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Concetti Chiave

  • Bernard Berenson ha sostenuto la concezione dei sensi elaborata da Hildebrand, distinguendo tra attività visiva tattile e ottica.
  • Berenson si è trasferito a Firenze e nel suo saggio "I pittori italiani del Rinascimento" ha analizzato l'arte fiorentina da Giotto a Masaccio.
  • Sostiene che la pittura fiorentina trasforma le impressioni visive in esperienze tattili, rendendo la dimensione bidimensionale in tridimensionale.
  • Giotto è celebrato da Berenson come il maestro nel creare l'illusione tattile, grazie all'uso di chiaroscuro e linee funzionali.
  • Masaccio è visto come un erede di Giotto, capace di stimolare la coscienza tattile con i suoi affreschi nella Cappella Brancacci.

Indice

  1. Attività visiva secondo Hildebrand
  2. Berenson e la pittura fiorentina

Attività visiva secondo Hildebrand

Amico e sostenitore americano del tedesco Hildebrand, il quale con il saggio “Il problema della forma nell’arte figurativa”, distingue due tipi di attività visiva, strettamente correlati nella produzione di forme plastiche:

    1. Attività materiale o tattile, quando vedendo da vicino l’occhio sembra quasi toccare esplorando superfici o parte dell’oggetto come se si trattasse di seguire sulla punta delle dita l’oggetto;

    2. Attività percettiva o ottica, implica una lontananza dall’oggetto e la conseguente possibilità che la vista riesca a formarsi un’immagine unitaria dell’oggetto con un unico colpo d’occhio;

Berenson e la pittura fiorentina

Berenson si era trasferito a Firenze, il suo saggio più famoso è “I pittori italiani del Rinascimento”, in cui sostiene che la pittura fiorentina da Giotto a Masaccio si connoti dall’assegnare valori tattili alle impressioni retiniche. Durante l’infanzia si impara infatti a fare del tatto il paragone della realtà visiva, perciò il tatto aiutato dalle sensazioni motorie, si configura come il senso della terza dimensione. Con la crescita questo diventa automatico e inconsapevole ma si ripete ogni volta che l’occhio visualizza la realtà esterna, la pittura trasferisce la terza dimensione sul piano bidimensionale e non può farlo se non allo stesso modo dell’occhio, ossia stimolando il senso del tatto. Deve illudere che si stia toccando con mano una certa figura prima di poterla assumere come reale e riceverne un’impressione efficace e durevole. Fino a Giotto, nessun artista avrebbe saputo farlo, lui è il maestro supremo nell’eccitare l’immaginazione tattile, è lui a compire il miracolo con i mezzi del chiaro-scuro e della linea funzionale, Giotto sembra dipingere ciò che solleciterebbe l’attenzione se si percepisse una figura reale. Ogni sua opera mostra a pieno questa capacità, ne sono testimoni gli affreschi di Santa Croce, dopo di lui non vi fu più alcun capolavoro, solo in Masaccio Berenson vede un Giotto rinato perché gli affreschi della Cappella Brancacci suscitano la massima stimolazione della coscienza tattile.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono i due tipi di attività visiva distinti da Hildebrand nel suo saggio?
  2. Hildebrand distingue tra attività materiale o tattile, dove l'occhio sembra toccare l'oggetto, e attività percettiva o ottica, che permette di formare un'immagine unitaria dell'oggetto da lontano.

  3. Come Berenson descrive l'importanza del tatto nella pittura fiorentina?
  4. Berenson sostiene che la pittura fiorentina, da Giotto a Masaccio, assegna valori tattili alle impressioni visive, trasferendo la terza dimensione sul piano bidimensionale stimolando il senso del tatto.

  5. Perché Berenson considera Giotto un maestro supremo nell'eccitare l'immaginazione tattile?
  6. Berenson considera Giotto un maestro perché riesce a stimolare l'immaginazione tattile attraverso il chiaro-scuro e la linea funzionale, come dimostrano gli affreschi di Santa Croce.

Domande e risposte

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