Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • Socrate definisce la virtù come "areté", l'attività che rende l'anima buona e perfetta, simile a come la virtù di un animale lo rende efficace nel suo ruolo naturale.
  • La virtù coincide con la conoscenza, mentre il vizio è identificato con l'ignoranza, secondo l'intellettualismo socratico.
  • I valori veri risiedono nell'anima e nella conoscenza, non in ricchezze o qualità fisiche; questi ultimi diventano valori solo se guidati dalla conoscenza.
  • Socrate sostiene che nessuno pecca volontariamente, poiché il male è commesso per ignoranza del bene, e quindi conoscere il bene porta inevitabilmente a compierlo.
  • Le virtù sono viste come forme di conoscenza che perfezionano la natura umana, facendo della ragione il principale mezzo per comprendere e fare il bene.

Indice

  1. Il concetto di virtù secondo Socrate
  2. La rivoluzione dei valori socratici
  3. I paradossi dell'intellettualismo socratico
  4. La sintesi delle virtù secondo Socrate
  5. La complessità della seconda affermazione

Il concetto di virtù secondo Socrate

Socrate chiama la virtù con il termine “areté” (= ἀρετή ), si applica a ciò che rende una cosa buona e perfetta e si riferisce a quell’attività o modo di essere che perfeziona ciascuna cosa, facendola essere ciò che deve essere.

Si parla infatti anche di virtù negli animali: la “virtù” del cane è quella di essere un buon guardiano, quella del cavallo di correre velocemente, ecc. Pertanto, la “virtù” dell’uomo è ciò che fa in modo che l’anima sia quale per sua natura deve essere, cioè buona e perfetta. Secondo Socrate, la virtù coincide con la scienza e la conoscenza; il contrario della virtù è il vizio che consiste nella privazione della scienza e della conoscenza per cui coincide con l’ignoranza.

La rivoluzione dei valori socratici

In questo modo, Socrate opera una rivoluzione dei valori; infatti, i valori veri non sono quelli legati alle cose esteriori, come la ricchezza, la potenza, la fama e nemmeno essi sono legati al corpo come la vigoria, la salute e la bellezza fisica. I veri valori sono quelli dell’anima che si trovano assommati nella conoscenza. Tuttavia, questo non significa che tutti i valori tradizionali si trasformino sempre in disvalori. Questo significa che i valori tradizionali per se stessi non hanno alcun valore. Si trasformano in valori o in disvalori soltanto se vengono usati come vuole la conoscenza, cioè in funzione dell’anima e della sua virtù o “areté”. In altre parole, la ricchezza, la potenza, la fama, se sono diretti dall’ignoranza, diventano mali maggiori dei loro contrari perché indirizzano l’uomo verso una cattiva direzione. Invece, se sono governati dal giudizio, dalla scienza o conoscenza sono beni maggiori.

I paradossi dell'intellettualismo socratico

Questa tesi di Socrate riassume l’intellettualismo socratico ed implica due conseguenze considerate come “paradossi”:

1) La virtù è scienza (o conoscenza) il vizio è ignoranza.

2) Nessuno pecca volontariamente e chi commette il male lo fa per ignoranza del bene. Pertanto, il bene morale è ridotto ad un fatto di conoscenza in modo tale che è impossibile non fare il bene se lo conosciamo.

La sintesi delle virtù secondo Socrate

La prima affermazione presenta un notevole carattere sintetico; infatti, prima di Socrate, i filosofi, compresi i Sofisti, consideravano le diverse virtù come una pluralità (= “la giustizia”, “la santità”, “la prudenza”, “la saggezza”, ecc.), della quale non erano in grado di cogliere il nesso essenziale, cioè quel carattere che trasforma le diverse virtù in un’unità, con un aspetto unico. Per di più, questi pensatori avevano accolto le diverse virtù come qualcosa di fondato sulle abitudini, sul costume o sulle convenzioni accolte dalla società. Invece, Socrate cerca di sottoporre la vita umana i suoi valori alla ragione, come, del resto, i filosofi Naturalisti avevano cercato di sottoporre il cosmo e tutte le manifestazioni ad esso collegate, al dominio della ragione. Siccome per Socrate l’anima si identifica con la natura dell’uomo cioè con la ragione e poiché le virtù hanno lo scopo di perfezionare la natura umana, ne consegue che le virtù costituiscono una forma di scienza e di conoscenza perché sono appunto la scienza e la conoscenza che perfezionano l’anima e la ragione.

La complessità della seconda affermazione

La spiegazione della seconda affermazione è più complessa. Per sua natura, l’uomo ricerca sempre il bene e anche quando egli fa il male, in realtà egli non lo fa perché ricerca il male, ma perché pensa di ricavarne un bene. L’uomo si inganna quando si aspetta un bene, nel compiere il male. E in realtà egli commette un errore di calcolo e pertanto sbaglia ossia, che alla fine, egli risulta vittima di “ignoranza”. Socrate, allora, ha ragione quando afferma che la conoscenza è condizione necessaria per fare il bene dato che se non conosco il bene, non sono in grado di farlo. Tuttavia, Socrate cade in un eccesso di razionalismo quando afferma che la conoscenza di ciò che è bene è condizione necessaria ma anche sufficiente. I Greci non hanno mai soffermato la loro attenzione sulla “volontà” mentre essa diventa il punto centrale del Cristianesimo. A questo punto è facile definire il “peccato” per Socrate: esso non è altro che un errore di calcolo, ad un errore della ragione e quindi all’ignoranza del vero bene.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato di "virtù" secondo Socrate?
  2. Socrate definisce la virtù come "areté", che si riferisce a ciò che rende una cosa buona e perfetta, perfezionando l'anima umana attraverso la scienza e la conoscenza.

  3. Come Socrate distingue tra virtù e vizio?
  4. Socrate considera la virtù come scienza e conoscenza, mentre il vizio è visto come ignoranza, una privazione della conoscenza.

  5. Quali sono i veri valori secondo Socrate?
  6. I veri valori sono quelli dell'anima, che si trovano nella conoscenza, piuttosto che nei beni materiali o fisici come ricchezza, potenza o bellezza.

  7. Qual è la tesi centrale dell'intellettualismo socratico?
  8. La tesi centrale è che la virtù è scienza e che nessuno pecca volontariamente; il male è commesso per ignoranza del bene.

  9. Qual è la critica al razionalismo di Socrate?
  10. La critica è che Socrate considera la conoscenza del bene come condizione sufficiente per fare il bene, trascurando il ruolo della volontà, che diventa centrale nel Cristianesimo.

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