nel complesso, perse il suo radicalismo originario, nonché il suo carattere di sfida e di critica. Verso l’inizio del secolo, le teorie di Freud, fossero o no esatte, sfidarono le consuetudini e il modo di pensare dell’epoca, attrassero chi aveva un’intelligenza critica e fecero parte del movimento critico esistente in altri settori della vita intellettuale, politica e artistica della società occidentale. Ma dal 1930 i costumi della società erano cambiati (in una certa misura per influenza della psicoanalisi, ma soprattutto per lo sviluppo di una società che incoraggia i consumi in ogni campo e scoraggia la frustrazione dei desideri). Il sesso non era più un tabù e parlare di desideri incestuosi, di perversioni sessuali e così via, non scandalizzava più il ceto medio urbano. Tutti questi argomenti, che l’individuo medio «moderato» non avrebbe neppure osato pensare verso il 1910, persero la loro qualità di tabù e furono accettati come i più recenti risultati della «scienza» senza più suscitare una particolare eccitazione. Sotto certi aspetti, la psicoanalisi invece di sfidare la società si conformò a essa: invece di essere un movimento radicale, esso divenne un sostituto del radicalismo in politica e in religione. Dal momento che l’uomo ha bisogno di una qualche filosofia che dia significato alla sua vita, la psicoanalisi si rivelò assai comoda per questa classe: pretendeva di dare un’esauriente filosofia della vita, sebbene Freud avesse negato esplicitamente una simile intenzione.

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