Concetti Chiave
- Hannah Arendt, filosofa e giornalista ebrea, analizza i totalitarismi e le loro cause nella società di massa che isola gli individui dall'azione politica.
- Nel suo lavoro "La banalità del male", Arendt descrive il processo di Eichmann, un burocrate nazista, dimostrando come il male possa nascere da azioni ordinarie e obbedienti.
- Arendt esplora la perdita dell'agire politico con il totalitarismo e la crisi della modernità, che ha portato al declino della partecipazione attiva nella società.
- In "Vita activa", Arendt distingue tre fasi dell'attività umana: l'homo faber, l'animal laborans e l'uomo politico, sottolineando la perdita della vita politica autentica.
- La filosofia di Arendt evidenzia come la modernità abbia ridotto la condizione umana alla produzione e al lavoro, trascurando la dimensione politica e sociale dell'esistenza.
Hannah Arendt fu una studiosa, giornalista e filosofa appartenente a una famiglia ebrea. Costretta ad abbandonare la Germania per motivi politici, si recò prima in Francia, poi negli Stati Uniti, dove insegnò in molte università.
I temi della sua filosofia sono:
a. Il Totalitarismo
b. La banalità del male
c. Analisi della crisi della modernità
Indice
Il totalitarismo secondo Arendt
a.
Il totalitarismo è nato in Italia con Mussolini. In “Le origini del totalitarismo” Hannah Arendt individua le cause dei totalitarismi: sono una conseguenza tragica della società di massa dove gli uomini sono atomi, chiusi di fronte all’agire politico.
La Arendt addita nella società quello che è il partito unico che controlla la massa con due strumenti:
- Uso del terrore
- Ricerca del consenso tramite l’ideologia
La prima parte del saggio è dedicata all’antisemitismo, mentre nella terza si analizzano le caratteristiche del totalitarismo.
La banalità del male
b. La sua opera “La banalità del male” è la cronaca, ripresa in chiave filosofica, del processo ad Adolf Eichmann, l’ufficiale nazista responsabile della deportazione e dello sterminio di milioni di esseri umani, soprattutto ebrei: come sottolinea la filosofa, Eichmann era solo un burocrate, un semplice impiegato, un uomo “normale” che riteneva di aver fatto il proprio dovere obbedendo a ordini che non era suo compito discutere. Per questo il male è banale, nel senso che si può insinuare nelle persone più semplici e normali.
Eichmann fu catturato da agenti israeliani in Argentina, dove si era rifugiato. Processato a Gerusalemme, fu giustiziato nel 1962.
Gli uomini processati erano accusati di:
- Crimini di guerra
- Crimini contro il popolo ebraico
- Crimini contro l’umanità
Crisi della modernità e polis perduta
c. Hannah Arendt sostiene inoltre che con il totalitarismo l’uomo massificato non fa politica e si perde così l’antico agire politico della polis. Elabora quindi il tema della polis perduta e si chiede come recuperare la partecipazione, non più presente, alla sua vita stessa.
Vita activa e le tre attività umane
“Vita activa. La condizione umana”: la modernità è un progressivo decadimento della condizione umana, un restringimento di possibilità. Il fare umano (la vita attiva) si esplica attraverso tre elementi fondamentali, che corrispondono alle tre fasi dell’uomo:
1. Attività operativa: “homo faber”. Essa si dedica alla costruzione di oggetti duraturi. Con la rivoluzione scientifica del Seicento e l’avvento della modernità l’uomo è divenuto soprattutto “homo faber”, l’essere che grazie alla tecnica produce oggetti non naturali. Ma in ogni fabbricazione è insito un elemento di “violazione e violenza”: l’“homo faber” è “sempre stato un distruttore della natura”. E il lavoro è un’attività che restringe la personalità: nel lavoro l’uomo “non è insieme con il mondo, né con altre persone, ma solo con il proprio corpo”. Dalla fine della polis l’agire è stato accantonato, l’individuo si è concentrato sulla sfera privata e l’agire politico è stato sostituito dal lavorare, dall’“homo faber”.
2. Attività lavorativa: “animal laborans”. Essa corrisponde al bisogno di sopravvivenza dell’uomo. All’“homo faber” è subentrato il mero “animal laborans”, un essere la cui attività ha il solo scopo di conservare la vita soddisfacendo i bisogni biologici. Nella polis greca, che per la Arendt, come anche per generazioni di pensatori tedeschi, rappresenta l’ideale della convivenza e della cultura, queste mansioni venivano svolte dagli schiavi, in modo da consentire agli uomini liberi di dedicarsi alle superiori attività della vita pubblica, cioè alla politica, intesa in senso ampio.
3. Attività dell’agire: uomo politico. Essa corrisponde al perduto agire politico. Nel mondo moderno è diventata impossibile la forma più nobile di attività umana: l’autentica “vita activa” consiste infatti nell’agire politico e nell’interazione comunicativa pubblica fra i cittadini liberi, come nella polis. La scomparsa della vera dimensione politica ha per la condizione umana conseguenze drammatiche: l’attività dell’uomo si restringe al solo “fare”, inteso come produzione di oggetti, e questo a sua volta a un insensato “darsi da fare”.
L’uomo però è un animale politico! La politica dell’uomo è una connotazione positiva e naturale che si è persa.
Domande da interrogazione
- Quali sono i temi principali della filosofia di Hannah Arendt?
- Come descrive Hannah Arendt il totalitarismo?
- Cosa intende Arendt con "la banalità del male"?
- Qual è la visione di Arendt sulla modernità e la condizione umana?
- Come si articola la "vita activa" secondo Arendt?
I temi principali della filosofia di Hannah Arendt includono il totalitarismo, la banalità del male e l'analisi della crisi della modernità.
Hannah Arendt descrive il totalitarismo come una conseguenza della società di massa, dove gli individui sono isolati e controllati da un partito unico attraverso il terrore e l'ideologia.
Arendt intende che il male può essere banale, insinuandosi nelle persone comuni che eseguono ordini senza riflettere, come nel caso di Adolf Eichmann, un burocrate che partecipò allo sterminio nazista.
Arendt vede la modernità come un decadimento della condizione umana, dove l'agire politico è stato sostituito dal lavoro e dalla produzione, limitando la vera "vita activa".
La "vita activa" si articola in tre attività: operativa ("homo faber"), lavorativa ("animal laborans") e dell'agire (uomo politico), con l'ultima che rappresenta l'autentica attività politica ormai perduta.