Concetti Chiave
- La felicità deriva dal termine greco eudaimonia, che significa uno stato di soddisfazione totale, associato a un "buon demone" e alla fortuna.
- I filosofi hanno distinto tra felicità pubblica, che coinvolge il benessere di una comunità, e felicità privata, che riguarda l'appagamento personale.
- Platone e Kant vedono la felicità come un fenomeno collettivo, legato alla città e all'universalità, mentre Aristotele e Cicerone la interpretano in termini individuali.
- Benjamin Constant ha evidenziato una transizione dalla felicità pubblica antica alla felicità privata moderna, focalizzata sulla vita familiare e l'indipendenza personale.
- Hannah Arendt sostiene che la politica moderna è diventata uno strumento di potere, alienando la felicità pubblica a favore di obiettivi individuali.
Indice
- Origini e significato della felicità
- Felicità pubblica secondo Platone e Kant
- Benjamin Constant e la felicità moderna
- Hannah Arendt e la politica moderna
Origini e significato della felicità
Uno degli interrogativi più frequenti al giorno d'oggi è legato al tema della felictà.Ma cos'è realmente la felicità? Il termine felicità deriva dal greco eudaimonia ed indica lo stato di chi è felice, di chi ritiene soddisfatto ogni suo desiderio e di chi è appagato; eudaimonia è l'unione di due parole: eu (bene) e daimon (demone) e dunque per poter vivere felici bisognava nascere con un "buon demone" e,quindi,essere fortunati.
Tuttavia la parola felicità può avere diverse accezioni e nel corso del tempo, a partire dai filosofi più antichi, è stata effettuata una divisione in due tipologie di felicità:ovvero quella pubblica e quella privata.Per felicità pubblica si intende uno stato di gioia e di benessere che non interessa un singolo individuo ma al contrario può essere esteso ad un insieme di persone, quale ad esempio una comunità.
Felicità pubblica secondo Platone e Kant
Alcuni filosofi come Platone e Kant hanno approfondito il tema della felicità pubblica :Platone considera la felicità un problema comunitario e afferma che quest'ultima deve essere propria della polis,cioè della città ,definendola dunque in termini politici per cui tutti gli individui devono essere felici ; per Kant , invece, l'uomo deve agire in ragione dell'universalità e non per il proprio interesse soggettivo: la felicità si avrà nel sommo bene,quando l'uomo, liberatosi dalle cose finite,troverà nella comunione con l'essere infinito il godimento della vera felicità.Nonostante ciò altri intellettuali hanno una concezione totalmente opposta della felicità e la intendono in termini privati : per il filosofo Aristotele essa è identificata con il fine essenziale della vita e ogni essere vivente tende ad un fine, che è il suo bene, mentre ad esempio per Cicerone, filosofo e oratore dell'eta imperiale della Roma dei Cesari, la vita privata è importante ma perde valore se rimane fine a se stessa.

Benjamin Constant e la felicità moderna
Nell'età settecentesca, lo scrittore ed intellettuale francese Benjamin Constant, espose nel saggio "Discorso sulla libertà dei moderni comparata a quella degli antichi" , quelle che secondo lui sono le differenze tra gli uomini del passato e uomini contemporanei soffermandosi sulla loro idea di felicità . Secondo Benjamin gli antichi conoscevano e perseguivano la felicità pubblica: essi partecipavano attivamente e direttamente alla vita politica della città e combattevano per difenderla ( ciò era dovuto al fatto che gli antichi erano immuni dal pericolo).
Hannah Arendt e la politica moderna
Viceversa, nei moderni ci interessiamo della felicità privata , generata dall'indipendenza , dalla tranquillità in famiglia, dalla vita solitaria e ciò porta all'allontanamento dalla politica.A sostegno della tesi di Benjamin Constant, vi è il pensiero di Hannah Arendt, filosofa del 20 secolo , secondo cui la salvezza si avrà in una vita figura e la politica è diventata soltanto uno strumento per affermare e accrescere il proprio potere.
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine del termine "felicità" e come viene interpretato dai filosofi antichi?
- Come differiscono le visioni di Platone e Kant sulla felicità pubblica?
- Qual è la concezione di felicità privata secondo Aristotele e Cicerone?
- Come si differenzia la felicità tra gli antichi e i moderni secondo Benjamin Constant?
Il termine "felicità" deriva dal greco "eudaimonia", che significa uno stato di soddisfazione e appagamento. I filosofi antichi, come Platone, consideravano la felicità un problema comunitario, mentre Aristotele la vedeva come il fine essenziale della vita.
Platone vede la felicità come un problema della polis, dove tutti devono essere felici, mentre Kant crede che la felicità si raggiunga nel sommo bene, quando l'uomo si libera dalle cose finite e trova comunione con l'essere infinito.
Aristotele identifica la felicità con il fine essenziale della vita, mentre Cicerone ritiene che la vita privata sia importante ma perde valore se rimane fine a se stessa.
Secondo Benjamin Constant, gli antichi perseguivano la felicità pubblica partecipando attivamente alla vita politica, mentre i moderni si concentrano sulla felicità privata, caratterizzata dall'indipendenza e dalla tranquillità familiare, allontanandosi dalla politica.