Concetti Chiave
- Socrate, nonostante l'assenza di scritti, è un emblema della filosofia, noto per il suo metodo di insegnamento basato sul dialogo e la ricerca interiore della verità.
- Il pensiero di Socrate si concentra sull'ammissione di ignoranza come punto di partenza per la conoscenza, enfatizzando la natura dinamica e continua della filosofia.
- Socrate riteneva che il vero sapere consistesse nel conoscere la propria natura razionale e agire eticamente, distinguendo il bene dal male attraverso la ragione.
- Platone, discepolo di Socrate, sviluppò la teoria delle idee, distinguendo tra mondo materiale e immateriale, e introdusse una dottrina ontologica che differisce dal focus socratico sul dialogo interiore.
- Nel Critone, Platone illustra il rispetto di Socrate per le leggi, evidenziando la sua convinzione che sia meglio subire ingiustizie piuttosto che commetterle.
Indice
L'emblema della filosofia
Socrate è un emblema affascinante della filosofia, nonostante egli non abbia mai scritto nulla: l’assenza totale di scritti di Socrate è un problema per arrivare al suo pensiero, poichè esso è sempre un pensiero filtrato dagli occhi di altri autori.
Socrate è definito come il filosofo della virtù, della correttezza, del rispetto delle leggi, che lo porteranno anche a morte. Socrate è un personaggio che talmente emblema della filosofia che i filosofi prima di lui sono stati definiti presocratici.La vita e l'insegnamento di Socrate
Socrate nasce ad Atene (470-399) ed è il filosofo processato e condannato a morte per le sue idee. Egli trascorre la sua vita a insegnare ai giovani: per Socrate la filosofia è un insegnamento finalizzato a conoscere la verità. Il nucleo portante di Socrate è la conoscenza della verità, figlia di un’indagine interiore. La verità alberga in ogni uomo e la si cerca tramite il dialogo con noi stessi e con gli altri. Questo per Socrate è il compito del filosofo. Questo è il grande motivo per cui Socrate non scrive nulla: la filosofia è un dialogo incessante alla ricerca della verità in noi stessi. Essa dunque non può mai fermarsi e lo mettere nero su bianco significa darsi dei punti fermi fissi. Per Socrate questi punti son sempre mobili e la filosofia è dialogo orale. Mentre invece il suo allievo più celebre; Platone, scriverà tantissimo: egli scrive proprio perchè esalta l’oralità e ha paura che tutto vada perso, e attraverso salva alcuni suoi contenuti del suo far filosofia. Come forma di scrittura, lui sceglie proprio il dialogo, come esaltazione del pensiero del suo maestro.
Socrate dunque non scrive perché la filosofia è dialogo vivo e incessante e la scrittura è nemica di questa costante ricerca alla verità dentro di sé. La risposta per Socrate è sempre dento noi stessi ma è la ricerca più ardua e più dura che non tutti sono pronti ad affrontare.
Il dialogo socratico
Il dialogo di Socrate ha come oggetto l’uomo e la natura dell’uomo.
Secondo Socrate, il sapiente è colui che fa affermazione di ignoranza, colui che ammettendo di essere ignorante inizia un percorso di conoscenza; è importante ammettere di essere ignorante. Fare una ammissione di ignoranza significa riconoscere che il punto in cui sei arrivato non è quello finale.
Un secondo punto per Socrate è il far cadere in contraddizione il tuo dialogo: una volta caduto in contraddizione perde credibilità verso di sé e verso gli altri.
Secondo Socrate, colui che insegna non deve riversare dei contenuti all’interno delle menti delle persone, bensì deve portare gli allievi a giungere alla verità. Devono loro stessi far emergere la verità. Egli utilizzava per il suo scopo il porsi delle domande e far partorire dei concetti ai suo allievi, che così facendo arrivino a conoscere la verità. L’insegnate è colui che aiuta l’allievo ad autoeducarsi. Socrate insegna soltanto a coloro che sono disposti a mettersi in discussione.
Chi seguiva Socrate infatti era spesso frustrato: si veniva smentiti, si veniva messi in crisi, non esisteva un vero e proprio insegnamento.
L'apologia di Socrate
L’apologia di Socrate, testimonianza scritta il cui autore è Platone, narra ed espone il processo che ha visto Socrate protagonista e nel quale il filosofo si difende autonomamente. Secondo Socrate ciò che lo ha giudicato è il pregiudizio che c’è nei suoi confronti.
Nell’Apologia inoltre annuncia l’episodio della Pizia di Delfi: una volta interrogata su chi fosse il più sapiente la pizia rispose Socrate. Il filosofo però si interrogò a lungo sull’oracolo, che doveva per forza contenere una parte di enigma. Alla fine arrivò alla conclusione che lui fosse il più sapiente perché sapeva di non sapere. É il più sapiente perché l’unico degli uomini ad essere arrivato a questa conclusione e ad essere consapevole della portai ignoranza. Questo sapere di cui egli parla è la conoscenza di fatti e cose pratiche, che non sono conosciute a livello personale. Chi sa di non sapere è consapevole e usa la ragione per spiegazioni.
La natura dell'uomo secondo Socrate
Inoltre, il vero sapere per Socrate consiste nel sapere cosa significa essere un uomo. Dunque la consapevolezza consiste nella risposta alla domanda “che cos’è che fa sì che io sia ciò che sono?” La vera natura dell’uomo secondo Socrate è la ragione e comportarsi razionalmente. Il comportarsi in maniera razionale significa seguire sempre la via che la ragione ci porta in ogni circostanza. La natura dell’uomo è quella di correggersi e capire i proprio errori. L’ ammissione di ignoranza è la prima forma di consapevolezza e il primo passo verso la ragione. Per ogni uomo è fondamentale intendere la propria natura di essere razionale. Un uomo razionale è colui che conosce il bene e che vive secondo ragione. Una volta che si arriva a conoscere la propria natura non si può più tornare indietro e non si fa più del male.
La rivolta etica di Socrate
L’intera filosofia di Socrate si basa sul dialogo: il dialogo socratico è il mezzo per comprendere la natura umana, bisogna lasciare che questa verità emerga.
Con Socrate dunque siamo di fronte a una rivolta etica, nella quale il pensiero filosofico va sul comprendere la natura umana e l’agire conoscendo l’etica. Essa ci permette di distinguere il bene dal male.
Il rispetto delle leggi
Abbiamo anche altre testimonianze, come il Critone, sempre scritto da Platone.
Nel Critone si illustra un altro aspetto fondamentale per l’etica e l’indole di Socrate: il rispetto delle leggi.
Infatti Socrate, sebbene abbia la possibilità di evadere e fuggire, è scandalizzato solo al pensiero: accettare la fuga significa sottrarsi alle leggi, che sono la maggior espressione di responsabilità. Dunque lui evidenti come sia meglio subire ingiustizie piuttosto che farle: è inutile fuggire se non si è stati in grado di convincere la città di aver ragione. Per Socrate infatti le leggi devo essere presume, se non le convinci dunque non ti devi sottrarre.
Platone e l'idealismo
Platone è il più celebre dei discepoli di Socrate e anche quello che ha scritto di più: di lui conosciamo ben 30 dialoghi, in ognuno dei quali espone un aspetto fondamentale delle sue teorie filosofiche. Tramite le sue opere possiamo ben rilevare un’evoluzione della filosofia: in Platone la concentrazione è sulla metafisica, dottrina ontologica dell’essere. Essa prevede due campi, materiale e immateriale, e da qui nasce anche l’idealismo platonico. Per Platone, le idee sono forme immateriali, in senso traslato e astratto; possono essere considerate come un insieme di relazioni date dalle nostre esperienze. Esse non appartengono al mondo materiale, perciò non sono visibili, ma il mondo (materiale) appare secondo le nostre idee. Dunque le idee sono come entità con caratteristiche ontologiche che possiamo ritrovare nel mondo materiale. Da qui si può parlare di una ontologizzazione del concetto socratico: la verità che secondo Socrate ogni uomo deve trovare Platone la identifica nel suo idealismo. Le idee sono dunque sono entità immutabili, perfette ed eterne, perciò non cesseranno mai di esistere. Per Platone dunque sono esse a conferire caratteristiche al mondo materiale, danno la forma e il modo d’essere.
La teoria ontologica di Platone
Quando si parla di ontologizzazione si intende una trasformazione di un’elaborazione mentale in un campo proprio: il concetto socratico, costruzione del pensiero razionale che ci fa comprendere la vita umana, è trasformato da Platone, che ne dà un'altra interpretazione. Per Platone il concetto è identificabile in un’ente sussistente, totalmente separata e autonoma. Questa ente naturalmente è l’idea del mondo immateriale.
La sua teoria ontologica si può definire inoltre dualistica perché appunto prevede due campi dell’essere: materiale e immateriale. Platone crea, partendo dal concetto socratico, la metafisica e mette insieme gli aspetti del pensiero greco in una forma originale: parte dall’indagine filosofica e la mette in forma scritta, per poi effettuare uno studio dell’essere. La sua dottrina delle idee è la reintroduzione del tema dell’essere. Il problema che si pone è capire quale sia il significato della dottrina delle idee e il collegamento tra di esse. Le idee si trovano nel mondo iperuranio secondo precise gerarchie, e la dottrina che si occupa dei loro legami é la dialettica, di cui Platone si occupa e parla.
Il mondo delle idee e delle anime
Riguardo alle idee e al collegamento tra il loro mondo e quello materiale Platone parla di anime.
Nel mondo materiale ci sono le persone, che non sono altro che anime incarnate. L’anima può vedere idee e forme ma solo quando non è incarnata, periodo tra la morte e rinascita. Comprendono immediatamente ciò che hanno visto mentre noi le comprendiamo solo in maniera indiretta. Per lui conoscere significa ricordare ciò che si è visto, dunque la conoscenza é un’abilità innata. La conoscenza, da appena nati, viene nascosta e non si presenta e si sblocca tramite l’esperienza nel mondo materiale:l’anima ricorda ciò che ha visto nel mondo iperuranio. Il conoscere è ricordare e tutto ciò che è presente nel mondo terreno ha un aspetto evocativo, ossia evoca in noi il ricordo delle idee nel mondo iperuranio.
Domande da interrogazione
- Chi era Socrate e perché è considerato così importante nella storia della filosofia?
- Qual è il nucleo centrale del pensiero di Socrate?
- Come insegnava Socrate e quale era il suo obiettivo?
- Qual è stata la risposta di Socrate all'oracolo di Delfi e quale significato ha per il suo pensiero?
- Come si differenzia il pensiero di Platone da quello di Socrate?
Socrate, nato ad Atene tra il 470 e il 399 a.C., è considerato un pilastro della filosofia occidentale nonostante non abbia mai scritto nulla. La sua importanza deriva dal suo metodo di insegnamento basato sul dialogo e sulla ricerca interiore della verità, oltre che per essere stato il maestro di Platone e per il suo approccio etico alla vita, che lo portò a morire per le sue idee.
Il nucleo centrale del pensiero di Socrate è la ricerca della verità attraverso un'indagine interiore. Credeva che la verità risiedesse in ogni uomo e potesse essere scoperta tramite il dialogo, rendendo la filosofia un processo dinamico e continuo di autoconoscenza e di confronto con gli altri.
Socrate insegnava ponendo domande, stimolando i suoi allievi a riflettere e a raggiungere da soli la conoscenza della verità. Il suo obiettivo era aiutare gli individui a autoeducarsi, promuovendo un percorso di conoscenza che partisse dall'ammissione della propria ignoranza per arrivare alla comprensione profonda di sé stessi e del mondo.
Quando l'oracolo di Delfi lo definì il più sapiente, Socrate interpretò questa affermazione come un enigma, concludendo che la sua saggezza risiedesse nella consapevolezza di non sapere. Questa realizzazione è fondamentale nel suo pensiero, poiché pone l'ignoranza consapevole come punto di partenza per la ricerca filosofica e la comprensione della realtà.
Platone, discepolo di Socrate, differisce dal suo maestro soprattutto per l'introduzione della teoria delle idee e per il suo focus sulla metafisica. Mentre Socrate si concentrava sulla ricerca interiore della verità e sul dialogo come metodo, Platone sviluppò una dottrina ontologica che distingue il mondo delle idee, perfette e immutabili, dal mondo materiale, considerato una copia imperfetta delle forme ideali.