Saretta.94
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Concetti Chiave

  • I sofisti del V secolo a.C. erano intellettuali che offrivano educazione a pagamento, specializzati in politica, religione, lingua ed educazione.
  • Protagora sosteneva che "l'uomo è la misura di tutte le cose", enfatizzando il relativismo culturale e la soggettività delle percezioni.
  • Gorgia affermava l'inconoscibilità dell'essere e l'impossibilità di comunicare la realtà attraverso il linguaggio.
  • Socrate incentrava la sua filosofia sull'autoesame e la ricerca incessante della verità, riconoscendo il valore del sapere di non sapere.
  • La maieutica socratica stimolava il dialogo per aiutare gli individui a scoprire le proprie verità interiori e sviluppare un pensiero critico.

Indice

  1. Il ruolo dei sofisti
  2. Contributo alla democrazia
  3. Relativismo e percezione
  4. La ricerca filosofica
  5. Socrate e la filosofia

Il ruolo dei sofisti

Il sofista è un saggio con una vasta cultura generale.

Nel V°sec. a.C. è considerato un intellettuale che interviene con argomentazioni sottili e diventa educatore dei giovani a pagamento.

I sofisti si dedicarono alla politica, alla religione, alla lingua e all’educazione, divenendo così i filosofi dell’uomo e della città.

Contributo alla democrazia

Per quanto riguarda la democrazia, i cittadini dovevano far valere la propria opinione e i sofisti danno il loro contributo facendo lezioni di grammatica e retorica ai giovani appartenenti al ceto dirigente per renderli abili negli affari e nella politica.

Il cosiddetto “Illuminismo greco” insegnò l’uso spregiudicato del sapere. Questo affermava che la virtù dipende dal sapere, per questo si propone non solo di aumentare le conoscenze, ma anche di diffonderle.

Relativismo e percezione

L’uomo è la misura di tutte le cose. Queste appaiono diversamente a seconda delle persone e delle circostanze.

Gli individui giudicano la realtà tramite parametri comuni, tipici della specie umana.

Ognuno valuta le cose secondo il gruppo sociale di appartenenza ed è misura delle cose ai vari livelli della sua umanità: come singolo, come comunità e come specie. Infatti, egli giudica le cose come singolo, che però è influenzato dai parametri culturali del suo gruppo sociale e, più in generale, dell’umanità intera.

Nel vuoto di verità forti, l’unico criterio a cui l’uomo può attenersi è il principio del “debole”.

- Scetticismo gnoseologico: tutto è falso se il linguaggio e il pensiero vengono sganciati dalle verità e dall’essere.

L’uomo è un essere incolpevole e indeterminato poiché non conosce la vera realtà.

- Discorso doppio: qualsiasi cosa può essere considerata da un'altra ottica.

L’essere è inconoscibile e incomunicabile.

- Nulla c’è: c'è, quindi, un’impossibilità di affermare un senso ultimo e definitivo che spieghi la struttura della realtà;

- Se anche qualcosa c’è, non è conoscibile dall’uomo: anche se esistesse questo principio, noi non lo potremmo conoscere, in quanto per poterlo conoscere dovremmo presupporre che la nostra mente pensi solo ciò che esiste, cosa impossibile;

- Se anche è conoscibile, è incomunicabile agli altri: anche se la realtà fosse conoscibile non sarebbe spiegabile con le parole, poiché il linguaggio appartiene alla realtà e non è in grado di dirla verbalmente né di comunicarla agli altri.

La parola è autonoma dalla realtà.

La ricerca filosofica

La ricerca filosofica come un esame incessante di sé stesso e degli altri.

Non scrisse nulla sulla ricerca, forse perché ritenne che la ricerca filosofica non poteva essere continuata da uno scritto dopo di lui. Nessuno scritto può dirigere il filosofare; può comunicare una dottrina, non stimolare la ricerca.

Le ricerche naturalistiche: deluso, si convinse che alla mente umana sfuggono inevitabilmente i perchè ultimi delle cose e che ad essa non è dato di conoscere con certezza l’ Essere e i principi del mondo.

Socrate e la filosofia

Dopo ciò Socrate cominciò a intendere la filosofia come un’indagine in cui l’uomo tenta, con la ragione, di chiarire sé stesso: secondo lui, si è uomini se non fra uomini, in quanto ciò che ci rende così è proprio il rapporto con gli altri. Egli, inoltre, è convinto che una vita senza esame non è degna di essere vissuta.

Il non – sapere sapiente è soltanto chi sa di non sapere.

- 1° positivo: solo chi sa di non sapere cerca di sapere,

- 2° negativo: chi si crede già in possesso della verità non sente il bisogno interiore di cercarla.

L’ironia è renderli consapevoli della loro ignoranza per invogliare alla ricerca del vero.

La maieutica consiste nello stimolare l’ascoltatore a ricercare dall’interno una propria dottrina. Essa consiste nell’esaminare e mettere alla prova i giovani, in modo da capire se hanno delle idee valide da sviluppare o, al contrario, dei principi da tralasciare.

Razionalismo morale: dal punto di vista socratico, per essere uomini nel modo migliore è indispensabile riflettere, cercare e ragionare. In una parola, è indispensabile riflettere in modo critico sull’esistenza.

Domande da interrogazione

  1. Chi erano i sofisti e quale ruolo avevano nella società del V secolo a.C.?
  2. I sofisti erano intellettuali con una vasta cultura generale che intervenivano con argomentazioni sottili e diventavano educatori dei giovani a pagamento, contribuendo alla politica, religione, lingua ed educazione.

  3. Qual è il principio fondamentale della filosofia di Protagora?
  4. Protagora affermava che "l'uomo è la misura di tutte le cose", sostenendo che la realtà è percepita diversamente da ciascun individuo a seconda delle circostanze e del gruppo sociale di appartenenza.

  5. Quali sono le principali tesi di Gorgia riguardo alla conoscenza e alla comunicazione?
  6. Gorgia sosteneva che l'essere è inconoscibile e incomunicabile, affermando che nulla esiste, e se anche esistesse, non sarebbe conoscibile né comunicabile agli altri.

  7. Come Socrate concepiva la ricerca filosofica e quale metodo utilizzava?
  8. Socrate concepiva la ricerca filosofica come un esame incessante di sé stesso e degli altri, utilizzando l'ironia e la maieutica per stimolare gli interlocutori a riflettere criticamente e a cercare la verità.

  9. Qual è il significato del "non-sapere sapiente" secondo Socrate?
  10. Il "non-sapere sapiente" di Socrate implica che solo chi sa di non sapere è spinto a cercare la conoscenza, mentre chi crede di possedere già la verità non sente il bisogno di cercarla ulteriormente.

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