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Concetti Chiave

  • L'opera di Bergson rappresenta lo Spiritualismo francese, con l'obiettivo di attingere alla purezza della coscienza e di eliminare strutture intellettuali fittizie.
  • In "Materia e Memoria" e "L'evoluzione creatrice", Bergson esplora i rapporti tra materia e spirito e la natura della vita come una corrente di coscienza.
  • Bergson distingue tra "tempo" scientifico, astratto e spazializzato, e "durata" concreta, interiore e qualitativa, evidenziando l'importanza della coscienza.
  • La dottrina dell'élan vital di Bergson esclude sia il disegno prestabilito delle teorie finalistiche che le cause meccaniche, enfatizzando l'evoluzione creativa.
  • Bergson analizza la società come chiusa e aperta, con differenze nella morale e nella religione, e auspica un "genio mistico" per affrontare i mali sociali e morali.

L’opera di Bergson è la massima espressione dello Spiritualismo francese. Nel primo scritto, Saggio sui dati immediati della coscienza, spiega il metodo della sua filosofia : attingere alla purezza della coscienza, eliminando le strutture intellettuali fittizie. In Materia e Memoria, Bergson studia i rapporti tra materia e spirito. Nell’opera principale, L’evoluzione creatrice, egli illustra la vera natura della vita, concepita come una corrente di coscienza (slancio vitale) che si insinua nella materia asservendola a sé, ma rimanendone anche limitata e condizionata. Nel saggio Il Riso, Bergson espone la sua teoria dell’arte. Egli scrive inoltre tre raccolte di saggi : L’energia spirituale, Durata e simultaneità (riguardante la teoria di Einstein) e Il pensiero e il movente. In Le due fonti della morale e della religione, Bergson illustra il significato etico e religioso della propria dottrina.

Indice

  1. Teoria del tempo e della durata
  2. Libertà e determinazione dell'anima
  3. Memoria e percezione secondo Bergson
  4. Evoluzione e slancio vitale
  5. Intelligenza e istinto nell'evoluzione
  6. Società chiuse e aperte

Teoria del tempo e della durata

Una delle teorie più originali di Bergson è la distinzione tra “tempo” e ”durata”. Il tempo della scienza è costituito da istanti che si differenziano solo quantitativamente, è reversibile ed è composto da momenti distinti che si susseguono. Esso è qualcosa di astratto, esteriore e spazializzato, un “concetto bastardo” assimilabile ad una collana di perle.

Nel tempo della vita, invece gli istanti di differenziano qualitativamente, è irreversibile (dunque fatto di istanti irripetibili) ed è costituito da momenti che si compenetrano tra loro. Si tratta di qualcosa di concreto ed interiore, che si identifica con la durata. Si può paragonare ad un gomitolo di filo o una valanga, che mutano costantemente e rendono l’idea di “conservazione totale”, che è anche creazione totale : non ci si può sbarazzare del passato. Contrapponendosi alla visione positivistica (ma anche a quella kantiana), Bergson non analizza il tempo dal punto di vista spaziale e fisico, bensì da quello psicologico. Il tempo dell’orologio è “geometrico” : noi contiamo delle simultaneità (le posizioni successive delle lancette), ma è la coscienza che collega questi elementi dando vita al concetto di “tempo”. Dunque, senza la coscienza, non esiste neanche il tempo, neanche quello quantitativo e spazializzato. I due tipi di tempo non sono quindi antitetici, poiché si fondano entrambi sull’attività della coscienza e della memoria. Per Bergson la dimensione spirituale è essenzialmente caratterizzata dalla libertà.

Libertà e determinazione dell'anima

Chi ritiene che ogni azione spirituale sia determinata da una serie di cause necessarie (come ogni altro fatto della natura), visualizza il tempo secondo uno schema spaziale, come fa la scienza. Così facendo si esteriorizza l’azione ed il motivo che spinge a compierla; questa esteriorizzazione è però in contrasto con la testimonianza della coscienza, che è un unico e continuativo processo di mutamento. Non possiamo dunque dire che l’anima è “determinata” dalla simpatia, dall’odio ecc come forze esterne, perché ognuno di questi sentimenti si identifica con l’anima stessa ed è dunque qualcosa di interiore. L’anima si determina quindi da sé e di conseguenza è libera.

Memoria e percezione secondo Bergson

Analizzando il rapporto tra anima e corpo, Bergson fa una distinzione tra memoria, ricordo e percezione. La memoria è la coscienza stessa, si identifica con il nostro passato che “ci segue, tutt’intero, in ogni momento”; il ricordo è la materializzazione du un’immagine, adoperata dal cervello, di un evento passato; la percezione agisce come un filtro, che seleziona i dati in base alle esigenze dell’azione.

Evoluzione e slancio vitale

La concezione che Bergson ha della realtà è dualistica, come espone in L’evoluzione creatrice. Egli spiega che la vita è sempre creazione e imprevedibilità, ma allo stesso tempo conservazione integrale e automatica del passato. Ciò vale sia per la vita dell’individuo che per quella della natura, ma le sorti delle due vite sono diverse. L’uomo può vivere una sola vita ed è dunque costretto a scegliere; la natura invece, di fronte ad ogni biforcazione, crea serie divergenti di specie che si evolvono separatamente. La natura non segue quindi una linea di evoluzione unica e semplice, ma si sviluppa come un “fascio di steli” nel quale si divide il suo slancio originario. Noi riconosciamo la natura come unica in virtù dell’unità che precede la biforcazione e quindi in virtù dello slancio vitale, la forza a cui la natura deve la sua stessa vita. La dottrina dell’élan vital esclude sia l’idea di un disegno prestabilito (proprio delle teorie finalistiche), sia l’idea che l’evoluzione sia avvenuta per cause puramente meccaniche, criticando Spencer e riprendendo il “soffio” che caratterizza il pensiero greco, da Anassimene ad Aristotele. Bergson usa l’immagine di una mano affondata nella limatura di ferro; i grani di limatura assumono una forma determinata, cioè quella della stessa mano. Se la mano fosse invisibile, i meccanicisti giustificherebbero la posizione di ogni grano con l’azione esercitata dai grani vicini, mentre i finalisti ipotizzerebbero un piano di insieme preesistente, responsabile della disposizione raggiunta. Conservandosi lungo tutte le linee evolutive nelle quali si ramifica, lo slancio vitale è rappresentato, nella sua unità, dalla mano; i grani rappresentano invece il suddividersi dello slancio in individui e specie. Tale posizione è dovuta infine alla resistenza esercitata dalla limatura nei confronti del movimento della mano, dunque la resistenza della materia bruta nei confronti della forza vitale.

Intelligenza e istinto nell'evoluzione

La principale biforcazione dello slancio vitale è quella che ha dato origine alla divisione tra piante - in grado di produrre da sé le sostanze nutritive - e animali - che, obbligati ad andare in cerca di cibo, si sono evoluti ed hanno acquisito una coscienza sempre più sveglia. La stessa vita animale si è divisa in più direzioni, le cui principali sono artropodi e i vertebrati, che hanno rispettivamente raggiunto il culmine dell’evoluzione negli insetti e nell’uomo. Questa biforcazione inoltre ha potenziato l’intinto nei primi, l’intelligenza nei secondi. L’istinto è la facoltà di utilizzare o organizzare “strumenti organici”, l’intelligenza è la facoltà di produrre e utilizzare “inorganici”; il primo si serve di strumenti naturali, il secondo crea strumenti artificiali. Inizialmente l’uomo non era sapiens, ma faber : creava strumenti per difendersi dai nemici, dal freddo ecc servendosi del proprio istinto. Da queste caratteristiche originarie derivano i caratteri fondamentali dell’intelligenza umana e della scienza di cui essa si avvale. Quest’ultima serve proprio a costruire strumenti inorganici utili all’uomo. Bergson paragona l’intelligenza umana ad un meccanismo cinematografico, che cerca di riprodurre il movimento attraverso una successione di istantanee, lasciandosi quindi sfuggire la continuità del divenire. L’intelligenza non si separa mai del tutto dall’istinto, al quale può effettuare un ritorno attraverso l’intuizione. L’intuizione è dunque un ritorno consapevole e disinteressato all’istinto; un esempio è l’intuizione estetica che dà vita all’arte, che però è diretta solo ad una realtà particolare. Una ricerca di tipo filosofico concepisce invece la realtà in generale, dunque la metafisica è lo strumento adatto per la comprensione della vita.

Società chiuse e aperte

L’alternarsi di immobilità e movimento caratterizza anche la società. Come Popper, Bergson afferma che vi sono società chiuse, in cui l’individuo agisce come parte del tutto ed il margine di libertà è minimo e società aperte, nelle quali lo sforzo creatore della vita prosegue il proprio cammino. Nelle prime vige la morale dell’obbligazione, fondata su abitudini che garantiscono la solidità della comunità. La seconda prevale la morale assoluta, che mira non ad un gruppo sociale, ma a tutta l’umanità e a differenza della prima (che è immobile) tende al progresso. Allo stesso modo, la religione statica si serve della funzione fabulatrice e crea miti e superstizioni per difendersi dai pericoli; è una reazione difensiva della natura contro l’intelligenza. La religione dinamica (misticismo) è una presa di contatto con cui l’uomo si inserisce nello slancio creatore della vita. Il fatto che tutte le forme di religione convergano verso la stessa esperienza mistica costituisce l’unica prova possibile dell’esistenza di Dio. Tuttavia Bergson predilige i mistici cristiani, che insistono sull’amore. Egli auspica la nascita di un “genio mistico” capace di far fronte ai mali sociali e morali dell’umanità, sanando anche la sproporzione tra esigenze del corpo e dell’anima.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il metodo filosofico di Bergson descritto nel "Saggio sui dati immediati della coscienza"?
  2. Bergson spiega che il suo metodo filosofico consiste nell'attingere alla purezza della coscienza, eliminando le strutture intellettuali fittizie.

  3. Come Bergson distingue tra "tempo" e "durata"?
  4. Bergson distingue il tempo della scienza, che è reversibile e astratto, dalla durata, che è concreta, interiore e irreversibile, rappresentando un continuo mutamento.

  5. Qual è la concezione di Bergson riguardo all'evoluzione della vita?
  6. Bergson concepisce la vita come una creazione continua e imprevedibile, ma anche come una conservazione integrale del passato, escludendo sia un disegno prestabilito che cause puramente meccaniche.

  7. In che modo Bergson descrive il rapporto tra anima e corpo?
  8. Bergson distingue tra memoria, ricordo e percezione, affermando che la memoria è la coscienza stessa, il ricordo è un'immagine materializzata dal cervello, e la percezione seleziona i dati per l'azione.

  9. Qual è la differenza tra religione statica e dinamica secondo Bergson?
  10. La religione statica crea miti per difendersi dai pericoli, mentre la religione dinamica, o misticismo, è un contatto con lo slancio creatore della vita, convergendo verso un'esperienza mistica comune.

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